Il Museo della Civiltà Contadina di Tuglie è uno di quegli incantevoli e preziosi scrigni della storia minima che abbiamo imparato a conoscere in un altro reportage. Questo museo ha una storia particolare, è stato fondato nel 1982 ed è ospitato nel seicentesco Palazzo Ducale di Tuglie….
…proprio nel punto più alto del paese…
Si divide fra 16 vani ed è circondato dalla piazza del paese ed il giardino retrostante, nonché di vari viali a colonnato, cortili attrezzati, verziere, insediamento rupestre e la circostante Masseria Didattica per una superficie complessiva di 20.000 mq.
Sono esposti gli attrezzi di lavoro di tanti antichi mestieri, contadino, falegname, bottaio, fabbro, maniscalco, carpentiere, cestaio, agrimensore, cantiniere, frantoiano, staderaio, stagnino, arrotino, muratore, legnaiolo, carbonaio, lanaiolo, materassaio, sellaio, calzolaio, barbiere, sarto, tessitore, tintore; oggetti di uso quotidiano e giochi dei bambini.
Diversi ambienti sono stati arredati rispettando la destinazione originaria: cucina, camera da letto, palmento, cantina, lavanderia e cappella privata.
Stupenda è la cucina economica, rimasta intatta e ferma al secolo scorso…
…con tutti gli utensili che l’hanno animata e vissuta nel tempo.
Fra gli oggetti esposti vi sono alcuni reperti che mostrano tutta la perizia dei nostri antenati…
Un viaggio fra queste sale non può che lasciare pieno di meraviglia ogni visitatore!
Il braciere, con cui le famiglie si scaldavano sedendosi attorno, riempito coi carboni prelevati dal camino!
Sembra quasi di sentire gli odori, dei prodotti che qui venivano preparati!
Particolarmente interessante è la collezione di monete ospitata…
…che copre un arco cronologica di duemila anni!
Nella collezione, anche antiche macchine fotografiche!
E documenti storici, di vario tipo.
Meraviglioso il telaio, antico mestiere che occupava le donne, nelle case.
L’antica lavatrice degli abiti delle famiglie!
Non poteva mancare il primo segnale della modernità, per le donne che lavoravano di cucito!
Il letto, e la culla del neonato.
La cappella del palazzo baronale.
Nei volti che ritroviamo in questo museo non possiamo che rivedere i nostri nonni, eredi di una cultura secolare che ha animato e portato avanti questo fazzoletto di terra in mezzo al Mediterraneo, il Salento. Fra le numerose attività svolte dal Museo (per visite, info o semplicemente per approfondire vi rimando al suo sito ufficiale), ho trovato molto lodevole il ripristino dell’allevamento del baco da seta, il cui tessuto era molto utilizzato anche in Italia, come dimostrano i documenti esposti al suo interno…
Così, attraverso le foglie di gelso, i bachi sono tornati a filare il loro prezioso filamento…
…col quale essi si rinchiudono all’interno del bozzolo. Prima che giungano al successivo stadio evolutivo, e che quindi rompano il filo che hanno creato senza interruzione, vengono immersi in acqua calda.
Qui sopra vediamo i bachi da seta nello stadio originario, ossia uovo, e finale, come farfalla.
Approfitto per ringraziare qui l’amico Corrado Losavio (e il mitico Pippi, da cui ha raccolto l’eredità), perchè grazie alla documentazione fotografica che mi hanno fatto raccogliere con la loro attività ho potuto corredare di splendide immagini una sezione del mio romanzo “Tsunami lento“, dedicato a Emilio Salgari e il fascinoso filone dei viaggi per mare e per terra, nella Storia, verso la Via della Seta!
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