Il suggestivo borgo di Soleto, nel cuore del Salento, custodisce un unicum della storia dell’arte occidentale, anzi, secondo alcuni studiosi, una rarità nella pittura bizantina in assoluto: la Agia Sofia, ossia la Sapienza di Dio, incarnata in Gesù Cristo, raffigurato con un meraviglioso ritratto di donna. La chiesetta che la accoglie fu costruita nel 1347, quando la cittadina era ancora prettamente greca.
L’Impero Bizantino era ormai lontano dal gestire la Terra d’Otranto, ma le genti qui parlavano ancora il greco, seguivano i riti cristiani ancora con il rito bizantino…
…e per molto ancora, in parecchie cittadine del Salento sarà così, almeno fin a tutto il 1600, come a Zollino, Martignano, ma molti altri ancora.
Entrando in questa chiesetta non si può non restare storditi, osservando le pareti, interamente affrescate, che coi colori vividi dei recenti restauri raccontano una miriade di storie, personaggi, particolari…
Proprio di fronte, nella piccola abside, si ammira la Sophia… un Cristo giovane e dalla chioma fluente, che benedice alla maniera orientale. L’iscrizione greca posta accanto al nimbo crocifero ci ricorda che Egli rappresenta il logos e la sophia, la Parola e la Sapienza di Dio. Indossa una tunica bianca, decorata da una sciarpa incrociata sul petto, avvolto dal mantello verde della Misericordia.
Qui sopra, affrescato più in alto, vediamo una rappresentazione della Trinità, anche se un pò deteriorata dai secoli: si intravede il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, quest’ultimo raffigurato con una colomba.
La Sofia la rivediamo sulla parete destra: appare come una donna bellissima, in realtà è la raffigurazione del Cristo-Sapienza e lo si riconosce anche dalla croce presente nell’aureola. Questi stupendi affreschi li dobbiamo probabilmente alla scuola che decorò la Basilica di Santa Caterina a Galatina, che qui lasciò forse un suo contributo. Soleto e Galatina facevano parte di un’unica Contea, abbellita dalla munifica famiglia degli Orsini Del Balzo e Maria D’Enghien. Quest’immagine della Sofia, dal gusto tardo-gotico, è forse esteticamente la più riuscita del tempietto: possiamo solo immaginare il frescante dell’epoca, forse realmente ispirato dalla bellezza di qualche amata, al tempo dell’amor cortese cantato da Dante ed i poeti medievali.
La chiesetta è intitolata a Santo Stefano e Santa Sofia. Sulla parete destra (qui sopra) si può osservare tutta la vita di Stefano, il primo martire della Cristianità, dalla sua nascita, fino al suo martirio sotto le pietre. Ma si notano anche particolari del tempo, come la tavola di un banchetto con sopra una raffigurazione di ciò che si mangiava all’epoca. Ed anche, se si osserva in basso a destra, il momento di un passaggio che stava ormai arrivando fra le genti di allora, cioè quello dal rito greco a quello latino, rappresentato da due esponenti delle opposte versioni cristiane. Spesso abbiamo visto in giro, anche per i villaggi rupestri, un Sant’Antonio Abate, o un San Basilio, contrapposto al San Benedetto che rappresentava la chiesa romana.
Qui sopra, il martirio di Santo Stefano, ucciso dalle pietre dei suoi assalitori.
In controfacciata abbiamo una grandiosa rappresentazione dell’Inferno ed il Paradiso, una scena che i fedeli che uscivano dalla chiesa dopo il rito, dovevano sempre tenere bene in mente…
Paurosa è l’immagine di Satana, che divora un dannato… vista dal vivo desta ancora oggi stupore: è realizzata in rilievo, sembra fuoriuscire dalla parete!
E poi, la lunga serie dei condannati all’Inferno, resa anche dalla scritta persino del mestiere che finiva tra le fiamme!
Al centro, il guardiano di Dio, San Michele Arcangelo, vestito con un’armatura angioina, sovrintende alla “pesa” delle anime…
La parete sinistra raffigura un suggestivo percorso Cristologico, riprendendo le fasi principali della vita di Gesù. Fra le quali si vede anche un frate con le zampe caprine, che si scorgono in basso, a rappresentare come il demonio si nasconda sotto qualsiasi veste.
Qui sopra vediamo l’Arcangelo vestito con una divisa diversa dalla precedente, che riprende senz’altro il gusto della moda dei tempi in cui si affrescò la chiesa.
Questo autentico scrigno della vita e dell’arte di Terra d’Otranto è oggi visitabile su prenotazione. Una visita che consigliamo a chiunque, perché ciò che avete visto qui sopra è solo un pallido acconto di uno sguardo dal vivo, accompagnato dagli studiosi. Visitate la pagina Facebook se volete prenotarne una…
…perché quando uscirete da questo tempio, l’Agia Sofia dell’antica Costantinopoli non sarà poi così lontana!
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