Una semplice escursione fra le campagne salentine, in questo caso fra Carpignano Serrano e Cannole, rivela spesso aspetti nascosti di un Salento ancora da scoprire, fra cripte perfettamente scavate, grotte naturali e menhir non censiti, il tutto immerso in un paesaggio miracolosamente intatto, quasi primordiale. Abbiamo cominciato il percorso dalla casa di un’amica,
in pieno centro storico di Serrano, dove, in un’antica casa a corte ristrutturata con amore e saggezza, un ipogeo si nasconde sotto i nostri piedi, dalle forme e funzioni misteriose…
Uno scavo perfettamente circolare, al quale si accede da una scaletta, anch’essa ricavata dal banco roccioso… sul lato opposto all’entrata, una colonna è estratta ad arte dallo scavo…
…su due lati, due aperture che forse fungevano da presa d’aria… e un sedile, che corre lungo tutto il perimetro della struttura…
…una delle due aperture che sono rivolte verso l’esterno, è rivestita in cocciopesto…
…una tecnica che si utilizzava nel Salento fin da epoca romana…
Lasciato il borgo, ci immergiamo nelle poetiche campagne di pietra circostanti, da cui cavatori irriducibili hanno sempre estratto tufi per qualsiasi utilizzo.
E’ in questo paesaggio che ci imbattiamo in questa importante opera nella roccia…
…un lungo corridoio di accesso ci introduce in un ambiente a cielo aperto, che osservando il livello del banco roccioso si capisce non avesse una copertura poi crollata.
Tutta questa “sala” ed il corridoio sono riempiti di terriccio, sicché il piano di calpestio è molto più alto rispetto alle sue origini. Un albero vi è nato al suo interno.
L’apertura che si vede è lavorata, ed introduce ad un ambiente ipogeo. Strisciando per terra, ci introduciamo con una torcia al suo interno…
…l’interno è molto ampio, ma completamente inondato di terra e detriti di ogni sorta.
Sulla sinistra, una grande croce è scavata profondamente nella roccia…
Sulla destra, sembra aprirsi un cunicolo… ora abitato da animali selvatici!
Entrando, di fronte si apre un’altra stanza…
…è circolare, e non presenta segni particolari. Sul terreno affiorano cocci, ma sarebbe interessante rimuovere la terra per scoprire quelli sepolti più in profondità…
…anche in questa sala c’è un’apertura ricavata in alto. Nessuna traccia di affreschi, ma questa struttura sembra troppo “complessa” per essere un semplice riparo di pellegrini e viandanti.
Nelle immediate vicinanze, un’apparente copertura di qualche cisterna (?), con grossi blocchi monolitici…
Il panorama intorno è bellissimo!…
…alberi monumentali si danno il cambio con gli olivi.
Altre grotte si celano, ad occhiate trascurate…
…questa volta si tratta di grotte naturali, anche se potrebbe essere solo una: entrarci è impossibile, per via della quantità di terriccio che ne ostruisce tutte le aperture…
…ma infilando un braccio, con la macchinetta fotografica, si svelano grandi ambienti sotterranei…
…in cui, sembra ci siano anche piccoli stalattiti in formazione…
…ora è il regno di volpi e animali selvatici.
Qui sopra, la grotta vista da un’altra apertura posta ad un paio di metri…
…nel mezzo, in superficie, uno scavo che sembrerebbe artificiale, potrebbe essere una presa d’aria in funzione abitativa?
Non molto distante, un bellissimo palmento, scavato perfettamente nella roccia…
Il buio si avvicina, ora siamo in località “cantalupi”, parola che qualcuno fa risalire a due parole di origine longobarda unite insieme, ad indicare un terreno ondulato e piccole colline. Siamo infatti a ridosso di una collina, intorno alla quale un semicerchio di 7 menhir le fa da corona…
…non sono molto alti, arrivano al massimo ad 1,60 m…
…e vederli allineati, a vista, lascia l’impressione che non siano posti a caso…
Risalendo la collinetta, sul terreno si trovano reperti d’epoca romana, e sepolture che probabilmente risalgono a quelle’poca… sopra ce n’è una, nascosta ora dalla vegetazione…
…mentre quella che potrebbe essere una tomba a camera, si trova poco distante…
E’ un territorio che meriterebbe di essere indagato.
Grazie agli amici che mi hanno accompagnato, l’archeologo Cristiano Donato Villani, Manué Zonno e Antonio Serrone, con i quali ho condiviso questa affascinante passeggiata nel cuore del Salento autentico, nascosto ma ancora vivo!
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