Le amene campagne di Sternatia hanno ospitato per secoli un antico monastero francescano, di cui è sopravvissuta quasi per intero la sua chiesa, dedicata a Santa Maria degli Angeli, che nonostante l’abbandono conserva ancora bellissimi affreschi e memorie ad essi connesse. La struttura è stata purtroppo parecchio rimaneggiata nel corso del tempo,
si nota già dall’esterno l’opera di demolizione che è stata fatta ai danni di alcune pareti, e di tutti gli elementi architettonici che certamente decoravano la facciata. L’opera è cinquecentesca, ma narra la tradizione che già il secolo successivo la gente venisse a venerare un’immagine della Vergine che si trova all’interno ritenuta miracolosa.
Prima di entrare nella chiesa, mi soffermo a osservare questi grossi blocchi monolitici, che già un’altra volta avevo appuntato nelle mie passeggiate in questi dintorni, e che dovrebbero venire da altro utilizzo. Una volta, non si gettava via nulla, dovremmo imparare dai nostri avi medievali!
Ma entriamo: siamo proprio sulla strada che da Sternatia porta a Galugnano. Come si nota, la facciata è del tutto spoglia…
…ma l’interno si mostra assai diverso e monumentale…
Il primo altare che si incontra entrando, sulla destra, è dedicato a Sant’Eligio (588 circa-660)…
…o almeno è quello che sembra, osservando l’epigrafe rovinata che porta il suo nome, ai piedi della statua. Ed anche da alcuni dettagli che si osservano dalle scene che lo ritraggono negli affreschi posti sull’altare, che lo colgono prima nelle vesti di maniscalco (lui fu orafo e artigiano, prima della Vocazione) e poi di vescovo.
Più sopra, c’è la Vergine di Costantinopoli, che si riconosce per la chiesa in fiamme e le navi nel mare davanti a essa, che ricordano la tremenda fine della capitale bizantina, distrutta dai cannoni Turchi nel 1453…
…anche questa, una scena che abbiamo visto molte volte in Salento.
Di fronte a quest’altare, si trova quest’altro: fra le immagini raffigurate vediamo la scena dell’Annunciazione, in alto. Mentre i due santi più in basso sono Antonio abate, e San Zaccaria, marito di Santa Elisabetta e sacerdote del tempio, di cui veste i panni: nelle mani tiene un rotolo su cui è scritto il principio del suo cantico, seguito dal suo nome, Zacharias.
Bella la decorazione superiore, che preannuncia i fasti barocchi…
…mentre ai piedi di Sant’Antonio fa capolino il maialino che lo accompagna spesso nell’iconografia.
Accanto, c’è questo altare, che più di tutti mi ha incuriosito: si tratta della Vergine Maria, l’Immacolata, raffigurata come descritta nell’Apocalisse, con la luna sotto i piedi, circondata da simboli mariani: turris eburnea, hortus conclusus, puteus aquarum viventium, domus sapientiae, fons signatus, porta coeli e scala Iacob, etc.
In basso, la bellissima cittadina medievale fortificata sembra essere uscita dalla raffigurazione di una città reale, del Salento: viene subito spontaneo pensare alla torre del Serpe (per la sua caratteristica forma), e Otranto, ma è ovvio solo un pensiero.
Ugualmente interessante, accanto, l’immagine dell’uomo orante che dovrebbe essere il committente dell’opera, ed un terreno recintato, un giardino, che mi riporta alla mente i nuovi paesaggi che si delineavano nel Cinquecento, quando le masserie si moltiplicavano e con esse le “chiusure” e i campi circondati da muri a secco. Ringrazio gli amici del web, che mi hanno aiutato nell’interpretazione dei soggetti di questi affreschi: Clemente Leo e Andrea Martano.
Sulla destra, un altro altare, la cui immagine principale è sparita, mentre in alto resiste un San Michele Arcangelo che atterra Satana, quest’ultimo che sputa fuoco… veramente bello!
Nella zona presbiteriale si conserva la statua della Madonna degli Angeli…
…e più sopra, l’immagine del Padreterno, circondato da un coro di angeli, alcuni con in mano uno strumento musicale!
Sulla grande volta a botte, lo stemma francescano… ma anche altri decori scultorei.
Alcune pareti mostrano affreschi successivi, ma esse nascondono un ciclo pittorico ancora più antico, come hanno riscontrato gli studiosi.
Ringrazio la cara amica Selenia, e sopratutto Sofia Giammarruco, per la sua gentilezza e le notizie che mi ha passato su questo monumento. Un luogo incantevole, immerso in un paesaggio altrettanto affascinante, testimone di una storia lontana nel tempo, ancora generatrice di autentiche emozioni.
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Dovrebbe essere l’Ascensione della Vergine. Gli elementi decorativi richiamano le litanie: Turris eburnea, speculum justitiae, foederis arca, ianua coeli
Grazie Clemente, per il tuo intervento! Aggiorno l’articolo, citandoti!