Definita dall’archeologo Arthur Haseloff, “il monumento più antico ed importante dell’epoca cristiana primitiva nel Sud-Est dell’Italia Meridionale”, Santa Maria della Croce, più nota come la chiesa di Casaranello, ha in effetti delle peculiarità che la rendono un tempio assai importante nel panorama della Storia dell’Arte. Posta in periferia rispetto all’abitato di Casarano, sud Salento, è famosa sopratutto per i suoi mosaici del V secolo d.C.
Siamo davanti, in effetti, ai massimi livelli raggiunti dall’arte paleocristiana in questo lembo d’Italia, che trovano riscontro nel più famoso mausoleo di Galla Placidia a Ravenna.
L’esterno è semplice ed essenziale, sulla cui facciata spicca il suo piccolo e pregevole rosone.
Anche la parte posteriore è assai severa. Si notano, fra i particolari architettonici, il disegno delle architravi sopra le porte e finestre, libero da intonaci, che spesso nascondono la tecnica costruttiva di questi monumenti così antichi.
Entriamo in punta di piedi in questo luogo!
E’ nell’abside che sollevando lo sguardo ci ritroviamo davanti questo cielo a mosaico! Rispetto al monumento citato di Ravenna, il cui mosaico da una rappresentazione naturalistica del firmamento, in questo caso l’artista interpreta le idee orientali sulla formazione del cielo, ripartendolo in due zone: il cielo propriamente detto, e il suo spazio aereo.
Il mosaico di Casaranello è infatti, molto più di quello di Ravenna, impregnato di motivi orientali, in quanto strettamente connesso all’arte siriaca. Secondo il prof. Gino Pisanò, è la sesta opera musiva cristiana più antica d’Europa, dopo quelle dell’imperatore Costanzo a Tarragona, di Santa Sabina a Roma, di San Giovanni in Fonte a Napoli, del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna e del Battistero di Albegna in provincia di Savona. Il prof. Paul Arthur aggiunge però alla lista dei mosaici la villa romana di Hinton St. Mary (Dorset), datato IV secolo d.C. (sotto).
Intorno a questo cielo spettacolare si intravedono alcuni segni eucaristici, una vite rampicante con grappoli d’uva e un melograno, che separano il paradiso celeste da quello terrestre, dove splende un pavone, e fra precise figure geometriche, altri simboli animali (un coniglio, delle anatre, un pesce) e vegetali. Sono i classici simboli della tradizione paleocristiana.
In origine, la superficie musiva doveva essere molto più estesa…
…ed infatti si intravede, proprio sulla parete dell’abside, un’aureola, che decorava il capo, possiamo forse immaginare, della Madonna… ma di questo non c’è alcuna traccia né descrizione nelle fonti.
Anche il pavimento della chiesa era in origine a mosaico, come testimonia un frammento (foto sopra) sopravvissuto, che oggi si può ammirare sulla parete destra, appena si entra nel tempio, custodito in questo modo cosi che il visitatore si possa fare un’idea di quello che doveva essere il monumento nella sua interezza.
Sono sopravvissuti alcuni cicli di affreschi, risalenti fra XI e XIV secolo. Qui sopra si vede la scena del tradimento di Gesù, baciato da Giuda. Ed anche la tavola dell’Ultima Cena.
Una tavola molto ben rappresentata, persino nei piatti che la decoravano!
Qui sopra uno degli episodi più crudi rappresentati: il martirio di Santa Caterina d’Alessandria.
Qui sopra un’epigrafe che ricorda l’unico Papa salentino, nato proprio qui a Casaranello: Pietro Tomacelli. Fu Bonifacio IX (1350-1404), che regnò durante lo Scisma d’Occidente, mentre il papa rivale Clemente VII era ad Avignone, in Francia.
Altri particolari architettonici…
…e affreschi meravigliosi: qui sopra vediamo una santa ingioiellata come una principessa, che magari ricorda anch’essa l’imperatrice romana Galla Placidia (ma questa è solo un’impressione personale!). Certamente il suo sfarzo è quello della corte bizantina.
Un vero peccato che molti affreschi non si siano conservati, ma purtroppo questa chiesa è stata nel corso della sua lunga storia anche abbandonata, e ridotta a stalla!
Non sappiamo da chi e per quale scopo sia stata fondata questa chiesa. Secondo il Tasselli, nelle vicinanze di Casaranello c’era un convento basiliano. E per alcuni, gli autori dei mosaici erano le maestranze sbarcate in Italia e dirette a Ravenna. Ma non c’è alcuna traccia storica di questo.
Nei cicli pittorici, al martirio di Santa Caterina si affianca quello di Santa Margherita d’Antiochia, nata da famiglia pagana ma segretamente convertita al Cristianesimo: una fede che le fece affrontare la collera di suo padre e poi andare incontro alla morte per decapitazione, a neanche quindici anni. Sono le prime vicende di santità cristiana.
Una carrellata lungo le pareti laterali, rivelano gli altri santi…
La fissità degli sguardi bizantini, si miscela all’affresco più gotico… questa chiesa è un mosaico anche in questo senso!
…fino ad arrivare a questa Madonna del Latte, che è forse l’immagine più recente della chiesa.
Dall’interno di essa, attraverso il suo piccolo rosone, uno sguardo più vivido si è ora acceso, passeggiando fra le pareti millenarie di questo piccolo angolo di mondo. Una visita di persona renderà molto di più di questa semplice pagina web!
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