L’Arneo, il “grosso bubbone” del Salento, come lo chiamava il grande poeta Vittorio Bodini, nasconde fra le sue campagne tanti tesori nascosti, dimenticati, o del tutto ignorati, che non vogliamo siano rimossi dall’immaginario dei salentini e di chi visita questa terra. Una terra culla del lavoro contadino, un lavoro spesso disperato, per la sua rudezza o nei tempi andati anche negazione, ma dimora anche di tante famiglie che alacremente hanno sudato e progredito qui, nella loro vita.
Una vita che in questa zona ha avuto culla fin da tempi immemorabili, come dimostra una passeggiata nell’entroterra di Boncore, risalendo la strada verso San Pancrazio, che rivela una realtà insospettata…
Una grande strada carraia attraversa questi campi… talmente consumata che lascia quasi percepire ancora il rumore delle ruote che qui cigolarono perpetuamente…
E poi una necropoli… una serie di tombe scavate nel banco roccioso…
Ma non solo tombe, anche silos, molti dei quali completamente interrati…
E poi quello che sembrerebbe un dolmen, ormai collassato su se stesso… con il beneficio del dubbio, parrebbe proprio uno di quei monumenti preistorici che troviamo nelle nostre campagne…
Ma proseguiamo la nostra passeggiata… per chi viene da Lecce, sulla strada che da Veglie giunge a Porto Cesareo, si può ammirare un vero colosso dell’architettura rurale salentina: Masseria Trappeto!
Insieme a Giudice Giorgio e Cippano la più grandiosa casa fortificata delle nostre campagne, costruita nel 1500, difesa con ogni modo allora architettonicamente realizzabile, protetta anche da un poderoso muro di cinta, oggi in parte crollato, è un monumento del Salento.
Il prospetto frontale presenta una chiesetta, e sull’ingresso lo stemma nobiliare della famiglia Massa…
La gigantesca torre si sviluppa su tre piani ed ha una notevole estensione in metri cubi, poteva ospitare tanta gente fra le sue numerose stanze, quasi tutte fornite di camino.
In origine c’era un ponte levatoio, che una volta sollevato isolava del tutto la fortezza.
A pian terreno, un estesissimo frantoio, che accoglieva le olive di un esteso patrimonio fondiario della grandezza di 300 tomoli di terreno seminato, con 2357 alberi di olivo. Nel catasto onciario di Nardò viene riportato nei beni di Bartolomeo Massa, Barone di Galignano.
Bello anche il grande apiario custodito fra gli alberi intorno alla Masseria…
Poco distante è Masseria Donna Menga, purtroppo la sua torre quattrocentesca si conserva molto peggio…
Di fronte, una chiesetta che conserva sulla sua architrave d’ingresso la data della sua costruzione: 1695.
L’abbandono ha causato la spoliazione del tempio, che mostra una volta di copertura davvero bella…
La torre, di cui si ha notizia nelle fonti storiche già nel 1493, è purtroppo in stato di crollo…
Qualche interno della masseria è ancora visitabile… Pochi anni fa conobbi una signora che in questa masseria ci visse da bambina, fino agli anni 1950-60… e sembra incredibile che la sua casa si sia ridotta così, in poche generazioni…
La memoria umana conserva nell’immaginario quello che il Tempo, spesso non galantuomo, sta cancellando per sempre da tanti angoli delle campagne del Salento.
(che ringrazia Joseph Manta per le foto della prima parte di quest’articolo).
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