Citata dai grandi scrittori d’epoca classica, Plino, Strabone e Orazio, Egnazia fu un’importante città per la storia del Salento e dell’intera Puglia. Segnava il confine fra il territorio dei Messapi e quello dei Peuceti, era servita da un porto e dalla Via Traiana, che la mettevano in una felice posizione per i commerci.
Della triste storia degli enormi saccheggi subiti fin dagli inizi del 1800 a beneficio di musei europei e trafficanti d’arte non vogliamo parlare, perché miracolosamente questa città ha conservato ancora un patrimonio considerevole, sia in termini di edifici che di reperti.
Una passeggiata in questa città è quanto di più affascinante possa fare un amante di Storia. Qui sopra possiamo vedere ancora i resti della grande piazza che una volta era interamente porticata, e che una ricostruzione posta in loco a beneficio dei turisti dagli archeologi le rende omaggio.
Era costeggiata dalla Via Traiana, che tagliava in due la città, e ce la dobbiamo immaginare accompagnata da entrambi i lati da botteghe di ogni tipo.
Il primo insediamento di questo sito, considerato per la sua posizione geografica uno dei più interessanti di Puglia, si è avuto già dal XV secolo a.C. e ovviamente si trattava di un villaggio di capanne. Con l’arrivo di un consistente flusso migratorio dalla sponda opposta nacque la cultura Messapica. Egnazia visse poi, come tutto il Salento nel III secolo a.C. l’occupazione Romana.
Qui sopra possiamo ammirare i resti del cosiddetto Anfiteatro, dove si allestivano i numerosi spettacoli offerti alla città e che ha restituito interessanti reperti, come la statua del dio Attis.
Gli scavi continuano a Egnazia, c’è ancora tanto da riportare alla luce. Qui stanno attualmente venendo alla luce le terme della città…
Interessantissimo è anche il Criptoportico, un edificio parzialmente scavato nella roccia, voltato a botte e disegnato a quattro bracci di egual misura…
Enorme è la necropoli, costituita da decine e decine di tombe a camera, a fossa a semicamera, purtroppo quasi tutte depredate nei secoli scorsi…
Il grande molo d’epoca messapica, con il muraglione alto quasi sette metri, forse il più alto di tutta la Messapia…
Il viaggio a Egnazia non può prescindere da una visita al Museo Archeologico, di enorme valore per capire e vedere coi propri occhi la grandezza di questa città.
Con la fine dell’Impero Romano, l’assenza di uno stato centrale, la recessione economica, la pericolosità delle coste per via delle continue scorrerie di pirati, si assiste allo spostamento della popolazione verso l’entroterra. Queste causa generano anche la nascita della “civiltà rupestre”, come la definì Cosimo Damiano Fonseca. La conformazione del territorio, che si prestava bene ad essere scavato facilmente, rese possibile, da nord a sud, l’utilizzo di grotte naturali e banchi tufacei rimodellati ad unità abitativa e cultuale. Nel Salento questa civiltà si può ben osservare lungo la Valle dell’Idro, a Otranto, sopratutto sull’arco jonico delle murge tarantine. Ma anche i dintorni di Egnazia si prestarono benissimo, all’epoca, per un nuovo tipo di insediamento.
E’ ormai da considerare superata l’idea che la vita in grotta fosse un’idea nata con l’arrivo dei monaci eremitici provenienti dai Balcani. Nel Salento vi sono tracce dell’utilizzo di questi vani naturali già in epoca preclassica, poi furono abbandonati sotto l’Impero, ma di nuovo ripristinati quando le condizioni di vita mutarono nuovamente.
Questi paesaggi non hanno niente da invidiare a quelli magari più famosi della Cappadocia, in Turchia.
Qui sopra l’insediamento di Sant’Andrea e San Procopio, anche questo oggi in agro di Monopoli. Sono tutta una serie di villaggi satelliti della città ormai morta di Egnazia.
Egnazia aveva seguito le sorti del Salento e dell’Impero, ma la sua civiltà si “riciclò”, vitale, si rimise al lavoro, e costituì un faro di operosità e di lavoro, in tutta la zona. Era nata la Civiltà Rupestre. Ma questo è un altro viaggio!
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Immagini meravigliose per lo più sconosciute. Grazie per il contributo.
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