Rudiae, un nome che in Salento suona potente come un mito antico, irradia fascino dai libri che la raccontano! Eppure in molti, troppi, sono ancora che non conoscono la sua storia, sopratutto ora che le sue mura stanno riemergendo da secoli di oblio e abbandono. Una città che ha vissuto dal VII secolo a.C. alla tarda età romana, è uno dei siti archeologici più importanti dell’intera penisola salentina. E’ nota soprattutto per aver dato i natali al grande Quinto Ennio (239-169 a.C.), denominato da Cicerone il padre della letteratura latina.
Con l’abbandono dell’insediamento messapico situato presso l’odierna Cavallino nella prima metà del V secolo a.C. Rudiae assunse un ruolo di riferimento territoriale , tanto è vero che nel IV secolo a.C. venne munita di una cinta muraria lunga circa 4 km che includeva un’area di 100 ettari. A seguito della conquista romana del Salento nella prima metà del III secolo a.C., Rudiae appare in un progressivo declino a vantaggio di Lupiae (l’attuale Lecce, da cui dista circa 3 km).
Rudiae, a name that sounds powerful in Salento as an ancient myth, radiates charm from the books that tell it! Yet many, too many, are still not aware of its history, especially now that its walls are re-emerging from centuries of oblivion and abandonment. A city that lived from the 7th century BC to the late Roman age, it is one of the most important archaeological sites of the entire Salento peninsula. It is known above all for having given birth to the great Quintus Ennio (239-169 BC), named by Cicero the father of Latin literature. With the abandonment of the Messapian settlement located near today’s Cavallino in the first half of the 5th century BC Rudiae assumed a role of territorial reference, so much so that in the fourth century BC it was equipped with a wall about 4 km long that included an area of 100 hectares. Following the Roman conquest of Salento in the first half of the 3rd century BC, Rudiae appears in a progressive decline to the advantage of Lupiae (the current Lecce, which is about 3 km away).
Ad Età imperiale (I-II secolo d.C.) è databile la costruzione dell’anfiteatro che fu adattato ad una dolina naturale (sotto una ricostruzione, che gli archeologi del Parco mostrano ai visitatori)…
L’edificio presenta una dimensione massima di 85 x 70 metri, mentre l’arena misura 50 x 35 m; la cavea ha uno spessore di 17,30 m e poteva ospitare quasi 8.000 spettatori.
The building has a maximum size of 85 x 70 meters, while the arena measures 50 x 35 m; the cavea has a thickness of 17.30 m and could accommodate almost 8,000 spectators.
La struttura dell’edificio sfrutta il banco di roccia come supporto e parte integrante del sistema di sostegno della cavea: qui, un tempo, erano visibili i sedili in pietra; la metà orientale invece, nella parte messa in luce, è costituita dal banco di roccia che è stato lavorato a formare una gradinata per ospitare le file di sedili.
L’ingresso all’arena avveniva oltre che dagli aditus, dotati di un sistema di chiusura in corrispondenza della soglia d’ingresso, dai due corridoi mediani, gli unici che raggiungevano il muro del podio permettendo il passaggio nell’area dell’arena. Questi erano probabilmente accessibili solo al personale di servizio o agli animali feroci, nell’ambito degli spettacoli che qui si svolgevano.
The structure of the building uses the rock bench as a support and an integral part of the support system of the cavea: here, at one time, the stone seats were visible; the eastern half instead, in the part brought to light, is constituted by the rock bench that was worked to form a staircase to house the rows of seats. The entrance to the arena took place not only by the aditus, equipped with a closing system at the entrance threshold, by the two middle corridors, the only ones that reached the podium wall allowing the passage in the arena area. These were probably only accessible to service personnel or ferocious animals, in the context of the shows that took place here.
La data della sua costruzione è confermata dal rinvenimento di una lastra in marmo con iscrizione riferibile alla dedica del monumento. Una prima lettura dell’epigrafe permette di leggere il nome di Otacilia Secundilla, figlia di un senatore romano di nome Marco vissuto nell’Età di Domiziano, la quale avrebbe finanziato la costruzione dell’edificio, confermando la notizia del rinvenimento, nel Cinquecento, di un’altra iscrizione con il nome dello stesso personaggio, associato al termine amphitheatrum.
The date of its construction is confirmed by the discovery of a marble slab with an inscription referable to the dedication of the monument. A first reading of the epigraph allows us to read the name of Otacilia Secundilla, daughter of a Roman senator named Marco lived in the Age of Domitian, who would have financed the construction of the building, confirming the news of the discovery, in the sixteenth century, of another inscription with the name of the same character, associated with the term amphitheatrum.
Il luogo di culto di Rudiae è situato all’incrocio tra le due strade e presenta una pianta quadrangolare di 20 x 12 m. L’edificio è realizzato con grandi blocchi di pietra e si articola in diversi ambienti comunicanti, alcuni dei quali conservano ancora intatta la pavimentazione antica. L’articolazione dei vani doveva essere funzionale allo svolgimento delle diverse attività cultuali che venivano praticate all’interno dell’area sacra. All’esterno, il complesso monumentale è delimitato da un recinto sacro, di cui si conservano vari tratti. Le indagini archeologiche della fine degli anni Cinquanta non hanno consentito di riconoscere le divinità venerate all’interno del tempio, ma il rinvenimento dei reperti archeologici ha permesso agli studiosi di proporre una datazione del complesso ad età romana repubblicana (I secolo a.C.).
The place of worship of Rudiae is located at the intersection of the two roads and has a quadrangular layout of 20 x 12 m. The building is made of large stone blocks and is divided into several communicating rooms, some of which still preserve the ancient pavement intact. The articulation of the rooms had to be functional to the performance of the various cultural activities that were practiced within the sacred area. Outside, the monumental complex is delimited by a sacred enclosure, of which various sections are preserved. The archaeological investigations of the late fifties did not allow to recognize the deities worshiped within the temple, but the discovery of archaeological finds allowed scholars to propose a dating of the complex to the Roman republican age (I century BC).
Questa è la strada lastricata che attraversava la città.
This is the paved road that ran through the city.
L’ipogeo, scoperto nel 1959, è completamente ricavato nel banco di roccia, a circa 3,5 m al di sotto del piano di campagna. La tomba costituita da un corridoio di accesso (lunghezza circa 3,40 m) provvisto di 6 gradini che conducono ad un vano centrale di forma quadrata (2,50 x 2,40 m), ai lati del quale si dispongono altri due ambienti di dimensioni pressoché simili.
The hypogeum, discovered in 1959, is completely housed in the rock bank, about 3.5 m below the ground level. The tomb consists of an access corridor (about 3.40 m long) provided with 6 steps that lead to a central square-shaped compartment (2.50 x 2.40 m), on the sides of which there are two more rooms of almost similar size.
Al momento della scoperta, le pareti del corridoio erano decorate alla base da uno zoccolo diviso in riquadri e ornato da linee diagonali che formavano un motivo a spina di pesce. Al di sopra si disponevano altri pannelli scuri e fasce dipinte con diverse gradazioni di rosso, culminanti con una cornice ionica a dentelli. Sull’architrave dell’entrata principale è collocata un’iscrizione messapica incisa e dipinta in rosso.
At the time of discovery, the walls of the corridor were decorated at the base with a plinth divided into squares and decorated with diagonal lines that formed a herringbone pattern. Above it there were other dark panels and bands painted with different shades of red, culminating in an Ionic frame with dentils. On the architrave of the main entrance there is a messapic inscription engraved and painted in red.
Nella camera centrale, sulle due pareti laterali si sviluppava una pittura a zone decorate con linee diagonali che riproducevano la medesima decorazione del corridoio; invece, la parete di fronte all’ingresso presentava un motivo geometrico di forma circolare che racchiudeva al suo interno due motivi ovali, tutti resi con tonalità rosse. La volta era decorata. Nella camera laterale a sinistra si distingueva la parte superiore di una testa umana caratterizzata dai capelli e da un orecchio appena accennati. All’interno dei vani sono state rinvenute numerose ossa appartenenti a diversi individui accompagnati da un corredo funerario che ha permesso agli archeologi di suggerire una datazione della tomba nel corso del III secolo a.C.
In the central chamber, on the two side walls there was a painting with areas decorated with diagonal lines that reproduced the same decoration of the corridor; instead, the wall in front of the entrance had a geometric motif of a circular shape which enclosed two oval motifs, all rendered in red tones. The vault was decorated. In the left side chamber the upper part of a human head was distinguished by the slightly mentioned hair and ear. Inside the rooms were found numerous bones belonging to different individuals accompanied by a funeral kit that allowed archaeologists to suggest a dating of the tomb during the 3rd century BC
Infine, dall’ipogeo provengono le due porte, in pietra locale, relative agli ambienti laterali. Intelaiature a rilievo, decorate con motivi circolari di colore bruno a simulare le teste di chiodi, suddividono le porte in due riquadri: quello inferiore dipinto uniformemente in rosso, quello superiore decorato con un motivo a clessidra, sempre in rosso, su fondo chiaro. Sono custodite all’interno del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce…
…dove si trova un’importantissima collezione di reperti che contribuisce ancora di più alla comprensione di questa città, per il visitatore.
Finally, from the hypogeum come the two doors, in local stone, related to the side rooms. Relief frames, decorated with circular motifs of brown color to simulate the heads of nails, divide the doors into two panels: the lower one uniformly painted in red, the upper one decorated with an hourglass motif, always in red, on a light background. They are kept inside the Sigismondo Castromediano Museum in Lecce … where there is a very important collection of finds that contributes even more to the understanding of this city, for the visitor.
Quinto Ennio, il primo poeta della letteratura latina, nasce a Rudiae nel 239 a.C., a circa trent’anni di distanza dalla conquista romana del Salento. Dopo aver militato nell’esercito romano nel corso della Seconda Guerra Punica (218-202 a.C.), Catone il Censore, attratto dalle sue capacità poetiche, lo conduce con sé a Roma, dove stringe rapporti di amicizia con Scipione Africano e Scipione Nasica. Celebre il suo verso dell’ultimo libro degli Annales: “Nos sumus Romani, qui fuimus ante Rudini”. Nella sua casa sull’Aventino comporrà tragedie, commedie e i 18 libri del poema epico degli Annali, che narrano in ordine cronologico gli avvenimenti della storia di Roma a partire dall’arrivo di Enea. Aulo Gellio ricorda che Ennio si vantava di possedere tre anime, dal momento che conosceva la lingua greca, osca e latina. C’è qualcuno che suggerisce la probabile casa, dove abitava il poeta, qui. Un giorno che perlustrai la zona delle mura e delle tombe della città, un amico mi raccontò addirittura di averlo visto, in una seduta spiritica… ma questa è un’altra storia! (se ti interessa, vedi QUI).
Quinto Ennio, the first poet of Latin literature, was born in Rudiae in 239 BC, about thirty years after the Roman conquest of Salento. Having served in the Roman army during the Second Punic War (218-202 BC), Cato the Censor, attracted by his poetic abilities, took him with him to Rome, where he formed friendly relations with Scipione Africano and Scipione Nasica. His verse of the last Annales book is famous: “Nos sumus Romani, qui fuimus ante Rudini”. In his house on the Aventine, he will compose tragedies, comedies and the 18 books of the epic of the Annals, which narrate in chronological order the events of the history of Rome starting from the arrival of Aeneas. Aulus Gellius recalls that Ennio boasted of having three souls, since he knew the Greek, Oscan and Latin languages.
Lo scavo dell’anfiteatro è ripreso a partire dal novembre 2014 sino al settembre del 2015, con finanziamenti POIn FESR 2007-2013 (Valorizzazione delle aree di attrazione culturale – Linea 1), ed ha permesso di riportare in luce la metà sud dell’edificio da spettacolo sino al livello dell’arena. Tra il 2016 e il 2017, il nuovo progetto di recupero e valorizzazione dell’area archeologica di Rudiae, finanziato con fondi FSC 2007/2013, ha consentito di riportare alla luce il settore settentrionale del monumento e di effettuare un primo intervento conservativo delle strutture murarie, oltre al riposizionamento in situ di alcuni blocchi. Le attività sul campo, con il coordinamento scientifico di Francesco D’Andria, dirette dagli architetti Enrico Ampolo e Roberto Bozza, sono state effettuate dalle imprese Nicolì SpA (2014-2015) e De Marco SRL-Lithos SRL (2016-2017), con l’assistenza archeologica della società Archeologia Ricerca e Valorizzazione SRL (A.R.Va), spin-off dell’Universiotà del Salento. Ringrazio il caro amico Dario Sergio Corritore per la passeggiata che mi ha regalato un giorno fra queste pietre cariche di storia. E suggerisco a tutti gli interessati che vogliano visitare il Parco Archeologico di contattare la pagina web del sito ufficiale di Rudiae (clicca QUI). Tutte le notizie che avete letto qui, sono state tratte dallo stesso sito.
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