Complice la festa patronale di San Nicola di Myra, a Maglie ho potuto visitare il grande e bellissimo frantoio ipogeo, recuperato al suo antico splendore nel 2014, e che oggi consente al visitatore un interessante tuffo nel passato. Era certamente quello più importante della città, sito in via delle Fogge. Da qui, incessantemente, i traini prendevano la via dell’olio, l’antica mulattiera che portava a Gallipoli.
Dal porto jonico, infatti, partiva l’olio lampante destinato ad illuminare le corti di mezza Europa. Per decenni e decenni è stato ricoperto dall’asfalto, e finalmente oggi è accessibile, a testimonianza della sua vita secolare, che ha sfamato intere generazioni di magliesi.
Ed è così che, per l’ennesima volta, scendiamo all’interno di uno di questi templi del lavoro salentino, e sempre come se fosse la prima volta!
I Romani diffusero l’utilizzo del torchio già nel II secolo a.C. in tutta Italia. Il suo impianto richiedeva spazi adeguati e la sua leva poteva misurare fino a 10 metri.
I due classici tipi di torchi a vite erano il “torchio alla calabrese”, con due viti, e il “torchio genovese”, con una vite, quest’ultimo diffuso in Italia settentrionale. Sarà introdotto nella seconda parte del Ottocento in Italia meridionale.
Il certosino lavoro di restauro in questo frantoio ha consentito anche la perfetta riproduzione di alcuni degli strumenti di lavoro.
Bella la sezione destinata a stalla degli animali…
…al suo ingresso, sulla sinistra, c’è un bellissimo lavabo in pietra leccese, realizzato da un unico blocco di pietra.
Avvicinandosi alle mangiatoie…
…si scorgono, al loro interno, i resti forse di un pasto dei frantoiani, le ossa di un animale…
…ed anche qualche coccio dei loro recipienti di terracotta.
Perfetta, come sempre l’opera di scavo: qui sopra, pare quasi l’abside di una chiesa rupestre! L’arte dello scavo era eccelsa!
Stupendamente conservati, i giganteschi e monolitici recipienti per l’olio, anche questi ricavati da un enorme blocco di pietra…
…in qualche imbotto che un tempo ospitava una porta, è rimasto qualche chiodo dell’epoca, caratteristici per la loro grossezza…
Le sciave, i luoghi dove calavano dall’alto la materia prima, le olive…
Altri scorci suggestivi…
Qui sopra: agli angoli ci sono le piccole nicchie scavate nella parete, dove si alloggiavano le piccole lampade per l’illuminazione dell’ambiente…
…che per mesi restava l’unico ambiente di vita dei frantoiani, testimoni di un tempo di tenace resistenza per la lotta della vita.
Da Maglie, l’olio prendeva la via di Gallipoli: ma questa è un’altra storia!
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