Nel panorama rupestre salentino c’è incastonato un luogo solitario situato appena fuori Specchia, sui rilievi intorno alla cittadina.
In particolare, in un ricco contesto tutto da approfondire, c’è un luogo singolare, la cui età e funzione è da accertare. Nonostante la vegetazione infestante è possibile visitarlo e prendere visione delle sue dimensioni. Un corridoio di accesso lungo 8 metri e mezzo ci porta in una vasta sala perfettamente circolare, dal diametro di 5 metri e 80. Tutto l’ambiente è scavato nella roccia, il muro più all’interno della struttura è alto 3 metri, e quest’altezza viene poi a degradare man mano che ci si riporta verso l’uscita, dove si assottiglia fino al piano di calpestio. All’interno della sala circolare, sulla destra si apre una porticina, alta 1 metro e 30 e larga appena 85 cm. Si tratta di un piccolo vano, anch’esso circolare, dal diametro di un metro e mezzo. La piccola volta è crollata, oppure vi è stato applicato volutamente un foro. Se anche la grande sala circolare aveva una copertura in origine, doveva trattarsi di una struttura a tholos, tipica delle antiche civiltà, ma di cui oggi non resta traccia. Il prof Luigi de Mitri, presente assieme a me nella escursione in cui sono tornato in questo luogo dopo 10 anni, ha fatto un parallelo con la tomba di Agamennone, a Micene. Le dimensioni in questo caso sono minori, ma il disegno architettonico sembra identico, con un dromos di accesso, una sala circolare ed un’altra più piccola posta lateralmente. Difficile capire se si tratta di una tomba anche questa e sopratutto stabilire la sua datazione. Il contesto tutto attorno è del massimo interesse. A pochi passi da questa struttura c’è una cisterna scavata nella roccia, con l’interno intonacato. E poi altri due vani ipogei, abbastanza piccoli, che sembrano dei semplici ripari. In uno c’è un sedile che corre sul perimetro del muro, su cui sono incise alcune croci molto profonde. Nell’altro non si nota altro, che due nicchie per le lampade di illuminazione. Accanto alla tholos passa una strada lastricata, che sembra molto antica. La via prosegue per più di un chilometro, e passa accanto all’oratorio di Sant’Angelo, di cui oggi restano pochi ruderi, un tempo anche una chiesa dedicata al culto di San Michele. Tutto resta nascosto nella macchia mediterranea, in luoghi silenziosi dove la memoria dell’uomo è antica e ormai perduta. E attende qualcuno che possa farla riemergere dal tempo.
ALESSANDRO ROMANO (chi sono)
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Leave a reply