Ortelle custodisce fra i tesori della sua storia una meravigliosa testimonianza del passato, la cripta di Santa Maria della Grotta, situata presso largo San Vito, luogo simbolo del borgo, animato da una storica fiera nei secoli passati. La cripta è scavata interamente nel banco di roccia calcarenitica e si presenta con una pianta a tre navate absidate
con absidi laterali quadrangolari e abside centrale semicircolare.
Esternamente fu aggiunto successivamente un campanile a vela.
L’ipogeo risale al XIII secolo, ed un tempo era completamente affrescato, è stato ritoccato e restaurato fino al XIX secolo. Oggi restano comunque importanti tracce del suo ciclo pittorico.
La fase medievale presenta un affresco quattrocentesco di straordinaria complessità e suggestione iconografica. Si tratta di un vero e proprio enigma, ricolmo di figure e simboli che assurgono a manifesto politico della Chiesa Cattolica Romana e a quel processo di latinizzazione del territorio salentino, secolarmente legato a Costantinopoli.
Nella parte centrale del dipinto, denominato “Trinità con Angeli e Santi, si devono due sante che dispiegano un grande drappo bianco con tre scene della Passione di Cristo (Flagellazione, Crocifissione e Resurrezione). Non si tratta di un semplice drappo da parata, tantomeno di una Sindone, ma di un sottile velo di lino utilizzato per nascondere l’altare maggiore durante i 40 giorni del digiuno pre Pasquale: in quel periodo la copertura dell’altare rappresentava una sorta di “digiuno visivo”, poichè secondo la disciplina penitenziale medievale il peccatore era indegno di volgere il proprio sguardo verso il Santissimo. Le rotte culturali di questa testimonianza figurativa sono da collegare da un lato a scenari artistici giottesco-napoletani, dall’altro ai cantieri orsiniani di Santa Caterina a Galatina e Santo Stefano a Soleto. Viene dunque a determinarsi un giro di cultura che dimostra come l’opera d’arte non è mai da sola, ma sempre in rapporto a un’altra opera.
Qui i dettagli di queste immagini la cui scuola perfetta si intravede anche nel deterioramento dell’affresco.
I Santi Medici affiancati dai Santi Nicola e Liborio.
Madonna con Gesù Bambino affiancati a destra e a sinistra da due angeli.
Qui sopra vediamo Sant’Eligio.
La cripta è visitabile, ed in paese sono attrezzati per visite guidate, anche su prenotazione. Consiglio vivamente!
(Fonte: “Ortelle, Cripta di Santa Maria della Grotta. Storia e restauri”, a cura di Sergio Ortese, 2009. Pagina Wikipedia di Ortelle).
The medieval decorative phase is documented by a fifteenth-century fresco of extraordinary complexity and iconographic suggestiveness. It is located near the southern staircase, behind a now-lost altar dedicated to St. Clara. This is a scene as refined and symbols that together compose a political manifesto of the Roman Catholic Church and of the process of Latinization in the Salento region, which was previously linked to Greek culture. In this process, a fundamental role was played by the Del Balzo Orsini princes, lords of Apulia and of the county of Castro where Ortelle was located. In the central part of this image, titled “Trinity with Angels and saints”, one sees two female saints who display a large white textile decorated with three scenes of the Passion on Christ: the Flagellation, Crucifixion and Resurrection. This neither a depiction of a simple parade banner, nor a Sindone, but a thin linen veil used to hide the main altar and sometimes the side altars during the forty days of Lent. During the pre-Easter period, the covering of the altar represented a type of “visual fasting” because, according to medieval penitential theory, the sinner was unworthy of directing his gaze toward the Holy. The cultural trajectory of this figurative testimony can be connected, on the one hand, with Neapolitan Giotto-style scenes and, on the other, with the artists working for Del Balzo Orsini at the churches of St. Catherine at Galatina and St. Stephen at Soleto. We see here a cultural circle that demonstrates “how a work of art is never in isolation, but always is connection with other works” (translation of Linda Safran).
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