Masseria San Giuseppe è un avamposto dell’antica civiltà contadina completamente sperduta nelle campagne che da Lecce portano alla marina di Torrechianca, completamente tagliata fuori dalla storia e dai collegamenti stradali. Un vero peccato, considerando il grande ipogeo situato nei suoi pressi, un frantoio, il tempio del lavoro per gli abitanti di questa antica masseria.
Un tempo rientrava nei possedimenti di Masseria Solicara, posta qualche centinaio di metri prima, in seguito pare che il feudo fu smembrato.
Ci sono due accessi al frantoio ipogeo, il principale è preceduto da un grande arco che ricorda quelli in stile “catalano durazzesco” di tanti palazzi nobiliari di Terra d’Otranto.
Sull’architrave dell’ingresso si legge a malapena un’epigrafe, su cui devo approfondire il lavoro per la traduzione: si legge bene solo la data 1813, sulla destra. Ma non credo che l’ipogeo risalga a quel periodo, bensì molto prima.
Vi scendo. Dei 99 frantoi che ho visitato e censito finora è sicuramente uno dei più grandi in assoluto.
Aveva due macine per la lavorazione. Ma oggi resta purtroppo molto poco, dopo il suo abbandono e la spoliazione.
Conta numerosi ambienti di servizio, qui sopra ne vediamo uno: un’aula circondata da un sedile ricavato con lo scavo nella roccia.
Alcuni di questi ambienti sono coperti da volte in pietra.
Il frantoio conta due stalle per gli animali che aiutavano gli uomini a lavorare.
Fra gli ambienti di servizio, il camino per la cucina…
…ed altri, collegati all’esterno per la raccolta delle olive, che avveniva attraverso le “sciave”, i fori attraverso cui venivano gettate dentro.
Ovunque, non mancano i piccoli alloggiamenti per le candele che illuminavano gli ambienti.
Purtroppo sono spariti anche gli infissi, gli imbotti di porte e finestre, di cui resta il solco perfettamente scavato nella roccia.
Resto sempre di stucco davanti alla perfezione delle volte, alzando lo sguardo insù!
Da questa prospettiva si apprezza il lavoro dello scavo.
Da questa parte, ci si avvia verso un ambiente molto interessante…
…che custodisce 5 grandi vasche in pietra, scavate in un unico blocco monolitico: un mistero come abbiano fatto a calarle qui dentro! L’unica spiegazione e che le abbiano lavorate direttamente all’interno.
Questa è l’unica visione di insieme che sono riuscito a fare, ma ovviamente non rientra tutto il frantoio perchè almeno quattro volte più grande.
Qui sopra, una struttura emerge dal fondo: non sono riuscito a capire a quale funzione assolvesse.
Impressionante è il pozzo che sprofonda ancora più in basso, poco più in là: scende di diversi metri, ed è dotato di una scaletta scavata nella roccia, che certamente serviva ai frantoiani a discendere periodicamente a pulire il pozzo. Credo sia collegato alla falda sotterranea.
Questa era la seconda postazione di lavoro.
Interessante una grande croce posta in alto, sulla massiccia volta ricavata con lo scavo…
…è la classica immagine della croce sul Golgota, il “Cristo Luce”, il faro dei suoi fedeli.
Qui sopra un pozzetto che sembra collegato con l’esterno, che un tempo doveva contenere acqua.
Da alcuni documenti ottocenteschi, riguardante una causa della Masseria, si capisce che essa apparteneva ai Padri Celestini…
…interessante anche la descrizione storica della zona circostante.
Purtroppo dei torchi, alla “calabrese” e alla “genovese”, restano sono gli alloggi scavati nella roccia.
Il luogo doveva essere di grande importanza, posto ad un tiro di schioppo dalla famosa “Via dello Carro”…
…fra un meraviglioso panorama di olivi secolari…
…e l’antica strada carraia che da qui porta a Masseria Giammatteo. Un piccolo mondo antico oggi tagliato fuori da un accesso facile a tutti, visto la mancanza di una strada asfaltata che conduca almeno fino alla masseria. E’ auspicabile che le amministrazioni locali ne tengano conto, per poter rendere fruibile questo antico scrigno del lavoro dei nostri antenati.
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