Un sorriso immediato mi allarga la rilettura di un poema rinascimentale, vecchio di 500 anni, dove due innamorati tracciano, “con spillo o coltello” laddove era il “sasso meno duro, in mille luoghi scritto, e così in casa in altritanti il muro”, i loro nomi e il loro grande amore (Ludovico Ariosto, “Orlando Furioso”, canto XIX).
Lasciare traccia, vergare graffiti, è uno dei gesti più spontanei e immediati che ci portiamo dietro nella nostra umanità. Ancora oggi, vagando per il mio Salento, vedo cavalieri e dame, segni di fede e di viandanti, mani e piedi da viaggiatore, graffiti per sempre sulla pietra. Passa il tempo ma i nostri bisogni non cessano, non mutano mai. Sulle pagine di questo blog li ho spesso censiti e descritti, alcuni restano misteriosi, altri parlano come libro aperto, alcuni non vengono mai neppure notati dal viandante, altri ti incuriosiscono. E’ il caso della cosiddetta scacchiera di Alquerque…
Si tratta di un antichissimo gioco da tavolo astratto, antenato della dama e di numerosi altri giochi…
Qui sopra vediamo la disposizione iniziale dei pezzi. Le origini dell’Alquerque non sono note. Le prime fonti scritte del gioco risalgono al X secolo, ma si ritiene che il gioco esista da molto prima. Alcune incisioni che riprendono il tavoliere dell’Alquerque risalgono al XIV secolo a.C. e la più nota si trova nel soffitto del tempio di Kurna, in Egitto. Viene menzionato nel Kitab al-Aghani (“Libro delle canzoni”, X secolo). La prima descrizione delle regole appare invece nel Libro de los juegos (commissionato da Alfonso di Castiglia, nel XIII secolo). Secondo le regole castigliane, al proprio turno, il giocatore sposta uno qualsiasi dei propri pezzi in una casella adiacente vuota. Un pezzo può saltare un pezzo avversario, mangiandolo, se quel pezzo è adiacente e la casella successiva è vuota (come nella dama). Sono permesse (e obbligatorie, se possibili) catture multiple. Se un giocatore non esegue una cattura avendone la possibilità, il suo pezzo viene “soffiato” (ovvero eliminato dal gioco). Vince chi elimina tutti i pezzi avversari. Successivamente, R.C Bell aggiunse alcune regole: i pezzi non possono muovere all’indietro, ma possono mangiare all’indietro; un pezzo non può tornare a una casella in cui è stato precedentemente nella stessa mossa; si può ottenere la vittoria anche se l’avversario non è più in grado di muovere. Vagando per il Salento ho raccolto un pò di esempi riscontrabili sul territorio…
…qui siamo all’interno della trecentesca chiesa di San Giovanni, a San Cesario di Lecce, al cui interno è custodita una tomba medievale, sulla quale si può notare il gioco…
…inciso accanto ad un altro graffito celebre, la triplice cinta, che abbiamo già visto altrove.
Qui siamo a Galatina, nella corte Vinella, un luogo di singolare bellezza che invito tutti a visitare…
La corte è caratterizzata dai parapetti della scala e della balconata che si affaccia sulla corte, realizzati in pietra leccese finemente lavorata e traforata. Un cavaliere si erge all’inizio della scala…
…ed è qui che troviamo un’altra scacchiera.
All’interno di un fascinosissimo frantoio ipogeo, a Giuggianello, troviamo una singolare tavola di pietra, completamente incisa. Tra i vari simboli che essa custodisce vi sono alcune date, la più antica del 1666, la più recente del 1895, testimonianza del suo prolungato utilizzo nel secoli.
Fra i suoi simboli, spicca la “mano”, che riecheggia il passaggio di pellegrini e viandanti…
…mentre qui si trova la nostra scacchiera…
…l’ho ricalcata su photoshop per evidenziarne i contorni.
Un altro esempio si trova sulla parete esterna della chiesa matrice di Cannole…
…mentre qui sopra siamo all’interno della chiesa Madonna Assunta, a Giuggianello: la scacchiera si trova accanto ad una stupenda nave graffita che stava attirando maggiormente la mia attenzione (vedi qui), così nella foto non mi è venuta interamente!
Qui sopra una segnalazione dell’amica Marta Cocola: si trova in via Isonzo a Muro Leccese, di fronte alla cappella di San Giuseppe. Concludo la mia ricerca (per ora!) segnalando quest’altro esempio, sulla parete esterna della chiesa di Maria SS. Incoronata ad Acquarica di Lecce, però mi piace citare il contributo dell’amico Salvatore Musio, che ha annotato la presenza della scacchiera anche all’interno della cripta del Duomo di Lecce…
…collocata su una panca in pietra (io non ne ero a conoscenza, presto ci tornerò!)…
…e poi il bellissimo esempio situato sulla balconata interna del castello di Tutino (Tricase), una fortezza tardo medievale ristrutturata nel Rinascimento, che mi era completamente sfuggito! Ringrazio quindi Salvatore per avermi permesso di condividere questa sua foto e le sue segnalazioni. Questa terra ha sempre molto da offrire!
(I due disegni iniziali sono tratti da Wikipedia, da cui ho attinto anche per le notizie)
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