San Pietro degli Schiavoni è un antico quartiere di Brindisi, oggi noto per un importantissimo sito archeologico che arricchisce la vista della città Romana. Si chiama così per via di una chiesa dedicata al San Pietro, frequentata dagli abitanti di origine slava e albanese che qui emigrarono in massa già alla fine del ‘400, probabilmente per la conquista della penisola balcanica ad opera dei Turchi.
Della chiesa non restano tracce, ma alcune fonti storiche individuano l’apertura al culto nel XIII secolo.
Nel 1966 alcuni grossi interventi edilizi riportarono in vista un’importante scorcio della città romana: strutture murarie, pavimenti di abitazioni ed anche il lastricato di una via. Un’intera insula brindisina riemergeva, dopo il terremoto che l’aveva spazzata via nel 1456. Così, l’originario progetto di edificare il nuovo cinema-teatro della città, dovette essere ridisegnato, ed inglobò questi scavi, alzandosi sopra essi con una struttura in acciaio, che consente oggi la visita di studiosi e turisti.
Il settore sud-orientale del sito mette in mostra i resti di un grande impianto termale, riferibile ad età tardo-antica. Si riconosce il frigidarium, l’ambiente con le acque fredde, caratterizzato da una vasca semicircolare…
…ma anche il calidarium, l’ambiente delle acque calde. Entrambi questi settori erano ben collegati all’impianto che convogliava le acque fognarie nelle tubature poste più in profondità. I Romani erano maestri di ingegneria!
Sopra, si nota la strada lastricata…
…e qui, invece, un pezzo dell’acquedotto che portava l’acqua in città dall’entroterra (come abbiamo visto in un altro reportage).
Altro scorcio della strada lastricata, visibile per circa 60 metri, è larga 4,5 metri.
Pregevoli anche i mosaici rimasti, esposti proprio all’interno del sito archeologico.
Perfettamente conservata, una stele, e relativa iscrizione, fa bella mostra di sé nel parco archeologico.
Una città dal fascino antico! Sopra questi resti visse per secoli la Brindisi medievale, di cui comunque restano importantissimo monumenti, che ne fanno uno scrigno fondamentale per la comprensione della storia di Terra d’Otranto.
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