Roca Vecchia non smette mai di sorprendere, ci si può tornare a distanza di poco tempo e si apprendono nuovi aspetti, particolari nascosti, avvolti nel loro silenzio di pietra, saltano fuori cripta e ipogei, tunnel misteriosi e inaspettati.
Questo mi è successo all’ennesima visita. Cominciamo dalla cripta, situata a ridosso delle onde, che si incontra lungo la via per la torre di guardia, semi nascosta ad uno sguardo dal sentiero battuto.
L’ingresso è ricavato nella roccia, si accede da una scalinata, anch’essa scolpita. Ovunque si vedono le piccole nicchie che erano senz’altro atte a contenere le candele per l’illuminazione notturna. A prima vista, un tipico accesso alla classica cripta eremitica di cui è pieno il Salento tutto.
L’interno pure conserva il classico impianto di una chiesa rupestre, ma non c’è traccia di affreschi. O forse, vista la posizione sul mare, con le onde che non faticano a schizzare dentro, sarebbe stato troppo pretendere che si fossero conservati.
Ci sono più aperture, più o meno piccole, che si danno al mare, ma probabilmente in origine non c’erano. La sola presenza che si possa ricondurre al culto è la croce seguente, incisa su una parete. Non c’è nessun altro graffito.
Un luogo comunque suggestivo. Trasmette tutta la serenità per la quale sarà stata costruita. In più di un angolo, sempre scolpiti delle pareti, si aprono come dei giacigli. Se non era una cripta dedicata al culto, certamente era un riparo eremitico.
Ma adesso torniamo indietro, nella piccola e bellissima baia che si apre verso la spiaggia. I calimeresi, da sempre frequentatori di questo lembo di costa (come abbiamo appreso leggendo i libri di Rocco Aprile), lo chiamano portuligno.
Ebbene, appena entrati in questo incantevole specchio d’acqua, subito ci attrae una cavità, sulla sinistra, che a ben guardare si vede subito come non sia naturale…
Avvicinatisi la curiosità è ancora più forte. Il tunnel si presenta lunghissimo, perfettamente scavato, e all’ingresso molto basso…
…per proseguire bisogna camminare quasi a quattro zampe, fino ad una apertura, che si apre di nuovo al cielo…
Da qui in poi, il tunnel continua, la luce si affievolisce, anche se si vedono altri fori sopra al soffitto. La lunghezza appare smisurata, centinaia di metri. Ed a questo nuovo tunnel si accede da un vano che una volta doveva essere sbarrato, visto che si intravedono i cardini di un grosso portone…
Il tunnel è buio pesto. Sorprende la precisione con cui è stato scavato. A quando risale? Non ho trovato ancora fonti. E di tracce all’interno della cavità, solo questo graffito. Forse un lavoro d’epoca fascista?
L’unica traccia che ho trovato è un racconto che si tramanda oralmente fra gli anziani, e dice che questo passaggio collega il cosiddetto castello di Acquarica di Lecce, costruito da Giangiacomo dell’Acaya, con Roca. Non resta che scoprirlo!
Dall’imboccatura della grotta alla spiaggetta all’interno del tunnel, sono circa 80 metri. Poi, inizia il resto della galleria, che comincia lentamente a stringersi. L’acqua supera le caviglie, e appare pulita, non c’è traccia di odori, quindi non si tratta di liquami di scolo.
Questo tunnel, come ambiente, mi ricorda l’acquedotto del Triglio, a Statte, che in epoca romana giungeva fino a Taranto, dopo i suoi primi chilometri sotterranei (foto sotto).
Ad intervalli irregolari, sul soffitto si aprono dei pozzi, che evidentemente collegavano con l’esterno, ma che sono quasi tutti murati, anche se un raggio di luce riesce sempre a penetrare…
…grazie al mio faro ed a questi bagliori, dopo aver percorso altri cento metri, ancora non si intravede minimamente la fine dello scavo… purtroppo sono giunto davanti ad una piccola colonia (almeno, quella che si vedeva) di pipistrelli. Sapevo che non si possono disturbare, e poi, infastiditi dal mio faretto, andavano su e giù verso di me, per poi tornare indietro, e non sapendo se volessero attaccarmi sono tornato indietro. Sono riuscito però a realizzare il seguente filmato…
Tornato in superficie, osservando verso l’interno, nelle campagne, nella direzione dove corre il tunnel, si intravedono diversi pozzi, che quasi in linea retta si perdono nell’entroterra. E’ una grande opera di scavo, di cui vorrei risalire alle origini e funzioni… quindi la ricerca non finisce qui!
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
La cripta e il tunnel di Roca Vecchia
Il tunnel conduce ad un piccolo stagno d’acqua dolce nelle campagne dell’entroterra presso una specie di vivaio abbandonato
avevo tentato di “esplorare” il tunnel già nel 2008, durante una delle mie vacanze in Salento, ma essendo una semplice turista e non avendo nè faretti nè altra attrezzatura mi sono fermata alla prima “stanza”…immaginavo il tunnel infinito e non conoscendone nulla mi ha letteralmente entusiasmato il video che è stato riportato nell’articolo…grazie…
Grazie per l’attenzione, Daniela, sto continuando a studiare quel tunnel, appena possibile il reportage continuerà… in maniera sorprendente!