Costa orientale del Salento, fra Otranto e Porto Badisco. Il panorama di selvaggia bellezza dominato da Torre S. Emiliano. In tempi remoti, su questa costa dal fascino arcano e magnetico, una qualche dea primordiale lasciò un uovo, frutto di un amore millenario, covato dalla furia inestinguibile degli elementi: l’acqua, il vento e la terra. Anzi, la roccia.
Questa è la suggestione provocata da una visita in questo sito incredibile, a poca distanza dalla Grotta dei Cervi, dall’Albania, dal cuore, anzi dall’ombelico del Mediterraneo. La chiamano “marmitta del gigante”. Una pietra che stavolta con l’uomo, con l’archeologia, non ha niente a che fare. Eppure a vederla, così perfettamente sferica, si stenta a crederlo! Qui vennero dal Giappone a studiarla. E’ un fenomeno assai difficile da riscontrare.
Si arriva qui, parcheggiando l’auto a ridosso della strada litoranea e percorrendo un aspro percorso fra le rocce e le erbe spontanee. Sotto lo sguardo della più solitaria delle nostre torri costiere: Sant’Emiliano.
Il sentiero è un rischio continuo per le caviglie!
Giunti sulla sommità del costone roccioso si gode un superbo panorama, abbracciato alla torre, a strapiombo. Un luogo non adatto ai malati d’infinito!
Tuttavia, per arrivare al mare, la pendenza è davvero proibitiva, quindi bisogna ridiscendere il costone roccioso, affiancando la torre sulla sua destra…
Man mano che si scende, a guardare verso l’alto le suggestioni sono massicce come queste rocce possenti…
Aguzzando gli occhi si nota anche la grotta che si apre proprio sotto la torre…
La discesa verso il mare è resa sempre più difficoltosa dagli enormi massi, alti più di due metri, disseminati dappertutto come se fossero stati scagliati alla rinfusa da centinaia di giganti (in effetti, c’è una teoria che dice siano stati scagliati qui da uno tsunami causato dal grande terremoto che interessò il Salento nel 1743, ma questa è un’altra storia). Districarsi fra questo inferno di pietre è una vera impresa. Tenersi in equilibrio è fondamentale, una caduta sarebbe rovinosa.
Tuttavia, fra un nugolo di massi ruvidi e dalle forme irte e spigolose, spunta ogni tanto una pietra tondeggiante, ben levigata dalle onde, ormai a pochi passi da qui…
Ed è proprio qui, a ridosso della risacca, che in una pozza naturale giace una pietra perfettamente circolare, liscia come nessun altra delle migliaia intorno… E’ larga più o meno un metro, forse di più… si intuisce che dovrebbe pesare moltissimo!
Quando il mare è in tempesta, la pietra rotola su se stessa, emette un suono indescrivibile, e lo spettacolo, a detta di chi ci ha assistito (anche pericolosamente, visto l’ambiente, estremamente rischioso in quella situazione ambientale), è davvero straordinario…
Il continuo rotolio della roccia ha creato questa sfera perfetta…
Sopra, vediamo un’altra “marmitta” fotografata da Raffaele Santo non molto lontana dalla precedente. Pare che di queste pietre ve ne sia più di qualcuna!
Oggi il mare è bello. Ma chissà quale spettacolo ruggente vede la torre quando il mare è in tempesta!
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[…] racconta il sempre interessante e mai banale sito Salento a Colory, questo fenomeno quasi suggerisce una favola dai tratti mitologici: “In tempi remoti, su questa […]
Grazie per l’attenzione! 🙂
Si direbbero palle di Scutari levigate accuratamente per essere utilizzate come proiettili da bombarde, lanciate contro la torre di S.Emiliano e poi precipitate in quelle antichissime saline. Forse
Totalmente d’accordo. Troppo difficile che delle pietre, pur con l’aiuto e la forza del mare, possano rotolare fino al punto di diventare delle sfere così precise. La teoria delle palle di cannone (turche?) mi sembra, anche in considerazione della zona, la più realistica.
Bellissimo articolo e ben dettagliato in parole e immagini.Grazie per le info che ci continuate a dare sulla nostra meravigliosa terra. Con voi sto scoprendo tante cose che, mi vergogno a dirlo, pur essendo nata e cresciuta qui non conoscevo o non conosco affatto. Grazie <3
Grazie Carla, per la tua attenzione. Giro i complimenti alla nostra bellissima terra, che non avrà mai abbastanza cantori che ne illustrino gli aspetti. Che per fortuna sono ancora tantissimi, da esplorare!