Posta sin dalla sua nascita in una località strategica per il traffico viario nel circondario, Ginosa (siamo in provincia di (Taranto) si affaccia su una fascinosa gravina. Diversi sono i pareri sull’etimologia del suo nome. In origine Genusia, si ritiene sia stata fondata dagli abitanti provenienti da Genusium, l’odierna Cnosso (Creta). Altri fanno risalire il suo nome alle genti provenienti dall’Illiria, dove scorre il fiume Genusus.
L’ipotesi più diffusa sul significato del nome parla di Genusium), “generatrice di popoli”. Tuttavia l’ipotesi più accreditata (alla luce di alcuni frammenti di Sesto Frontino) farebbe derivare il nome Ginosa da Genusia, in quanto le popolazioni locali erano devote al culto di Giano. “Genusium, posta al centro tra Taranto e Metaponto è famosa anche per aver dato asilo a Pitagora, aveva mura e templii agli idoli innalzati e quello a cui rendeva speciale culto era il dio Giano” (Sesto Giulio Frontino, De coloniis, III capitolo).
Ginosa fu un importante centro Peuceta (le cui origini risalgono a diversi secoli a.C.), fino all’arrivo dei Romani. Il ritrovamento di una tavoletta in bronzo, che si conserva nel Museo di Napoli, rivela che Ginosa nel 394-95 è stata governata da un certo Flavio Successo Ornato. Altri vasi antichi rinvenuti a Ginosa raffigurano il Marchese Arditi, il Visconti e il Miani, il quale rilevò sei delle fatiche di Ercole. Subito dopo la metà dell’XI secolo Ginosa diviene possedimento e roccaforte di Roberto il Guiscardo, come testimoniato anche dal Castello, edificato a iniziare da quel periodo per essere punto di controllo di tutto l’arco Jonico tarantino contro incursioni saracene.
Nel 1085 Ginosa entra a far parte della Contea di Lecce, per poi essere annessa al Principato di Taranto e fortificata da Manfredi. In quel periodo Luigi Dei Conti Miani, in una Breve monografia di Ginosa, ristampata nel 2002 ad opera di Carli Edizione, raccoglie alcuni documenti del tempo e le foto dei vari vasi antichi da lui rinvenuti. Il castello è il monumento più importante. Fu voluto dal normanno Roberto il Guiscardo. Era originariamente era munito di tre torri merlate e di un ponte levatoio, elementi architettonici che furono demoliti nel XVI secolo. In quel periodo acquisì l’aspetto di un grande palazzo che ancora oggi si erge poderoso a dominio di tutto l’antico abitato.
Morto Giovanni Antonio Orsini, ultimo principe di Taranto, nel 1463 il feudo di Ginosa passa al demanio, e il Re Ferdinando decide quindi di concederlo a suo figlio Federico, che ne stabilisce per la prima volta i confini. Seguiranno poi altre successioni feudali, sino a inizio Ottocento.
C’è una peculiarità che contraddistingue anche Ginosa, assieme a quasi tutti i borghi dell’arco jonico, che si affacciano lungo una serie di gravine: la vita in rupe. Al tramonto dell’Impero l’intera piana fu abbandonata sia perché le ville fortificate presenti non erano in grado di difendere questo ampio territorio dalle scorribande germaniche prima e saracene poi, sia perché la popolazione si era contratta per via delle carestie. Era quello il periodo in cui la popolazione cominciò a rifugiarsi nella gravina…
… Nacque così l’abitato che, influenzato dal cristianesimo, assorbì l’arte dell’affresco rupestre, commissionato ad artisti che hanno lasciato pregevoli affreschi di carattere bizantino, molti dei quali scomparsi per le intemperie, l’incuria e le razzie dei predoni.
Particolarmente bella dal punto di vista architettonico la chiesa rupestre di Santa Barbara, per la cui visita vi rinviamo a quest’altro articolo.
Il paesaggio circostante fu letteralmente scavato, le case vennero costruite asportando pietra piuttosto che costruendo, con un’abilità che fece nascere autentiche meraviglie architettoniche.
Ma ovunque vi sono anche cave, per l’abitato successivo…
La dominazione bizantina fu sostituita da quella Normanna. Col tramonto del medioevo iniziò anche il lento declino della civiltà rupestre.
La gente lentamente abbandona la gravina, in seguito al terremoto avvenuto il 16 dicembre del 1857, per spostarsi sulla collina dove sorge l’odierno abitato dall’architettura “spontanea”, fatta di forme e dimensioni estremamente irregolari: delle case “lamiate” alle case “soprane” della zona Popolicchio. È in questo momento storico che il “vivere in grotta” diviene, dal punto di vista sociale, un elemento discriminante.
Il visitatore che passa da qui non può non restare affascinato da questo paesaggio desolato…
…che una volta era brulicante di vita…
…il nuovo borgo sorse accanto, ma le due città sono come le due facce della stessa medaglia.
Il territorio di Ginosa presenta diverse masserie storiche, costruite a partire dal XV secolo. Qui sotto vediamo la bellissima masseria Girifalco, con la sua imponente torre di avvistamento.
Chi viene a Ginosa ed è amante della natura non può evitare una gita al lago Salinella…
Si tratta di un lago costiero retrodunale al confine tra Puglia e Basilicata, occupante il tratto terminale dell’antico alveo del fiume Bradano dove è possibile osservare diverse specie di uccelli nel loro ambiente naturale. Un piccolo paradiso che farà felici grandi e piccinni: Ginosa vi aspetta!
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