Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Cursi, viaggio in un piccolo borgo antico

Cursi, viaggio in un piccolo borgo antico

E’ un borgo fascinoso, Cursi. Un piccolo mondo antico, per citare il Fogazzaro, nel quale si è conservata limpidamente la lunga storia di una comunità semplice e laboriosa, situata nel cuore del Salento, in quel lembo di terra forse poco adatto a coltivar la terra ma che è diventato famoso per la sua pietra.

Qui, infatti, si estrae la pietra forse più pregiata di tutta la zona. Facciamo un piccolo viaggio fra le sue mura.

E’ un territorio abitato sin dai tempi più remoti, come testimoniano i menhir presenti (oggi solo due, mentre almeno altri due sono stati barbaramente distrutti), qui sopra vediamo il menhir croce alle tajate

…mentre qui sopra il menhir croce di Bagnolo.

La chiesa madre di San Nicola, fu riedificata nell’Ottocento  sulle fondamenta dell’antica chiesa quattrocentesca, che fu restaurata nel 1597 e di cui si conserva l’abside, la cupola e il campanile.

Sulla torre campanaria c’è raffigurato il corriere Romano con in mano un plico di lettere, il cursor in latino, da cui qualcuno fa derivare l’etimologia del nome del paese.

All’interno, si conservano pochi degli affreschi risalenti al Cinquecento. L’abside si mostra invece in tutto il suo splendore.

Uscendo fuori, sul muro laterale della chiesa c’è un’interessante sequenza di graffiti, che ci accompagnano in un affascinante viaggio nella storia minima di questo paese.

Qui sopra, un bellissimo “fiore della vita”, che tanto spesso ho ritrovato in Salento (vedi qui).

E qui, i momenti difficili della comunità cittadina, quando, nel ‘700 si “moriva di fame e di sete”…

…mentre qui sopra dovrebbe essere un’epigrafe cinquecentesca, che riporta le quotazioni del grano, dell’orzo e le merci che ci si scambiava nella piazza…

…”nell’anno 1606 et 1607 fu carestia grande che si moreva di fame”…

Una testimonianza davvero forte!

Qui, invece, siamo in un luogo emblematico di Cursi: la cripta di Santo Stefano, preziosa testimonianza storico artistica scoperta nel 1955. Non si conosce con certezza a quale Santo fosse dedicata; secondo la tradizione a Santo Stefano, ma con molta probabilità a San Pietro, in quanto nell’ipogeo è raffigurato due volte e come d’altronde si può desumere da un famoso diploma di Federico II di Svevia del 9 giugno 1219 in cui si parla di una “ecclesian Sancti de Curse” che veniva donata dall’arcivescovo di Otranto, Tancredi degli Annibaldi (Cfr. Maggiullix L. – Otranto, ricordi – Lecce 1893 ed. ancora D. Giannuzzi – Cursi: Cripta di Santo Stefano e di San Giorgio – Galatina (Le) 1980). Come in tutta la Terra d’Otranto, anche a questa cripta era legato il culto e il rito greco che durò a Cursi per diversi secoli. Cessò ufficialmente nel 1614 con la  nomina di don Luca Anchera, primo arciprete di rito latino e ci fu anche un periodo in cui la cittadina fu fatta imbevuta di usanze e costumanze elleniche soprattutto quando, fra l’ottavo e il nono secolo, vi giunsero numerose famiglie greche. Durante la visita pastorale dell’arcivescovo Lucio De Morra, avvenuta il 7 giugno 1608, a Cursi si contavano ben 160 famiglie elleniche e cinque ecclesiastici greci tutti sposati. E se e vero che il rito greco cessò ufficialmente nella cittadina nel secondo decennio del secolo XVII, è altrettanto vero che esso continuò officiosamente nelle cappelle private e la lingua grica si parlò a Cursi accanto al linguaggio italiano, almeno fino ai primi decenni dell’Ottocento. Questa chiesa rupestre è databile all’XI-XIII secolo, presenta una pianta a forma circolare ellittica articolata in due navate da un pilastro centrale e si estende per una superficie di circa 23 m². È interamente scavata in un banco di roccia calcarenitica, misura 9,86 m di lunghezza, 5,19 m di larghezza e 2 m di altezza. L’ingresso originario era garantito da una scalinata tuttora visibile che termina sotto un arco a volta in cui sono scolpite diverse croci greche. La navata sinistra possiede un altare a credenza, per la deposizione delle offerte. La cripta presenta un ciclo di affreschi del XII-XIII secolo raffiguranti un Cristo Pantocratore e una teoria di Santi, tra i quali si distinguono le figure di santo Stefano, san Giorgio, san Pietro e San Teodoro di Amasea.

Particolare della Santa Parasceve (XIII secolo).

Queste immagini sono datate, la cripta non è facilmente accessibile, e risalgono al maggio 1999, ma vale la pena condividerle con tutti gli appassionati di questa terra.

Una grande croce rossa campeggia su uno dei pilastri della cripta. mentre in un vano sono accumulati cocci di ceramica e ossa, che ci ricordano il tempo che è passato.

 

 

Il Palazzo feudale Maramonte fu costruito nel XV secolo, come semplice dimora del signore e non ebbe mai la fisionomia di struttura fortificata. L’edificio si articola su due piani e occupa circa 685 m² di superficie. Nel corso dei secoli ha subito numerose modifiche architettoniche intraprese dalle varie famiglie che lo abitarono. Nello spigolo destro del palazzo è incassata una colonna con capitello corinzio sul quale risalta la scritta “Fides et Virtus” e lo stemma dei Maramonte scolpito insieme ai simboli araldici delle famiglie con essi imparentate. La struttura originaria è ancora visibile nell’ingresso a piano terra e in alcune stanze e saloni voltati del primo piano. Nel 1884, durante uno scavo nel giardino, furono rinvenute  delle monete d’oro che datavano dal 1388 al 1550. Cursi è anche il paese dei frantoi. Come in quasi tutto il Salento, anche qui l’economia dell’olio reggeva le sorti di gran parte degli abitanti…

Qui siamo all’interno del frantoio della famiglia Mele, che l’ha restaurato e riportato all’antica agibilità.

Si notano anche le grandi vasche monolitiche che servivano a depositare l’olio prodotto.

Qui, siamo all’interno di un altro frantoio, di cui il Comune ha creato un vero e proprio spazio museale, dedicato ad attività culturali, anche per spiegare a chi non ne ha idea, cosa fosse il mondo antico dei frantoi ed i frantoiani.

Qui siamo presso la chiesa e convento degli Agostiniani, la cui fondazione avvenne intorno al XV secolo. Dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1809, il complesso fu acquistato da privati, che lo convertirono a civili abitazioni.

Ho trovato molto interessanti anche qui, i graffiti presenti sul muro esterno.

Non manca il graffito di una nave, simbolo molto frequente in Salento (QUI trovate una mia ricerca sugli esempi in giro per il Salento, scaricabile gratuitamente).

Qui sopra, una meridiana, per calcolare le ore del giorno. Assieme a nomi e iscrizioni, anche questo è un piccolo viaggio nell’antica Cursi.

Luogo simbolo di Cursi, il Santuario della Madonna dell’Abbondanza. Posto fuori dal centro urbano, sorge sul sito di una piccola cappella votiva del XVI secolo dedicata a Santa Maria del Melìto, antico nome della zona. L’edificio è a pianta a croce greca sormontata da una cupola. L’interno è arricchito da elaborati stucchi settecenteschi e da dipinti di Franco Verri, racchiusi in grandi medaglioni ovali e raffiguranti alcuni momenti della vita della Vergine, che sostituiscono gli originali trafugati del pittore leccese Oronzo Tiso. L’altare maggiore, realizzato nel 1650 in marmo e stucchi dal copertinese Giovanni Donato Chiarello, custodisce un affresco quattrocentesco della Vergine col Bambino.

Anche qui, alcuni graffiti campeggiano sul muro esterno.

All’interno, l’antico affresco della Vergine è racchiuso in un ovale, sopra un altare riccamente decorato.

La storia ci ha tramandato aneddoti potenti, sulle origini di questo santuario…

Correva l’anno 1640. Su tutto il territorio di Cursi non pioveva da 9 mesi. Quella primavera pareva una terribile condanna di morte, non solo delle bestie e gli animali assetati, ma anche degli uomini di quella comunità. Una mattina di aprile, Biagio Orlando Natali, rientrando a casa non trova più le sue vacche, impazzite per la sete. Si mette immediatamente alla sua ricerca, ma, sotto un sole implacabile, non riesce a ritrovarle, nonostante il grande impegno. La disperazione lo spinge quasi a bestemmiare, ma non si arrende, e prova un ultimo tentativo. Si dirige in direzione di Muro Leccese. Ad un certo punto, fra la luce abbacinante del sole, scorge davanti a sé una luce… ancora più grande! Come ipnotizzato da quello splendore, si avvicina, e i suoi occhi cominciano a delineare la fisionomia di una donna. In braccio aveva un bambino meraviglioso. Una visione irradiante una luce di un altro mondo. Biagio Orlando Natali cade in ginocchio per l’emozione! “Alzati, non aver paura. Sono la Regina del Cielo. Prenderò Cursi sotto la mia protezione e ve ne darò subito un segno. Và, dì al Parroco che col popolo venga qui in processione. In questo luogo voi mi costruirete un Tempio e io vi porrò la mia dimora: resterò sempre con voi». Biagio salta in piedi e corre, corre ad annunziare a tutti il messaggio ricevuto. Anche il Parroco ha avuto la stessa Apparizione, e ricevuto le stesse Parole. Tutto il paese si reca festante sul luogo, Biagio indica il luogo dove aveva visto la Signora, sperando di farla vedere a tutti gli altri. Invece, dal cielo azzurro cominciano ad apparire le nuvole, e poi la pioggia. Per tre giorni piovve e piovve. Quella stagione restò alla storia di Cursi come l’anno della grande Abbondanza. Fu costruito il Santuario, e da tutto il Salento accorreva la gente entusiasta.

Poi, arrivò l’anno 1708, e successe un altro evento prodigioso. Angelo Macchia, un giovane di Cursi, rientrava a casa dopo il suo lavoro nei campi, quando fu sorpreso da un tremendo temporale. Un vero e proprio uragano che pareva tutto dovesse travolgere. Angelo trovò rifugio all’interno del Santuario. Mentre pregava di essere risparmiato dalla tempesta, gli apparve la Signora, uguale a come la vide Biagio Orlando: lo prende per mano e lo conduce verso la porta. Poi gli comanda di uscire e allontanarsi, e per incoraggiarlo lo saluta con un grande sorriso. Angelo, fattosi coraggio uscì fuori, tra i fulmini e gli scrosci fortissimi della pioggia. Ma dopo un pò la tempesta lo scaraventa a terra, e lui voltandosi per supplicare la Madonna scorge il Santuario in fiamme, che “era come una fornace”. La Vergine Santa aveva agito da parafulmine, attirando su di Sé tutti i fulmini del cielo, salvando non solo Angelo ma tutti gli abitanti di Cursi. Che successivamente ricostruirono il Tempio più bello di prima.

A questo proposito, vi lascio un altro indirizzo per continuare a leggere storie che riportano visioni e apparizioni della Vergine in Salento.

Un paese che è una continua scoperta! Ve ne raccomando la visita, soprattutto a chi voglia vivere il Salento autentico!

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Viaggio a Cursi

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