I graffiti in Salento hanno un sapore speciale. Le pietra tenera eppure forte ne ha conservato le tracce per secoli, rivelando storie lontane, luoghi inaspettati, scorci intensi di Storia minima, che si rivela agli occhi quasi increduli del visitatore.
E’ un viaggio che da anni sto facendo fra le nostre strade, e le visioni che mi hanno arricchito gli occhi sono state tantissime (vedi), eppure ho ancora molto da imparare, e stavolta forse anche qualcuno di voi che legge…
Fra i luoghi più difficile cui accedere, anche per ovvi motivi di sicurezza, c’è il grande campanile della cattedrale di Lecce….
…ma grazie all’amica Silvia Famularo e alla gentilezza del parroco della cattedrale, sono riuscito a tornare sulle sue ripide gradinate interne…
Quasi tutte le pareti interne del campanile conservano segni indelebili dei viandanti… qui sopra una nave, una delle più classiche immagini che si riscontrano in Salento…
…ma qui particolarmente è zeppo di nomi e cognomi, di questi viandanti, sopratutto ottocenteschi, come dimostrano le date impresse…
…alcune iscrizioni hanno una calligrafia veramente certosina, considerando comunque che essi non impugnavano semplici penne o vergassero sulla carta…
Si trova il classico segno del “Cristo Luce”, ossia la croce sul Golgota come il faro nel mondo…
…ma poi anche una singolare torre con in cima una stella di David, simbolo della religione ebraica.
La classica mano, che come il piede era simbolo dei viandanti…
…e poi la colomba, anche questo un segno della tradizione cristiana, abbastanza comune anch’essa in questi contesti.
Poi, fra segni che non riesco a decifrare…
…o il “fiore della vita” dai tanti risvolti…
…si riscontrano anche pregevolissimi disegni a carboncino, veramente interessanti, specchio ancora più fedele della realtà dell’artista disegnatore.
Qui siamo a Leverano, all’interno della celebre “torre federiciana”…
…dove gli amici Fernando Villani e la cara Concetta mi fanno notare, al primo piano, sull’architrave del grande camino che secoli fa riscaldava questo ambiente, una serie di segni abbastanza abrasi dal tempo. Sembra di riconoscere due colombe (al centro, foto sopra), poi, verso destra, una donna con le mani giunte, quindi in atteggiamento di preghiera, sovrastata da un’altra figura, di cui si riconosce solo la parte bassa, che parrebbe donna anch’ella. Ma tutto resta ambiguo e di difficile interpretazione…
…potrebbero aiutare forse le diverse iscrizioni presenti, ma sono troppo consumate, e nemmeno contrastandole con Photoshop riesco a tradurle.
La scoperta che a me ha “sconvolto” l’immaginazione sono state le prigioni del Palazzo Marchesale Castriota, a Melpignano. Fu finito di edificare nel 1636 per volere di Giorgio Branai (Granai) Castriota, e recentemente è tornato ai suoi antichi splendori grazie ad una pregevole opera di restauro. Grazie al sindaco, Ivan Stomeo, ho potuto vedere coi miei occhi questa meraviglia, e la offro ora qui a tutti voi…
Tutti i muri della stanza, di media grandezza, sono letteralmente ricoperti da graffiti, di ogni genere e di mano diversa, espliciti o simbolici, tratti con una facilità degna dei fumettisti moderni di oggi!
La figura qui sopra sembrerebbe rappresentare Sant’Antonio di Padova, con ai lati il Bambino e il giglio, che nella iconografia tradizionale sono sempre stati gli attributi utilizzati.
Questo groviglio di corpi è un pò più difficile da interpretare. Da notare che il disegno occupava precisamente tutto il concio utilizzato, come un quadro, una tela volutamente scelta per realizzare la composizione.
Qui sopra c’è una scena interessantissima, in cui nella parte superiore sembra distinguersi delle torri, e al centro una grande iscrizione che reca la data 1638: il testo è rovinato, però nella parte centrale si legge facilmente quasi un’esortazione alla resistenza, “pazienza e soffri, che col soffrir si vince”. La frase si chiude poi con la parola “vinto”. Ma si sente a pelle l’indole di questo prigioniero, che si sentiva certamente detenuto ingiustamente e non si era arreso alla cattiva sorte.
Alla sinistra di questa iscrizione ce n’è un’altra, che inizia con le parole “Dominus provid” ma non è del tutto leggibile: sembra riferirsi a Dio, che “provvede”, o più semplicemente alla sua Provvidenza. Peccato non leggerla tutta!
I disegni, come si diceva, sono stupefacenti…
…figure enigmatiche, tutte realizzate in rilievo con una tecnica sopraffina, sembrano volteggiare davanti agli occhi…
…guardate con quanta perizia è stata realizzata questa croce, che sembra un giglio!
I personaggi qui riprodotti sono per me un mistero: il primo, a sinistra, sulla prime mi era sembrato un Crocifisso, con le due donne poste ai lati, giù… ma ha un volto identico alla figura a lato, che certamente non è Gesù.
Queste magnifiche croci sembrano create con l’intreccio di spade.
L’immagine più bella, per me… questo San Giorgio che trafigge il drago… non lo avevo mai visto in simili contesti, pure fra tanti luoghi che ho visitato.
Semplici linee esprimono grazia e movimento, come queste due figure, che sembrano quasi due dame che danzano…
Il numero delle iscrizioni è enorme…
…ma molto difficili da leggere: qui sopra quella per me più enigmatica, che sembra essere indicata da un personaggio che brandisce una spada, seduto in trono. Forse è solo la mia fantasia!
Volti appena visibili, il Golgota, altri segni in stato più consumato, ci salutano dalla incantevole penombra di questa prigione.
Qui siamo in un’altra prigione. Quella dello storico palazzo “Venturi” a Minervino, oggi “Dimora Duchessina”, dove grazie all’amico Alessandro Zezza ho potuto fare quest’altro viaggio…
…dove, oltre ai Golgota spiccano stavolta gli ostensori…
…forse qualcuno imprigionato qui dentro che ardentemente desiderava di fare la comunione in chiesa…
Le prigioni storiche, in Salento, sono un viaggio incredibile nel mondo dei graffiti: abbiamo visto quella di Lecce, poi Maglie, Tricase, Gallipoli, Muro Leccese, Acaya, ma altro ancora vedremo prossimamente…
…vi lascio con l’ennesima nave graffita, sempre qui, da palazzo Venturi. Testimonianza emblematica di questa terra circondata dal mare, che personalmente continuo a censire (qui puoi scaricarne un documento), e che sono certo ci regalerà ancora tante immagini vivide a colori del nostro passato!
(un grazie speciale all’amica Ada Cancelli ed al sindaco Ivan Stomeo per il lavoro eccezionale che sta svolgendo a Melpignano!)
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