Fra gli ipogei e gli ambienti sotterranei del Salento, quello che abbiamo visto nelle campagne di Depressa minaccia di rimanere il più enigmatico di tutti! Non è riportato da nessuna fonte, per cui ringrazio l’amica Tiziana Colluto che me l’ha segnalato: si trova in una fetta di terra di proprietà della sua famiglia, le “pileddhre”, nella quale, dai tempi dei nonni, nessuno sa spiegarsi il significato di questa costruzione.
Il territorio circostante è senz’altro interessante, da sempre luogo di insediamenti a più riprese nel corso della Storia, dai primi villaggi indigeni a quelli quasi “favolosi” come la città di Salete, distrutta dopo una tremenda battaglia. Siamo fra Castiglione d’Otranto e Depressa. E seguendo questa strada carraia appena percettibile…
…si arriva davanti al classico albero di fico, che nasconde un’apertura nel sottosuolo…
L’apertura era ben chiusa da una grossa struttura di massi monolitici ben squadrati, poi quasi divelti dallo stesso albero infestante…
Questo espediente lo abbiamo ritrovato in svariati posti, nel Salento…
La copertura a lastroni monolitici somiglia a quella della grotta dell’Annunziata a Erchie, ma anche a quella dell’ipogeo di Santa Barbara a Otranto…
…solo che il primo nascondeva una grotta di culti religiosi, forse in origine indigeni, sicuramente cristiani successivamente… e il secondo uno di quegli ipogei a cellette che sembra riportare a culti funerari… Il primo ha una copertura posta orizzontalmente, il secondo con le lastre sistemate a triangolo. Quello nel quale scendiamo oggi è coperto orizzontalmente, ma non somiglia a nient’altro di simile… anzi, non ho trovato paragoni con nulla.
E’ molto ben nascosto dalla vegetazione, e l’apertura è assai stretta, come si può vedere…
La discesa è impervia perché molte lastre che erano di copertura sono crollate e fanno da intralcio sulla ripida scalinata che scende di circa 3 metri sotto terra…
Uno sguardo verso l’alto, scendendo… le lastre sono proprio massicce…
Poi la sorpresa… l’ambiente che si profila è una perfetta semiluna, scavata regola d’arte nel banco roccioso…
Altri lastroni sono precipitati fin dentro l’antro…
Lungo tutta la parete sembra correre una sorta di sedile, tutto ben scavato…
Una bellissima opera di scavo, senza dubbio!…
…ancora uno sguardo verso sopra… ma poi subito ci si chiede: dove siamo capitati? A cosa serviva questo ambiente?
Con un’unica foto è quasi impossibile rendere tutto l’ambiente per via della sua ristrettezza. Sarà largo neanche 3 metri, sul lato dell’ingresso… e alto circa 2 metri… Il lato sulla destra, foto sopra…
…e il lato sulla sinistra (sopra)… con l’unica variante, questa nicchia, scavata sulla parete…
Una nicchia anche abbastanza grande, non sembra fatta solo per una fiaccola. Uno schizzo disegnato forse rende meglio l’idea dell’impianto…
Non è una chiesa, non è una cisterna, non un semplice riparo, almeno come i tanti “normali” che ho già visto disseminati lungo il territorio… dunque? Forse soltanto trovandone un altro simile si potrebbe fare qualche teoria!
Lasciando questo posto arcano, all’interno del quale non sono riuscito a proferire parola, ringrazio ancora l’amica Tiziana per avermi “prescelto”, visto che non aveva mai fatto scendere alcuno, né si permessa di farlo lei e mai l’avrebbe fatto! Il Salento ha davvero ancora tanto da mostrare!
Nota a margine di questo reportage, perché dopo la sua divulgazione alcuni studiosi mi hanno confermato l’esistenza di altri ipogei simili. Stefano Calò ne ha trovati diversi. Nella foto che segue invece (opera di Giuseppe Muci), un ipogeo identico che si trova presso i laghi Alimini, sulla parete del canalone “Frassanito”.
Qui sopra un altro esempio dall’identico impianto a semiluna, solo che non è ipogeo: si trova al livello del piano di calpestio, all’interno di un costone roccioso in agro di Uggiano. Per tutti, comunque, servirebbe un’opera di scavo archeologico, altrimenti non si riuscirà mai a datarli ed a sapere qualcosa sul loro utilizzo.
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