La Storia minima che incontra la grande Storia, un tuffo nella vita quotidiana dei secoli passati, di artigiani che vivevano a contatto con le corti e le famiglie nobili, i conventi e le chiese, seguendo strade che portavano spesso anche lontano da casa: si tratta del libro di Riccardo Viganò “Alla mensa degli angeli – Storie di ceramiche, botteghe e vasai a Nardò tra i secoli XVI e XIX”.
E’ una pregevole ricerca storica che appassionerà non solo gli studiosi e gli addetti ai lavori ma, grazie al suo linguaggio fresco e scorrevole, risulta appetibile anche ai semplici appassionati e curiosi di storia e archeologia che grazie al cielo rinfocolano ancora le vie di queste nostre città sempre più tecnologiche e distanti dalle nostre origini.
Un preciso quadro storico fa da antefatto alle dinamiche del centro manifatturiero di Nardò, che occupa il cuore del volume. Viene così affrontata la situazione italiana, e poi della regione Puglia, a partire da quella sorta di rivoluzione culturale che apportò l’influenza islamica, derivante dalla commercializzazione delle ceramiche provenienti dalla Sicilia: idee, manufatti, artigiani in persona, cominciarono a vagare per tutta l’Italia meridionale.
Alcune bellissime miniature storiche accompagnano la narrazione, che affianca così i dati e le considerazioni storiche alle immagini, che introducono visivamente il lettore in quei tempi così lontani da noi.
Dalle ceramiche invetriate, nel corso dei secoli si passa a quelle monocrome e policrome, a quelle ricoperte di smalto stannifero fino ad arrivare alla maiolica. Quest’ultima pare arrivi in Puglia nel Cinquecento, un pò in ritardo rispetto alle altre regioni italiane. Ma da allora in poi, da Laterza a Nardò, la Terra d’Otranto svilupperà una produzione di tutto rispetto nel panorama peninsulare.
Il Viganò, prima di accompagnarci nella città neretina, ha sviscerato attraverso fonti e archivi storici la figura stessa dell’artigiano, attraverso la sua definizione di “vasaio”, che interpreta anche i termini di “stazzonaro”, “cretaio”, “figulo” o “scodellaro”. Ma esiste una vera e propria galleria di nomi, molto estesa, che si rifanno tutti a questa laboriosissima figura di artigiano.
Con la costanza di un segugio, il ricercatore ha seguito le famiglie di questi artigiani, che spesso sono partiti dalla Terra d’Otranto, oppure vi sono arrivati, al seguito anche di famiglie nobili, impiantando così la loro bottega.
Insieme alla sterminata serie di fonti e archivi citati dall’autore, vie delle botteghe ritrovate nelle città, storie e aneddoti di singoli personaggi, il libro propone anche una importante serie di tavole a colori, che illustrano reperti di ogni genere, che completano il quadro ricostruito.
Fra le fonti iconografiche più caratteristiche, il Viganò ci segnala un affresco situato nel chiostro dei domenicani di Galatone…
…”dove all’interno di una lunetta è raffigurata la mensa quaresimale delle suore con San Domenico che invita a dar da mangiare ad un povero.
Nel particolare una portata di pesce è contenuta da un piatto mezzano, in più è raffigurato un piattino sotto coppa, forma descritta anche dalle documentazioni, richiamante il bianco allattato caratteristica dello stile compendiario”.
Ancora più esemplare è l’affresco situato nel chiostro del convento di Sant’Antonio di Padova, a Nardò. In quest’opera seicentesca si riconoscono alcuni piatti che sembrano essere proprio di manifattura neretina…
…uno straordinario esempio di autentiche produzioni dell’epoca calate nella raffigurazione pittorica. Il viaggio in questo libro non mancherà di sorprendere chiunque! Qui ne avete visto solo un minuscolo panorama. “Alla mensa degli angeli – Storie di ceramiche, botteghe e vasai a Nardò tra i secoli XVI e XIX”, Edizioni Esperidi, è andato esaurito nelle librerie, ma se vi siete incuriositi contattate l’autore, anche dal suo profilo Facebook: sono certo che una copia riuscirà a trovarvela!
(Notizie e foto estratte dal libro sono ovviamente proprietà dell’autore)
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