Un tempo l’uomo viveva in simbiosi con la natura, fortunatamente ancora oggi esistono luoghi in cui il rapporto fra il creato e la vita delle comunità lo si può ancora leggere nell’ambiente, nonostante siano passati secoli: è il caso del Parco Rauccio, situato pochi chilometri appena fuori città, custode di un piccolo scrigno superstite dell’antica foresta di Lecce, oggi scomparsa.Era una grande distesa di querce, lunga oltre 70 km, che andava dal brindisino fino a Otranto, seguendo la fascia immediatamente adiacente alla linea costiera adriatica, dalla quale la separava una zona palustre. Nonostante l’ambiente selvaggio, l’uomo ha sempre vissuto questo territorio, purtroppo sfruttandolo oltre misura: oggi però quel che è rimasto è diventato un parco regionale.
Il cuore della comunità che viveva qui nel XVI secolo era Masseria Rauccio. Faceva parte dell’antico feudo di San Marco, che il Catasto onciario di Lecce riporta nel 1755 tra i beni del Convento della S.ma Annunciata dè P.P. Predicatori fuori le Mura di Lecce. Qui sopra in primo piano si vedono i resti della seicentesca chiesa, purtroppo in rovina: i frammenti del suo altare dimostrano ancora la ricchezza del monumento, che era certo un punto di riferimento per i contadini di allora…
Da questa prospettiva si vede invece l’edificio turriforme, sulla sinistra, che era il corpo centrale nonché difesa dell’insediamento, e sulla destra le rovine di una grande torre colombaia…
…l’allevamento di quei volatili era molto praticato, in quel tempo, per via della bontà che si attribuiva alle loro carni, le uova, ma anche, aggiungo io, per le “comunicazioni” aeree tramite i colombi viaggiatori.
Questa era una tipica masseria “da pascolo”, dove ovini e bovini avevano vasti alloggiamenti e terreni su cui ruminare. Era inserita proprio lungo il percorso della storica “via dello carro” citata dalle fonti, di cui credo di aver trovato un tratto…
…che vien fuori nella foto qui sopra, dal fondo roccioso non occluso dalla terra di riempimento per cui sono stati impiantati gli olivi. Ne ho trovato anche un altro tratto, ma il percorso di questa storica via è un’altra storia.
La lecceta sopravvissuta (magari il nome Lecce deriva proprio da essa) è un’oasi meravigliosa…
…nel percorso predisposto dal Comune si incontrano anche pannelli informativi…
Lungo il percorso si incontrano anche alberi molto vecchi, ancora vitali…
La foresta ovviamente da riparo a numerose specie animali…
Coloratissime bacche fanno bella mostra fra il verde del sottobosco…
…si incontrano diverse specie di orchidee…
La torre del Parco ha ospitato per tanto tempo una colonia di tartarughe marine, salvate dai biologi, e curate per essere rimesse in libertà…
Le acque palustri dei dintorni, ma anche le falde sotterranee che provengono dall’entroterra, formano qui un grande bacino…
…popolato da folaghe e anatre, sorvolato da uccelli da preda…
…è il bacino dell’Idume, alimentato costantemente, tanto da sfociare in mare con un piccolo fiume nei pressi di Spiaggiabella (Torrechianca). Un piccolo viaggio nel cuore di un Salento rimasto quasi intatto come lo videro i nostri laboriosi progenitori.
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