Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La chiesa di S.Donato a Latiano e il Tarantismo nel Salento

La chiesa di S.Donato a Latiano e il Tarantismo nel Salento

Siamo nelle campagne di Latiano. Fonti documentali del 1099 attestano l’esistenza di una chiesa in loco, la cui originaria costruzione si fa dunque risalire a tempi precedenti.

Appartenente all’antico casale di San Donato di proprietà della famiglia Francone, poi passato tra i beni del Capitolo di Latiano, la chiesa si presenta ad aula unica, con il tetto completamente rifatto nell’ultimo secolo. Gli unici affreschi sopravvissuti si trovano nella zona absidale, e risalgono al Settecento: raffigurano San Donato, e la scena del suo martirio. Questo luogo è stato lungamente frequentato, come la più famosa cappella di Montesano salentino, da chi chiedeva l’intercessione del santo taumaturgo, per guarire da malattie mentali, epilessia e anche dai tarantolati, agognato esorcismo in voga in tutto il Salento fino alla metà del Novecento. Nell’abside si può notare affrescata, in maniera simbolica, la tela del ragno. Che il luogo sia stato incessantemente meta di pellegrini lo si può capire dai tanti anelli di pietra incastonati nella struttura, che servivano a legare i cavalli dei viandanti, e poi i locali a disposizione della chiesa, che certamente non erano di pertinenza esclusiva del custode-sacerdote, e magari ospitavano anche pellegrini. Oggi gli ambienti sono in rovina, salendo al primo piano si nota che non c’è più il tetto, costituito da travi in legno, come era certamente anche per la chiesa. Le stanze erano dotate di camino per il riscaldamento. In fondo, si arriva ad un loculo di modeste dimensioni, forse il giaciglio del sacerdote. Questi luoghi di speranza per tanta gente che nei secoli vagava per il Salento alla ricerca della salvezza fisica e morale non sono molti. Oltre a questo citiamo la chiesa di San Pietro, a San Pietro Vernotico, dove sul lato sinistro del tempio, c’era collocato anticamente un pozzo dall’acqua miracolosa, che serviva a guarire le ferite dei morsi delle tarantole. Oggi il pozzo è stato murato. A Galatina invece il pozzo è sopravvissuto, associato alla nota cappella di San Paolo. Ma un rito ed un luogo identico c’era anche ad Acaya, dove esiste ancora la chiesetta. Molto meno noto è invece un luogo che si trova sulla serra di Supersano, la chiesa rupestre della Madonna della Coelimanna. Antonio Carafa, vescovo di Ugento, alla fine del 1600 decise di chiudere questo santuario perché aumentavano di continuo i riti di esorcismo: da ogni dove giungevano qui le genti, accompagnando gli ossessi per avere la salvezza dalla Madonna Coelimanna, ossia la manna del cielo. L’anno sul portale 1746 è la data della riapertura al culto del santuario, che da allora celebrò in rito latino, rispetto a quello greco ortodosso con cui era nato secoli e secoli prima. Questa storia ci riporta alla vita passata nel Salento, secolarmente afflitto nelle sue genti da queste malattie, dell’animo e del corpo, che tanto hanno segnato gli abitanti dell’antica Terra d’Otranto.

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

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