Amalfi si arrampica da migliaia d’anni sopra una delle scogliere più belle al mondo. In origine era un villaggio, in epoca greca, poi divenne romana, ma fu nel Medioevo che divenne la famosa Repubblica Marinara conosciuta in tutto il Mediterraneo.
I suoi marinai furono i primi a usare la bussola, nel porto si costruivano imponenti galee, ed oggi questo grande arsenale è diventato uno splendido museo, che ci riporta ai fasti di questa straordinaria città. E’ da qui che partiamo, alla riscoperta di questo grandioso passato. Una grande nave occupa buona parte di questo ambiente, fra cui scorriamo, di emozione gonfi, come onde del mare, tra antiche pagine di manoscritti, e statue cinquecentesche, provenienti dalle grotte monastiche amalfitane, come questa, di San Pietro apostolo. Qui vediamo alcuni sestanti, ossia gli strumenti, provenienti dalla storica scuola nautica di Amalfi, che servivano per misurare l’azimut degli astri, e quindi la latitudine geografica. Qui notiamo alcuni Tarì, le monete usate dagli amalfitani, che risalgono all’XI secolo. La presenza dei Romani è testimoniata da una grande quantità di reperti di ogni genere, che risalgono a I e II secolo d.C., come sarcofagi, ceppi di ancore, capitelli, fusti e frammenti di colonne, oppure questa urna funeraria, che riporta l’iscrizione con la dedica sepolcrale al servo imperiale Impetratus, amministratore dei beni pubblici della città, posta da sua moglie. E poi ci sono i resti di un acquedotto, che assieme ad una villa Romana che esisteva fino ai tempi dell’eruzione del Vesuvio, ci danno la conferma che la storia di Amalfi sia molto antica. Notevoli i reperti della città medievale, di cui sono stati salvati diversi elementi architettonici, come questo fregio in cui vediamo Giona, sulla sua nave, assalito dal mostro marino. Interessante questa anfora globulare, su cui si nota un graffito islamico che ne indicava la capacità, tracciato da una lettera dell’alfabeto greco a forma di tridente: risale al X secolo e proviene dal mar di Marmara. La visita al complesso imponente del duomo cittadino è appassionante. Il chiostro risale al 1266, e i suoi costruttori, partendo da influenze islamiche e bizantine, ne hanno fatto un’opera straordinariamente unica. Sfiliamo fra cappelle, sarcofagi e reperti antichi, e affreschi, dove tutto è ancora vivido di Storia. Dove oggi è nato un Museo, adiacente la Cattedrale. Interessante questa portantina del Settecento, di legno scolpito, laccato e dorato: le scene raffigurate sono di difficile interpretazione, forse rappresentano il sunto di una novella. In passato fu attribuita ad una produzione cinese, invece recenti studi indicano una manifattura napoletana. Intensa, questa scultura che rappresenta Sant’Andrea, in legno scolpito e laccato che risale al 1250. Santi e reliquiari adornano questo Museo di ogni bellezza. Paliotti di altare, ante di armadio finemente decorate, statue e affreschi ci accompagnano verso la cripta del Duomo, decorata in modo sgargiante. Risaliamo, e osserviamo l’interno della Cattedrale, che col suo splendore ci fa ben capire l’importanza che ebbe questa città, almeno fino a quando un terribile terremoto sull’isola dello Stromboli generò uno tsunami che si abbatté sul porto di Amalfi, distruggendolo e insabbiandolo. Una catastrofe che, nel 1343, portò il declino a questa gloriosa repubblica marinara.
ALESSANDRO ROMANO (chi sono)
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