Palmariggi, un nome un borgo legato alla Madonna, secondo la tradizione che racconta come dopo la presa di Otranto del 1480, gli abitanti del casale di San Nicola invocarono la sua protezione, ed Ella comparve impugnando una palma, con al seguito un esercito. I turchi, temendo che stesse per sopraggiungere l’esercito guidato da Alfonso d’Aragona si allontanarono e la popolazione fu salva.
Facciamo un viaggio alla sua scoperta!
Come i dintorni, il suo territorio fu frequentato sin da epoche remote, come testimoniano i megaliti presenti nel territorio, Palmariggi si sviluppa come nucleo abitato solo nel Medioevo e le prime notizie certe si hanno a partire dal 1269 allorché Calo I d’Angiò divise il feudo concedendone una metà a Giovanni Garzia de Lombier.
Nel periodo bizantino, il territorio conobbe la presenza dei monaci italo greci.
Il castello aragonese, era parte di un ampio sistema difensivo destinato a proteggere la vicina città di Otranto. Nel XV secolo, epoca di costruzione dell’edificio, Otranto rivestiva infatti un ruolo importantissimo sul territorio. La fortezza, della quale rimangono solo due torrioni circolari collegati da una cortina in parte crollata, era a pianta quadrata. Agli angoli, quattro torri (tre circolari e una quadrata), ne garantivano la difesa. Circondata da un fossato, ancora visibile nella prima metà del secolo scorso, risultava accessibile attraverso un ponte levatoio. All’indomani della tragedia di Otranto, questa fortezza fu oggetto di sostanziali modifiche volte ad adeguarne la struttura alle nuove esigenze militari, conseguenza dell’utilizzo sempre più preponderante delle armi da fuoco.
All’interno dei torrioni, la volta è un piccolo capolavoro.
Quel che resta del castello è oggi oggetto di attività culturali.
Visione della chiesa matrice dalla torre del castello, durante una serata della celebre sagra Lu paniri te e site, dedicata alla melograna.
Altri scatti particolari, dal castello di Palmariggi.
La chiesa matrice è dedicata a San Luca Evangelista e sorge sulle fondamenta di un edificio medievale. Fu eretta nel Settecento.
L’interno, a navata unica con volta a stella, è decorato con stucchi e altari dedicati a San Giuseppe, la Madonna di Lourdes, la Madonna del Rosario e la Trinità.
In controfacciata questa grande tela che raffigura la cacciata dei mercanti dal tempio.
San Pietro e San Paolo campeggiano dietro l’altare principale.
Come in ogni chiesa madre della diocesi di Otranto, si trova una reliquia che ricorda i Santi Martiri di Otranto, e la loro tragedia.
La chiesa di Maria Santissima della Palma, venne riedificata nella metà del Settecento su una struttura di rito greco a tre navate risalente ad almeno tre secoli prima. Sorge proprio nel luogo in cui, secondo la tradizione, apparve la Madonna impugnante la palma per liberare il paese dalla minaccia turca. Sui lati della sobria facciata, due nicchie ospitano le raffigurazioni di Santa Teresa del Bambin Gesù e di San Nicola.
L’interno, a navata unica rettangolare, possiede una copertura a spigolo decorata con stucchi, ed è tutto decorato in stile rococò.
Sul muro esterno della chiesa si “leggono” varie iscrizioni lasciate qui da secoli nei viandanti, e disegni non facilmente leggibili.
Lasciando il borgo, possiamo fare una bella scoperta nelle campagne…
…giungendo su una piccola altura, in un paesaggio ameno.
Siamo alla cappella della Madonna del Monte, è una piccola costruzione cinquecentesca, rimasta miracolosamente intatta, caratterizzata esternamente da un piccolo campanile a vela. E’ intitolata alla Madonna di Costantinopoli. Possiede una copertura a spioventi con tegole e canne. Fu interdetta al culto dal vescovo Morelli nei primi decenni dell’Ottocento per le precarie condizioni statiche e per l’esiguità delle dimensioni. Tuttavia la frequentazione dell’edicola non cessò e ogni primo martedì di marzo, giorno della festa, si usa ancora recarsi in pellegrinaggio.
Da notare nell’affresco l’immagine tipica della chiesa in fiamme e l’assalto turco, che ricorre con l’immagine venerata.
Da qui si vede bene il borgo…
Il tetto “a cannizzu” è rimasto intatto. Esternamente è ricoperto da tegole, come nella più classica costruzione di quel periodo.
Intorno, vari segni sulla roccia, a testimonianza dell’antica frequentazione: tombe…
…alcune in vista e altre nascoste dalla vegetazione, persistono ancora, oggi vuote.
Per il magnifico Santuario della Madonna di Montevergine vi rimando ad un meritatissimo approfondimento!
In questi campi meravigliosi, sopravvive una suggestiva edicola votiva, antica e ricavata in un unico blocco di pietra…
…è un piccolo tesoro del Salento, una volta assai diffuso (vi rimando ad un altro approfondimento).
Oltre al menhir di Montevergine, pare che anche questo monolite sia un altro esempio della cultura megalitica, oggi rimasto in un moncone. Ma chissà quanto ancora ha da far vedere questo borgo e le sue campagne, per ogni visitatore che qui giunga, in cerca di bellezza.
(info tratte da wikipedia)
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