Le strade che ci portano lontano dal Salento, oggi, ci conducono nella terra favolosa cantata dal Milione, la Cina. Non sarà ovviamente Marco Polo il nostro accompagnatore, ma un altro italiano, un amico, Giuseppe Mighali, professore alla Communication University of China, che ci delizierà con le meraviglie da lui osservate in questa terra unica al mondo.
Al momento, per indicare l’odierna Cina il nome più antico usato da uno straniero è “Cīna“, in sanscrito classico, che nei classici buddisti tradotti in cinese è rimasto foneticamente con “至那” (zhìnà[tʂʅ51na51]), “脂那” (zhīnà[tʂʅ55na51]) oppure “支那” (zhīnà[tʂʅ55na51]). Questo nome appare ricorrente in molti classici indiani, come per esempio Mahābhārata e Rāmāyaṇa, due tra i più grandi poemi epici dell’India; Manusmrti, uno dei più importanti e antichi testi sacri della tradizione scritta Dharmaśāstra dell’induismo; Arthaāstra, antico trattato indiano di scienze politiche, economiche e strategia militare. E’ difficile tuttavia definire la data certa di queste opere.
Dal sanscrito classico Cīna, direttamente e indirettamente sono derivati Sinae in latino, Cina in italiano, Chine in francese, China in tedesco, China in inglese, Sīn in arabo, Chīn in persiano. E’ in fase di studio, invece, l’origine del valore fonetico sanscrito Cīna. Molte sono le opinioni, ma il maggior numero di studiosi sembra trovare accordo sul nome “秦” (qín[tɕʻin35]), regno che nel 221 a.C. arrivò a unificare per la prima volta la Cina. Da un’analisi incrociata di vari documenti storici questa potrebbe essere la soluzione, ma come si diceva, il dibattito è ancora aperto.
Un viaggio in Cina potrebbe durare anni, specialmente per un appassionato di storia e natura. Noi, approfittando delle foto di Giuseppe, scorriamo qualche luogo, di grande suggestione e bellezza…
Qui siamo nella regione di Cāngyuán, nella regione Yúnnán, popolata dalla minoranza etnica Va. Suggestive pitture decorano queste pareti. Realizzate con polvere di minerali ferrosi mista a sangue animale, risalirebbero a 3500 anni fa…
La Cina dell’Età del Bronzo attraverso il Museo di Shanghai: dal XVI al XIII secolo a.C., la prima metà della dinastia Shāng (商朝, Shāng cháo, [ʂɑŋ55 tʂ‘ɑu35]), si attraversa una fase di evoluzione in cui le tecniche si perfezionano.
La Cina dell’Età del Bronzo attraverso il Museo di Shanghai: il periodo di maggior splendore tecnico e artistico si colloca tra il XIII e il XI secolo a.C., dalla seconda metà della dinastia Shāng fino all’inizio della dinastia Zhōu Occidentale (西周, Xī Zhōu, [ɕi55 tʂou55]).
Da notare lo splendore dei ricami artistici!
Questo museo lascia veramente di stucco il visitatore! Una grande cultura qui si è conservata e tramandata alle future generazioni.
La Cina dell’Età del Bronzo attraverso il Museo di Shanghai: la fase iniziale, dal XXI al XVII secolo a.C., si fa coincidere con la dinastia Xià (夏朝, Xià cháo, [ɕia51 tʂ‘ɑu35]), la prima dinastia descritta nelle cronache storiche cinesi.
Chiudiamo questo affascinante percorso in uno scorcio di Cina non raggiunto dalla modernità… come dice lo stesso Giuseppe, nel rifugio di un vecchio amico… tra flauti, sciabole e foglie di té…
Da questo scorcio presso Shanxi, salutiamo e ringraziamo Giuseppe Mighali per averci resi partecipi di questo scorcio di mondo lontano, ma così vicino nell’anima!
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