Il fulgore della cartapesta leccese illumina da secoli le vie dell’arte e della poesia, nel mondo. E’ un arte povera, semplice è la materia, carta, complessi e profondi i sentimenti che la scatenano: amore per la fatica, il lavoro, spirito semplice imbevuto di umiltà, e spesso di fede. Quest’arte è antica di centinaia di anni, è documentato il suo utilizzo già nel 1500, quando si realizzavano in Italia le prime statue per le chiese, a sostituzione di quelle più costose, in legno e marmo. Lecce diventa ben presto patria prediletta per questo ingegnoso lavoro creativo, fondando una serie di botteghe che in alcuni casi prolungheranno la loro esistenza attraverso diverse generazioni, nei secoli. Uno degli artigiani storici della città è Gaetano Guacci, classe 1897, un monumento vivente, che ha fatto delle sue opere d’arte un inno alla bellezza.
La città e l’intero Salento è ricolmo delle sue opere. Sfogliando la margherita di questi grandi uomini della tradizione leccese incontriamo Raffaele Caretta (1871-1950), in questo caso nella cappella dell’Istituto agrario alle porte di San Pietro in Lama.
E poi il grande Maccagnani, in questa sublime opera che segue, che si può ammirare all’interno della cattedrale di Castro: definire statua questa immagine di pura poesia che illumina gli occhi è veramente riduttivo!
All’interno della chiesa di Santa Teresa, a Lecce, proprio sopra la porta d’ingresso, si può ammirare una gigantesca statua che raffigura Sant’Oronzo, opera di Achille de Lucrezi, del 1869.
A Ortelle si conserva nella chiesa matrice una splendida statua di cartapesta leccese che raffigura San Giorgio a cavallo, che si batte col drago. Una scena resa mirabilmente (qui durante il restauro).
Incontriamo un altro decano della cartapesta leccese: Antonio Malecore, discendente di una famiglia che già nel 1800 aveva una scuola prestigiosa, prende le redini di una bottega che aveva visto all’opera sua nonno, il padre e lo zio. Sfornando una sequenza impressionante di capolavori, fin oltre il 2010, superando i 90 anni d’età.
Il suo stile inconfondibile ha dato una marcia in più, ad un arte che ha conservato per secoli lo stesso procedimento, gli stessi materiali: semplice carta, colla, lavoro manuale e fuocheggiamento con una fiamma viva.
Pietro Surgente nacque a Lecce nel 1742, era famoso per aver creato un’infinità di statue di Cristi, tanto che gli valsero il nomignolo di “Pietro te li Cristi”. Sebbene non si abbiano notizie circa la sua formazione artistica, tutti gli studiosi sono concordi nel posizionarlo all’origine di tutta la gloriosa storia della cartapesta leccese. Nella foto successiva possiamo ammirare una delle sue opere, nella chiesa matrice di Merine: uno dei suoi Cristi, dallo stupendo tratto artistico ed emozionale.
E ora facciamo conoscenza dell’artista che forse più di ogni altro viveva questa passione con un intensissimo trasporto di fede spirituale: Giuseppe Manzo, 1849-1942.
Il nipote, l’ultimo maschio in linea diretta, Dino, mi racconta aneddoti commoventi su quest’uomo, che dovette patire la perdita prematura della moglie, e di due figlioli, che lui eternò nelle immagini che realizzava della Madonna e di Gesù Bambino.
Il realismo delle sue statue tocca le corde più nascoste dei sentimenti umani. A Taranto, ogni anno, durante la Processione dei Misteri, che vede sfilare tre suoi capolavori, la gente guardandole sussurra ancora chiedendosi come possano essere queste statue semplice carta.
Quando Giuseppe Manzo lavorava, si isolava nel suo studio, perchè, e Dino ne è testimone, il maestro non lavorava semplicemente: pregava…
Dino Manzo mi ha fatto entrare a casa sua, dove ha vissuto col nonno, dove lo ha visto lavorare, scegliere la carta pura, non quella dei giornali “pieni di chiacchiere, con la quale non si possono fare statue di santi”. E ci ha fatto vedere quello che gli è rimasto, che custodisce gelosamente.
La sua casa è sita in Via Arte della Cartapesta, presso la chiesa di Santa Chiara, a Lecce. Questo angolo di storia, le varie botteghe sparse nella città, dove ancora valenti discendenti dei grandi maestri continuano ad operare quest’arte semplice e paziente, sono l’eredità che Lecce conserva nel suo cuore, e propone al futuro, affinché questa poesia non sia mai dimenticata.
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I giganti della cartapesta leccese
La natività fuocheggiata in foto è stata erroneamente attribuita a Malecore in realtà è di una sua allieva Guarascio Donatella.
grazie per la precisazione Stefania!