Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La Battaglia di Lepanto

La Battaglia di Lepanto

Lepanto! Il nome di questa battaglia echeggia ancora rullante dai libri di storia, il grande scontro campale che vide i Turchi arrestare la loro roboante marcia verso l’Occidente cristiano contro le navi della Lega Santa, vive ancora oggi nella impossibile convivenza di due civiltà nate “contro”.

Il 7 ottobre 1571, nelle acque di Lepanto, superato il canale d’Otranto, presso le coste della Grecia, ebbe origine questa battaglia, appena due mesi dopo la carneficina di Famagosta, che aveva lasciato il Mediterraneo in mano ai Turchi. Al culmine di scorrerie che avevano messo in ginocchio le coste dell’Italia meridionale, e in particolare del Salento. L’iconografia della Madonna del Rosario (giorno in cui si svolse la Battaglia) è infatti molto diffusa nella penisola salentina. Se ne trovano molti casi, come ad esempio a Serrano…

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…si notano sempre al di sotto della Madonna le navi, in pieno scontro.

Qui sopra siamo nella cappella della Madonna di Costantinopoli di Calimera…

…e qui invece a Montesardo…

…dove l’opera è ancora più vivida nei colori. Si nota anche la bandiera turca, con la mezzaluna, issata sulla nave.

Chiesa di Santa Maria della Strada, Taurisano

Chiesetta della Madonna del Monte, Palmariggi

Molto particolare è l’affresco custodito all’interno della Cappella della Madonna di Leuca, a Soleto. Nell’iscrizione dedicatoria, che sovrasta l’immagine della Vergine, è riportata la data in cui è stato realizzato l’affresco: 1766…

a sinistra del Bambino vediamo alcune navi turche avvistate dagli armigeri della Torre Vecchia che nel 1576 era armata e posta a 11 metri sul livello del mare…

in alto a destra è raffigurato il santuario della Madonna di Leuca, collocato sul promontorio di Punta Meliso. S’intravede un edificio con gli archi popolato di persone, la colonna votiva del ‘600 e il campanile a vela. Sotto, nel mare, una flotta cristiana composta da quattro galere sulle quali svettano le bandiere con le croci cristiane (Ringrazio don Luca Matteo per avermi segnalata questa opera, che avevo letteralmente dimenticato nel mio archivio personale).

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Sopra, siamo davanti ad una tela degli anni 70 del 1500, custodita all’interno della chiesa madre di Soleto.  Prima dello scontro, pare che Don Giovanni d’Austria (il comandante della Lega Cristiana) si fece fare un pronostico, come si usava a quei tempi, da Matteo Tafuri di Soleto, un personaggio maiuscolo e ancora poco noto: coltissimo, frequentava le grandi corti europee ed il Papa, ma al suo paese, che in generale era visto come covo di stregoni e “macari”, veniva guardato con sospetto dal popolino. Non si sa se venne proprio Don Giovanni, o una sua ambasceria, fatto sta che il Tafuri predisse la grande vittoria cristiana. In questa tela, insieme alla Madonna del Rosario, si vedono tutti i protagonisti della Battaglia di Lepanto, fra cui, col tipico copricapo rosso della Sorbona (Parigi), Matteo Tafuri.

Nella tela posta dietro l’altare maggiore della chiesa dei Domenicani a Tricase, troviamo alcuni protagonisti della battaglia, come il papa Sisto V, promotore della Santa Lega, e il Re di Spagna, Filippo II…

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Anche nell’affresco qui sopra (chiesa matrice di Corigliano d’Otranto) ritroviamo i protagonisti della Battaglia, raffigurati sotto il manto della Vergine del Rosario.

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Sopra, nella foto di Francesco Guadalupi, siamo a San Vito dei Normanni, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, dedicata a questa storica battaglia. Si tramanda che un gruppo di sanvitesi abbia partecipato alla Battaglia di Lepanto. Il loro ritorno incolume diede una spinta alla costruzione della nuova chiesa della città, all’epoca ferma poco sopra le fondamenta appunto “S. Maria della Vittoria”. Questa tela, su cui molto si è discusso (cm. 450 x 300) la raffigura. E’ stato spesso ripetuto dagli storici locali che provenga dalla scuola del Tiziano, portata a S. Vito dal committente dell’opera Ruggiero Danusci che compare anche nel dipinto.

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Qui sopra invece siamo fra le mura del bellissimo convento dei Frati Minori, a Ugento (che attualmente ospita l’importante Museo Archeologico), dove c’è un altro esempio affrescato…

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Tuttavia, nel Salento, esistono almeno due casi in cui è precisamente raffigurata la Battaglia. Il primo è stata, personalmente, una delle più belle scoperte del prof. Paul Arthur (Università del Salento), che ha ritrovato all’interno del frantoio dei Protonobilissimo, a Muro Leccese, un grandioso graffito, che occupa un’intera parete, che riproduce minuziosamente tantissimi particolari. Cominciamo da una grande rappresentazione di città fortificata, e del suo porto. Siamo a Messina: la città da dove partì la spedizione!

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Per fugare il dubbio, osserviamo il nome della città, che sventola in una bandiera posta in alto fra le torri: “Miscina”.

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E poi navi, d’ogni tipo e grandezza…

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Anche le torri cittadine sono realizzate con estrema cura. L’epigrafe d’accesso al frantoio reca la data 1602, cioè 30 anni dopo la Battaglia: niente di più facile che il nachiro di questo frantoio, abbia partecipato in gioventù allo scontro e poi riportato con dovizia di particolari tutto ciò che vide. Probabile che facesse parte del contingente partito dal Salento, proprio da Muro Leccese. Ma per i dettagli di quest’opera grandiosa vi invito a leggere l’apposito reportage. 

Suggestiva la statua che raffigura don Giovanni d’Austria, il capo della Lega, che si trova su uno dei meravigliosi altari della Basilica di San Giovanni Battista al Rosario, a Lecce.

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Spostiamoci però a Gallipoli, perché qui avremo il quadro completo. La flotta della Santa Lega passò da qui, proprio davanti a questo tratto di mare, davanti all’isola di Sant’Andrea…

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Davanti a queste acque si erge la Chiesa di San Domenico al Rosario, la vediamo sulla destra nella foto sotto…

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…una chiesa in cui si conservano importanti testimonianze di quel periodo. C’è il ritratto di Don Giovanni d’Austria, il comandante della flotta, il figlio dell’imperatore Carlo V, che aveva ricevuto il difficile incarico di tenere unite le diversissime anime che costituivano la Lega: è raffigurato sotto la Madonna della Vittoria, e lo si riconosce dalla corazza che si vede sulle sue gambe e la spada al fianco.

C’è l’albero genealogico dell’intera famiglia reale spagnola…

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L’affresco della Battaglia di Lepanto andrebbe urgentemente restaurato, per non perdere il suo enorme valore storico.

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Se si osserva bene si può scorgere il vero profilo della Gallipoli del 1500! L’amico Giuseppe Bernardi (Museo della Civiltà contadina del Salento, Tuglie), vecchio conoscitore di storia e agricoltura di questa terra, mi spinge a ricordare che l’affresco del Convento dei domenicani in Gallipoli ed un altro nella Cattedrale ricordano che don Giovanni d’Austria si fermò in rada per fare scorta di limoni anti scorbuto varietà Veracetto di Gallipoli. Dopo la vittoria di Lepanto ripassò da Gallipoli per farne ancora scorta. E’ piacevole ricordare che un pregiato prodotto agroalimentare del Salento abbia contribuito ad una grande vittoria della Cristianità.

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La Battaglia di Lepanto fu vinta dai cristiani, ma non portò la convivenza. Le due civiltà, purtroppo, continuano a scontrarsi ancora oggi, senza che si possa intravedere nemmeno un lumicino di speranza di pace.

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In coda a questo piccolo reportage, allego la mia personale rivisitazione storica, tratta dal romanzo “L’Alba del Difensore degli uomini”: un cortometraggio, nel quale attraverso un personaggio inventato (appunto il nachiro del frantoio di Muro Leccese, co-protagonista del romanzo storico HIPPIKON), ripercorro visivamente questo territorio negli anni di questa grande battaglia.

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