Aradeo, una cittadina posta sul versante jonico del Salento centrale, è il nostro viaggio di questa volta, in giro per i borghi della provincia leccese. Il suo nome deriverebbe secondo Giacomo Arditi dai termini latini ara – arae che significa altare e Deus – dei che significa Dio.
Una seconda ipotesi è quella di Gerhard Rohlfs, secondo il quale il termine riporterebbe ad Ἀραταῖον (Harataîon), col significato di località dedicata al generale achêo Ἄρατος (Hàratos). Il Rohlfs propone come la forma del nome più anticamente attestata la frase greca πρωτοπαπᾶς τοῦ Ἀραταίου, prōtopapâs toû Harataíou, dell’anno 1149. L’ipotesi più recente, quella cioè formulata dal Professore Gino Pisanò, fa derivare il nome Aradeo dal greco Charadreon che significa luogo solcato da torrenti. Quest’ultima ipotesi è avvalorata dalla presenza nel territorio di numerosi torrenti sotterranei dovuti al terreno carsico del territorio, che presenta fra l’altro sorgenti d’acqua molto vicine alla superficie. Pisanò trovò e tradusse due pergamene, una del 1149 l’altra di poco posteriore, che rilevano in modo inconfutabile la grecità bizantina di Aradeo. In esse sono indicati nomi greci di preti, chiese e il famoso poeta bizantino Droso, i cui manoscritti sono stati ritrovati a Parigi e recentemente divulgati. Droso, attivo fra il XIII e il XIV secolo d.C., oltre che poeta, è stato insegnante di filosofia, filologo e copista (ai tempi del celebre insediamento religioso di Casole a Otranto), nonché sacerdote, e si interessò a problemi dogmatici e cristologici. Fondò una scuola di filosofia e un circolo di scrittura nella sua Aradeo, che ottennero grande rinomanza in tutto il mondo culturale bizantino. La sua scuola ebbe come principale interesse le opere di Aristotele, in particolare quelle di logica, tanto che dell’attività di insegnamento, commento e studio che vi si svolse ci è giunto un ricco corpus manoscritto. Gli scritti e il suo lavoro di copista sono conservati in numerose biblioteche europee, come la Biblioteca Medicea Laurenzana di Firenze, la Biblioteca apostolica vaticana e la Bibliothèque de France a Parigi. Un borgo di origine greco-bizantina, che però oggi presenta assai poco della sua lunga storia, per via del suo travagliato periodo in epoca moderna.
E’ rimasta una porta di accesso a quello che era l’antico borgo medievale, sovrastata dalla torre dell’orologio.
La statua raffigura San Nicola di Myra.
L’antica chiesa matrice fu demolita nel 1967, ed in queste immagini tratte dal sito web arataion.it possiamo vederne due scorci.
Il centro storico ha conservato poche tracce di antichità…
…due vecchie corti ed un mignano (sopra).
La chiesa più antica rimasta è quella dell’Annunziata. Ricostruita nel Settecento, sorge sulle fondamenta di un edificio preesistente risalente alla prima metà del Quattrocento, di cui resta il pregiatissimo altare maggiore del 1570. Il tempio conserva anche alcune preziose statue in cartapesta.
Frammento di pittura su intonaco raffigurante un santo vescovo orientale (forse San Nicola) rinvenuto casualmente nel 1999 tra il materiale di risulta, durante lo scavo per il vespaio del nuovo pavimento della navata della chiesa e opportunamente custodito dalla Confraternita quale unico reperto venuto alla luce. La dimensione e l’impostazione della figura, vista solo nella parte pettorale, i paramenti sacri, il pallio, la benedizione alla greca, l’Evangeliario in mano ed il tipo di decorazione, supportano l’ipotesi di una pittura tardo bizantineggiante di fattura popolare, eseguita presumibilmente intorno al XV secolo.
Appena fuori il paese si trova la Cappella di San Nicola, che custodisce un affresco raffigurante il santo realizzato fra XVI e XVII secolo.
La colonna di San Giovanni Battista venne eretta nel 1658 da Frà Giovanni da Napoli, unico monaco Olivetano, feudatario di Aradeo. La colonna, di fattura locale, presenta un basamento con fusto, alla sommità del quale poggia la statua del Santo che regge il Vangelo. Il monumento godette per circa un secolo del diritto d’asilo di cui poteva beneficiare chiunque fosse perseguito dalla legge, qualora fosse riuscito ad aggrapparsi alla colonna prima dell’arresto.
Sulla colonna resistono alcuni graffiti, che mostrano una peculiarità riscontrata in cruciali luoghi di passaggio di tutto il Salento…
…raffigurano due navi (una ricerca completa che potete consultare a questa pagina).
Adiacente alla colonna di San Giovanni è lo storico palazzo Grassi, dimora signorile ricostruita nel secolo XVI su una vecchia preesistente costruzione, ampliata nel 1655. Presenta un’imponente struttura con una facciata elegante ed austera. Versa in uno stato di conservazione discreto. L’interno custodiscono alcune meravigliose volte decorate dal grande Agesilao Flora.
Il Flora (1863-1952) nacque a Latiano da una famiglia di artisti. Si dedicò principalmente alle decorazioni, ai paesaggi e anche alla cartapesta. A 17 anni si trasferì a Roma dove completò la sua formazione ed ebbe le sue prime esperienze lavorative. Tra le sue opere principali vi è un affresco di Giovanna D’Arco nella cattedrale di Gallipoli. Ha fondato uno studio d’arte, un laboratorio di cartapesta e una scuola d’arte applicata all’industria. A partire dal 1891 eseguì, con linguaggi fra il classicismo e il liberty, le decorazioni di case private e di istituzioni pubbliche, nonché di varie chiese nel Salento.
L’agro di Aradeo conserva poco (essendo poco il territorio odierno comunale) della sua storia agricola. Troviamo Masseria La Corte…
…che conserva una torre con caditoia, a testimonianza del duro periodo delle incursioni turche dei secoli XV-XVI.
Il Palazzo Baronale Tre Masserie, per gli abitanti del luogo noto come “Castello”, è stato edificato nel XVI secolo e ha l’aspetto di una residenza fortificata. Negli ultimi anni viene saltuariamente affittato il cortile e una stanza laterale per feste private. Tutto il resto dell’imponente costruzione si sta degradando. Dall’altra parte della stradina c’è la Masseria La Corte, costruita tra la metà del XVII e la metà del XIX secolo, che include una piccola cappella, completamente abbandonata da anni.
Ogni borgo del Salento conserva sempre qualcosa della sua storia, anche laddove i tempi moderni hanno falcidiato la memoria visiva del passato. Armatevi di buone scarpe, e buon viaggio, quando verrete da queste parti!
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