C’è un luogo, ai piedi di Ostuni, dove il tempo si è fermato, e le sue lancette continuano a scorrere con l’orologio delle antiche e laboriose genti di Terra d’Otranto, armate di spirito intraprendente, amore per la terra, rispetto della loro storia. Si, perché qui, a Masseria Brancati, le tracce di frequentazione umana spaziano per migliaia di anni, ininterrottamente, dal Paleolitico fino a oggi.
Un lungo racconto a cui non basterebbe un solo articolo, e che solo una visita di persona potrebbe dare giustizia!
Ci troviamo in mezzo alla piana degli ulivi millenari di Ostuni, protetta da severe leggi fin dai tempi di Federico II di Svevia. Qui, ci sono tracce di insediamenti stabili che risalgono al periodo Romano, ai cui tempi risale il frantoio più antico della masseria. Un ambiente ipogeo, mentre per le prime strutture epigee bisogna risalire al X-XI secolo.
Lo sviluppo più massiccio dell’insediamento lo si deve all’arrivo della nobile famiglia veneta dei Brancati, arrivati in Ostuni nel Quattrocento per acquistare oliveti e produrre olio di oliva, il fiorente mercato che pose la Terra d’Otranto nella condizione di esportare verso il nord Europa la grande quantità di olio che serviva ad illuminare le corti e i palazzi del continente.
Nel cuore della masseria si erge la settecentesca cappella fatta erigere dalla famiglia Piscopo nel 1768, al cui interno si trova perfettamente conservato l’altare in pietra gentile in stile rococò.
Qui, tutto è rimasto genuino, la famiglia Rodio è succeduta agli inizi del 1800 alla famiglia Piscopo nel possesso della masseria ed ha provveduto nel 1880 a realizzare un nuovo frantoio, con macine ancora in perfetto stato di conservazione, che oggi ospita un interessante museo della civiltà contadina. E continua nella preziosa opera di conservazione della memoria.
Cominciamo la visita del “motore” dell’antica masseria, il frantoio. Anzi, ve ne sono molti di più!
Da questa discesa, visitiamo quello che si apre nella parte centrale della masseria, e che occupa sicuramente quella che migliaia di anni fa fu una grotta naturale, abitata già nel Paleolitico…
…riadattata nel corso dei secoli, ampliata, scavata, eretta a “tempio” del lavoro dei contadini…
Appena fuori dal recinto comincia un altro viaggio, ancora più suggestivo…
… salta agli occhi un grande scavo, sulle cui reali funzioni in un primo momento ci si smarrisce. Si trova sotto un terreno che nelle giornate alluvionali lo riduce ad una cisterna inutilizzabile, quindi sembrerebbe un tentativo di costruzione di un nuovo frantoio, poi fallito, appunto, per questo inconveniente.
Qui, siamo nel frantoio più antico, quello che ci riporta ad età Romana. E’ molto diverso dai classici ambienti che siamo abituati a vedere da queste parti. Questo, non presenta stalle per le bestie. Quindi lascia supporre una diversa organizzazione del lavoro, di uomini e animali.
Presenta anche altri elementi architettonici differenti…
…e si sviluppa all’interno di una cavità di lunghezza impressionante…
La testimonianza del periodo Paleolitico viene data da un grandissimo numero di selci, che affiorano a livello del terreno, ovunque, praticamente ci si inciampa sopra. Molte sono solo frammenti, ma chissà che cosa potrebbe restituire questo terreno se indagato archeologicamente.
E’ qui sotto che Corrado Rodio mi declama il suo amore per questi ambienti, il lavoro, la vita che qui si svolgeva…
Corrado mi mostra anche altri frammenti capitatigli sotto le scarpe, fra il suo andare e venire nei terreni della sua masseria…
…ci sono tracce di ogni tipo…
…non mancano le classiche pipe dei frantoiani, che personalmente ho già visto in parecchi altri frantoi salentini…
Altri scorci…
…l’angolo dell’antico forno per il pane…
…la strada lastricata che ancora oggi si intravede, all’uscita della masseria…
…una stalla…
…l’ultimo frantoio, quello che si diceva, del XIX secolo…
…e tanti oggetti e attrezzi del tempo che fu.
Corrado mi mostra infine i meravigliosi olivi bimillenari attorno alla masseria. Con la voce che gli trema, li ritrova identici, nella descrizione, nella impostazione, tramandata dallo storico latino Lucio Giunio Moderato Columella (4-70 d.C.)… sono alberi piantati in epoca Romana!…
…piante meravigliose, ancora produttive, testimoni di centinaia di generazioni… Corrado continua ancora oggi a produrre un olio squisito, da veri intenditori, sano, biologico…
E’ qui che ritroviamo il “Grande Vecchio”… l’albero patriarca della piana dei millenari… talmente anziano da essere riuscito a girarsi su se stesso tre volte… ma ancora produttivo!
Davanti a questa meraviglia della resistenza della vita, pensavo alla serenità che ispira ancora questo tratto di terra…
…un luogo certamente baciato dalla natura, condizione ideale certamente per protendersi verso il cielo…
… una visita in questi luoghi lascia questa sensazione, dentro. Molto, dentro.
(Ringrazio l’amico Corrado Rodio, per la mattinata dedicataci, sottraendo tempo al lavoro nella sua masseria-agriturismo, perché come mi ha detto lui, “la vita non è solo lavoro”! E invito gli amanti della Natura e delle Tradizioni a fare tappa in questo luogo. Anche gli appassionati di Archeologia, perché molto non ho scritto di quanto ancora nasconde questo luogo straordinario!)
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Leave a reply