E’ stretta tutta attorno al suo Palazzo Baronale, la cittadina di Noha, antica memoria delle genti del Salento, situata nel cuore di questa piccola penisola.
Un tempo questa era la residenza del Barone De Noha. Fra Leandro Alberti che vide questo piccolo castello, in una sua opera del 1525, lo ricorda come il fortissimo Castello di Noia posto in forte loco. Era a pianta quadrata, dotato di bastioni sui quattro angoli. Una delle sue torri originarie è situata nel giardino retrostante il palazzo. Tuttora presenta tutti i requisiti della torre di avvistamento e di difesa. Con il prospetto principale rivolto verso Nord, quindi verso l’antica strada, la torre s’innalza su due piani a pianta quadrangolare e raggiunge 10 metri di altezza. Una scala risolta in un’unica rampa lievemente incurvata verso Est, è poggiata su un’arcata a sesto acuto ed è munita di ponte levatoio. Sul terrazzo di una delle corti di questa grande casa baronale si trovano le Casiceddhre, ovvero le casette. Costruite da mastro Cosimo Mariano alla fine dell’800, proprio dove viveva con la sua famiglia, hanno un grande valore artistico, infatti sono state classificate al secondo posto dopo la Basilica di Santa Caterina di Galatina dai “Luoghi del cuore-FAI” di questo territorio. Purtroppo, negli ultimi anni, l’abbandono sta lentamente facendo crollare questo piccolo mondo antico, ricostruito in miniatura con somma perizia dal suo creatore, come se avesse voluto dar vita ai palazzi e le corti del suo mondo di allora, con una forza ed un amore abbagliante. La Casa rossa è sempre stata di pertinenza del Castello, solo da qualche anno ha cambiato proprietario. E’ un’architettura assai intrigante, che lascia incantato il visitatore. Di fronte è la chiesa matrice di San Michele Arcangelo, ricostruita più volte nei secoli, erede di una chiesa molto più antica. Tutta Noha ha forse avuto origine da Masseria Colabaldi, sorta nel 1595 come si deduce dalla data incisa sul prospetto principale. Fu edificata dal conte Nicola Baldi che acquistò un terreno di pertinenza di una comunità monastica. Costruendo la masseria fu inglobato quanto rimaneva della chiesa e del convento di San Teodoro distrutti dai Turchi nel 1480. L’antico complesso religioso risaliva attorno all’annoi Mille. L’angolo più a nord dell’attuale masseria presenta mura spesse due metri: con molta probabilità prima del convento doveva esserci una torre di presidio romano a guardia della Noha messapica, un abitato che si estendeva nella pianura in contrabbasso della masseria da circa il 300 a.C. L’abitato venne raso al suolo dai Vandali, nel 500. Tutto il terreno intorno mostra ancora oggi cocci e blocchi di epoca Romana, e poi quello che chiamano il menhir di Noha, usato come sedile dai contadini in epoche recenti. Marcello D’Aquarica, con l’aiuto di altri studiosi, locali e greci, hanno tradotto il testo di un’iscrizione presente sul monolite. Che mostra caratteri dell’alfabeto messapico e greco antico. Risulta essere, secondo loro, un nome femminile: Erthyanna. Una spada fu ritrovata più di cent’anni fa nella Masseria Colabaldi, insieme a tutta l’armatura di un soldato, oggi non più esistente. E’ in acciaio. Pesa quasi un chilo. E’ lunga circa un metro. La lama è affilata da una sola parte, eccetto la punta che è tagliente da ambo le parti. Potrebbe essere una spada che risale al XIII secolo. A testimonianza di quanto un piccolo borgo come Noha abbia ancora molto da raccontare.
ALESSANDRO ROMANO (chi sono)
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