Gli scavi condotti negli anni ’70 nella Grotta dei Cervi hanno restituito preziosi materiali (fig.1). Molteplici sono le specie animali presenti riferibili al Neolitico/Età dei Metalli (fig.2). Tra gli animali domestici prevalgono i suini, seguiti dai bovini e dagli ovicaprini.
Tra i selvatici prevale il cervo Cervus elaphus, seguito dal cinghiale Sus scrofa ferus e dal capriolo Capreolus capreolus. Vi è, inoltre, la presenza del lupo Canis Lupus, della volpe Vulpes vulpes, del tasso Meles meles, del gatto selvatico Felis silvestris e della lepre Lepus corsicanus. Da questi animali sono stati utilizzati i denti per realizzare pendenti e le ossa post craniali per costruire utensili, soprattutto punteruoli e spatole.
La presenza di tali specie suggerisce preziose informazioni anche sul panorama ambientale in cui s’inseriva il sito in quel periodo. Infatti dette specie sono caratteristiche di ambiente boschivo, quale foresta e/o macchia alta. Ben differente quindi dalla situazione attuale in cui l’azione umana ha determinato profonde modificazioni per effetto di attività agricole e pastorali. Dette attività infatti hanno previsto il disboscamento, il dissodamento dei suoli, l’abbruciamento della vegetazione annuale. Tali azioni protratte nei secoli hanno differentemente connotato il paesaggio tanto da produrre habitat e, di conseguenza specie, completamente differenti. Oggi prevalgono nel sito, accanto alle colture agricole, habitat seminaturali di pseudo steppa e gariga cui si associano tutt’altre comunità faunistiche. A causa delle modificazioni, che hanno interessato non solo il sito di Badisco ma l’intero territorio provinciale, sono scomparsi i grandi mammiferi, sopravvivendo solo specie di minore dimensione e maggiormente generaliste quali la volpe Vulpes vulpes, il riccio Erinaceus europaeus e l’arvicola Pitymys savii. Si sono inserite nuove comunità, di specie migratrici, quali Falconiformi e Accipitriformi (grillaio Falco naumanni, albanella reale Circus cyaneus), Galliformi (quaglia Coturnix coturnix), Caradriiformi (pavoncella Vanellus vanellus, piviere Pluvialis apricaria), Passeriformi (allodola Alauda arvensis, pispola Antus campestris). Numerosi sono anche i resti di fauna marina, tra cui pesci, cetacei e tartaruga marina Caretta caretta. Numerosi sono anche i resti malacologici di numerose specie, tra cui Patella sp., Murex sp., Monodonta turbinata, Glicymerys sp., ecc. Molti tra questi resti sono stati utilizzati come ornamenti, soprattutto pendenti, perforati mediante percussione o sfregamento. Sono state rinvenute, inoltre, faune riferibili al Pleistocene. In particolare resti post-craniali di equidi (fig. 3) e denti di squalo.
L’attività di scavo archeologico nel sito di Porto Russo si è svolta nel 2015. I materiali recuperati, riguardanti la fauna (fig. 4-5), non sono numerosi. Si tratta in particolare di resti di animali domestici, suini e bovini riferibili a resti di pasto. L’unico animale selvatico rinvenuto è il capriolo Capreolus capreolus. E’ stato recuperato, inoltre, un piccolo punteruolo in osso (fig. 6), della stessa tipologia di due rinvenuti nel sito di Apani, presso Torre Guaceto a Brindisi.
Manufatti in materia dura animale rinvenuti nella Grotta dei Cervi (Porto Badisco-Otranto).
Molteplici sono i manufatti in materia dura animale rinvenuti all’interno della grotta negli anni ’70. Nella presente relazione si esamina una parte degli oggetti.
Tra gli oggetti esaminati vi è un manufatto che richiama una figura antropomorfa ricavata da una falange di cervo Cervus elaphus, levigata su tutta la superficie. La faccia dell’articolazione prossimale è chiaramente pianeggiata per permettere all’oggetto di poggiare su di essa. Sulla diafisi, sul lato ventrale, in prossimità dell’epifisi prossimale, vi è una piccola fossetta ricavata da una punta rotante (fig. 8).
Tra gli ornamenti vi sono pendenti ricavati da canini di lupo Canis lupus, forati presso la radice, pendenti ricavati da canini di volpe Vulpes vulpes, forati presso la radice, un incisivo di bue Bos taurus, adulto, con foro presso la radice (fig 9), un pendente ricavato da valva di cernieruolo Spondylus gaederopus, un pendente ricavato da Glicymerys glicymerys (fig. 10), due pendenti in osso, non determinabile, ricavati dalla corticale di un osso lungo, che presentano l’intera superfice levigata (fig. 9), un pendente ricavato da una scapola non determinabile, di forma allungata che si presenta interamente levigata (fig. 11). Elementi di collana ricavati da piccoli gasteropodi marini (fig. 12).
Tra gli utensili troviamo un punteruolo ricavato da metacarpo di ovicaprino Ovis vel Capra, tagliato longitudinalmente conserva parte di epifisi distale e la punta si presenta scheggiata. Un punteruolo ricavato da metatarso di cervo Cervus elaphus conserva parte dell’epifisi prossimale e la superficie si presenta interamente levigata. Elemento di “immanicatura” di ascia in palco di cervo Cervus elaphus.
Dott.ssa Michela Rugge (1-12-2015)
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