Siamo a Manfredonia, alla scoperta degli ipogei paleocristiani di Siponto. Si entra nell’ipogeo 4, (catacomba del V-VI sec. d.C., sempre adibita a sepolcreto per persone di alto rango, illuminata anche da una finestrella), da un unico ingresso da cui si diramano tre percorsi interni che portano verso le numerose sepolture disposte sia in terra che negli arcosoli laterali.
Questo è l’unico ipogeo in cui è possibile trovare la successione verticale di tre loculi, uniti da arcosoli.
Nel XIII secolo giunse a Siponto il re Manfredi, figlio di Federico II, che volle costruirvi la sua rocca. L’antica necropoli fu profanata e divenne una cava di tufo dalla quale estrarre le pietre di costruzione della nuova città di Manfredonia.
Tutta l’area intorno alle catacombe fu scavata per estrarre tufi, così che molte sepolture vennero spaccate.
Placatosi il furore dell’estrazione di tufo, nel Seicento, vi sorse una masseria e le grotte furono trasformate in stalle per i bovini, ovili per gli armenti, stoccaggi di granaglie e depositi di carri agricoli e attrezzi. Poi il declino, l’abbandono, l’abusivismo e l’estrema umiliazione: la trasformazione in discarica. Fortunatamente oggi, con un progetto finanziato da fondi europei, il complesso monumentale funerario Capparelli è risorto a nuova vita.
Impressionante è l’ipogeo 5, del IV-V sec, che fu sfruttato come cava per secoli e poi adibito probabilmente a deposito di grano o paglia e come ricovero per animali.
L’ingresso originale è molto al di sopra del piano di calpestio della grotta, per cui è chiuso e si accede al sepolcreto da un’entrata laterale, realizzata con una rampa nell’invaso della cava adiacente.
Su una passerella aerea si accede alla stessa altezza degli scavi originali, dove si vedono le tombe a sarcofago paleocristiane inserite negli arcosoli.
La catacomba è la più estesa in lunghezza fra gli Ipogei Capparelli e fu così devastata dall’escavazione dei tufi, da creare un multipiano di superfetazioni, così che il piano ultimo di cava si vede giù in basso, in un’ambiente una volta sacro ora smembrato e profanato.
Altrettanto impressionante è l’ipogeo 6, con l’ingresso che immette su una rampa da cui si vedono le tombe paleocristiane originali.
Adibito in origine a sepolcreto per personaggi di alto rango, fu poi utilizzato come cava e devastato con scavi profondi, che hanno tranciato molti dei loculi sepolcrali originali. In periodi recenti fu usato come deposito di grano e paglia.
Uscendo si passa accanto ai resti dell’antica rocca, ora in rovina, voluta da Manfredi.
Gli altri ipogei Capparelli n 7 – 8 e 9 non sono visitabili perché posti sotto la masseria e nel sito di un altro proprietario.
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