Pochi monumenti, in Italia e nel mondo, possono coralmente elevarsi a universo a sé stante come le chiese di Lecce. Un microcosmo indipendente, cresciuto a dismisura, sfoggiando arte ad ogni mattone, in quella che è definita anche “la città chiesa”.
In questo sontuoso viaggio visivo faremo una completa panoramica di queste meraviglie, che portano Lecce sul piano delle città più blasonate, meta irrinunciabile per tutti gli amanti del bello, per ogni fedele dei numerosi Santi che in questi luoghi hanno trovato dimora eletta in terra. Procederemo casualmente, per non dare risalto ad una piuttosto che ad un’altra, e perché qualsiasi visitatore che giunga qui non faccia solo un breve itinerario turistico ma vada singolarmente a cercare ognuno di questi incomparabili monumenti.
Qui siamo nella chiesa del Carmine. Opera dei grandi architetti Giuseppe Cino e Mauro Manieri, che vi lavorarono a partire dai primi anni del 1700. L’edificio ne sostituisce un altro più antico che i Padri Carmelitani avevano dedicato alla Vergine del Carmine. Attualmente l’area intorno al chiostro è sede del Rettorato dell’Università del Salento.
La chiesa del Gesù, voluta nel 1500 dai Padri Gesuiti, oltre l’austera facciata nasconde un interno sfolgorante di barocco, preziose tele, e sopratutto le reliquie di San Bernardino Realino.
La chiesa di Santa Irene, la patrona della città fino al 1656, prima di essere sostituita da Sant’Oronzo, fu costruita a partire dagli ultimi anni del 1500. Ha un impianto a croce latina, dimensioni veramente monumentali e altari di sfolgorante bellezza.
Anche la chiesa della Madonna di Costantinopoli, nota anche come chiesa di Sant’Angelo, è una sfarzosa costruzione barocca alla cui costruzione partecipò anche il celebre architetto Zimbalo. Particolari sono i resti dell’antichissima chiesa di Santa Lucia, oggi non più esistente, che sono conservati nella sagrestia.
La chiesa di Santa Teresa risale al 1600, fu voluta dai Padri Carmelitani scalzi e alla sua costruzione partecipò Giuseppe Zimbalo, di cui c’è anche la sua firma, nascosta sotto un altare. Particolare la gigantesca statua di Sant’Oronzo, di cartapesta, realizzata dal grande maestro ottocentesco Achille de Lucrezi.
Ed ora siamo al cospetto del più celebrato monumento barocco leccese, la Basilica di Santa Croce. Eretta a partire dal 1549, alla sua costruzione parteciparono i più grandi artisti leccesi, come Cesare Penna e Francesco Antonio Zimbalo. Del primo è rimasta anche la sua firma, anche se ben nascosta sulla parte alta della facciata. La chiesa è un inno al barocco.
Lecce. Basilica di Santa Croce, interni.
L’abside di Santa Croce è inglobato nelle successive costruzioni, e dall’interno di una di esse se ne può notare uno scorcio!
Altra celeberrima costruzione è la chiesa dei santi Niccolò e Cataldo. Costruita dai Normanni nel 1180 fu poi risistemata dai padri Olivetani. L’interno custodisce pregevoli affreschi.
Siamo nelle campagne a nord di Lecce, non si può evitare una visita in uno dei luoghi simbolo del medioevo di questa città. Presente già dall’anno 1000, intorno ad essa si svilupparono i fiorenti casali su cui si basava gran parte dell’economia della città.
Siamo nella spettacolare Piazza Duomo, una delle rare piazze chiuse d’Europa, che custodisce anche uno dei campanili più alti del continente. La cattedrale fu costruita già durante l’anno 1000, più volte ristrutturata, contiene smisurati tesori d’arte, ed è collocata in uno scenario architettonico di sublime bellezza.
Qui siamo nel Convento di San Domenico fuori le Mura, edificato nel 1400 e oggi sede dell’importante Fondazione Memmo, che l’ha restaurato e riportato in vita. Questo insigne monumento è stato sede di una famosa disputa fra i Domenicani che abitavano qui e quelli che stavano a Porta Rudiae, sedata da Maria D’Enghien in persona, che li invitò energicamente a risolvere le loro liti.
Chiesa della Madre di Dio, meglio nota come chiesa delle Scalze, accoglie il culto sentitissimo per San Filippo Smaldone. Ancora oggi, queste chiese seicentesca è viva e attiva grazie alle suore che qui esercitano il loro servizio di carità.
Chiesa di Sant’Anna, costruzione del 1600, probabilmente legata all’architetto Zimbalo. Adiacente all’edificio l’ex Conservatorio, legato alla presenza delle giovani donne dell’aristocrazia leccese.
L’interno custodisce pregevoli tele settecentesche, sontuosi altari ed un preziosissimo soffitto ligneo, decorato con motivi geometrici.
Chiesa di Santa Chiara, la cui prima costruzione risale al 1400. Fu ristrutturata per intero durante il 1600, e conserva all’interno ogni sorta di bellezze artistiche.
La chiesa di San Giovanni Battista al Rosario risale al 1388, cioè quando arrivarono i Domenicani a Lecce, e qui si stanziarono, a pochi passi da Porta Rudiae. L’attuale edificio tuttavia è il risultato del lavoro di Giuseppe Zimbalo alla fine del 1600.
Questa chiesa è attigua allo storico convento dei domenicani di Porta Rudiae, di cui sono rimasti bellissimi affreschi.
Chiesa di Santa Maria dell’Idria, complesso costruito sul finire del 1500 appena fuori le mura, dopo Porta Rudiae.
La chiesa di San Marco fu costruita dalla colonia dei mercanti veneziani, durante il 1500, che qui avevano una fiorente attività commerciale. Fu salvata da un generoso gruppo di uomini di cultura, capeggiati da Cosimo De Giorgi, durante il 1800.
Il ritrovamento di un importante affresco della Madonna, datato 1300, fu la causa della costruzione della Chiesa di Santa Maria della Grazia, durante il 1500. Le sue fondamenta poggiano su una parte dell’anfiteatro romano.
Siamo a San Francesco della scarpa, chiesa costruita durante il 1500. Una leggenda narra che San Francesco d’Assisi passò da qui, durante il suo viaggio che lo portò in Terrasanta.
La presenza di tutti questi monumenti lascia pensare una esemplare devozione della cittadinanza alla Chiesa. Non fu sempre così. Nel 1711 le corti di mezza Europa non facevano che parlare del famoso “Interdetto di Lecce”, una sorta di scomunica fulminata dal Vescovo della città verso tutti gli abitanti, che così, non poterono essere battezzati, non poterono fare la comunione, sposarsi. Persino i morti non potevano ricevere l’estrema unzione, né essere sepolti in terra consacrata. Successe che la popolazione, ridotta alla fame dagli stenti e dalla povertà, di fronte invece ad un potere ecclesiastico, ed uno sfarzo, che non conosceva limiti, neanche nel richiedere comunque le sue tasse alla gente che non ne poteva più, si ribellò. Il Vescovo tenne la cittadinanza scomunicata fino al 1719, un caso molto raro nella storia della Cristianità.
Per ulteriori informazioni su questi monumenti leccesi, c’è la pagina sulla Chiesa di San Giovanni Evangelista, la città di Lecce, e di prossima pubblicazione la seconda parte di questa rassegna.
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Leave a reply