I nomi di questa dinastia, gli Orsini del Balzo, e Maria d’Enghien, sono ancora oggi depositari della storia del Salento e di alcune fra le sue meraviglie architettoniche. Specialmente lei, la regina, l'”amatissima principessa di Taranto”, è rimasta nel cuore degli appassionati della sua città, Lecce, di cui scriveva sempre “castro nostro Licii”.
In questo breve viaggio visivo, ripercorreremo per sommi capi le vicende legate a questa famiglia, ma soprattutto i luoghi che hanno vissuto, costruito, reso celebri. Come la Torre di Belloluogo, a Lecce (qui visita completa alla torre)…
La dinastia nacque durante il 1200, con il matrimonio tra Roberto Orsini e Sveva del Balzo, unendo le più importanti e potenti famiglie del Regno di Napoli, imparentando così angioini e aragonesi. Ma fu con Raimondello del Balzo Orsini (1331-1399) che la famiglia crebbe a dismisura, in terre e ricchezze. Fu un grande cavaliere, innanzitutto. Partecipò alle Crociate in Terrasanta, ed in una di queste spedizioni, visitò il monastero sul Monte Sinai, dove era sepolta Santa Caterina d’Alessandria. Proprio lì, mentre si inginocchiava per baciare la mano della salma, le sottrasse un dito (nascondendolo in bocca dopo averlo morso) che portò nel Salento. Intorno alla preziosa reliquia fece costruire la meravigliosa Basilica di Santa Caterina, a Galatina (qui, visita completa della chiesa).
L’interno di questa chiesa è quanto di più stupefacente possa forse offrire questo territorio per gli amanti dell’arte medievale. Completamente affrescata, lavoro fatto eseguire due volte dalla moglie di Raimondello, Maria d’Enghien, questa Basilica rivaleggia con quella di Assisi per bellezza, leggiadria e opere d’arte francescane.
Come detto, Raimondello sposò Maria d’Enghien, contessa di Lecce, nel 1384, e così il suo regno divenne veramente grande: comprendeva infatti il Principato di Taranto, la Contea di Lecce e quella di Soleto. Un Principato che, da solo, inglobava metà del Regno di Napoli. Raimondello lo padroneggiò praticamente da solo, indipendentemente dal Re, anzi, superandolo nelle entrate provenienti dalle tasse. In pratica divenne il più ricco e potente Feudatario d’Italia.
Lo stemma della famiglia Orsini del Balzo, custodito all’interno del piccolo e bellissimo museo dei frati, all’interno del chiostro della Basilica, dove c’è ancora il famoso dito della Santa.
Le insegne di questa dinastia si possono scoprire anche in qualche altro luogo del Salento, come per esempio su questa grande torre colombaia costruita presso Carpignano Salentino (come si apprezza meglio nella foto successiva).
Raimondello e Maria erano amanti dell’arte e molto del loro sforzo è giunto fino a noi, oltre alla stupenda Basilica…
Fra gli affreschi della volta, una regina, incinta, dove qualcuno ha ipotizzato un raro ritratto di Maria d’Enghien…
A Soleto, nel suggestivo centro storico, che trasuda ancora del fascino di quei tempi, si può ammirare la chiesetta di Santo Stefano (qui, visita completa), forse in origine dedicata a Santa Sofia…
Raffigurati fra i committenti, forse Maria d’Enghien e Raimondello, posti sulla parete sinistra, in alto, nei pressi dell’abside.
Soleto vanta anche la maestosa guglia orsiniana (qui articolo completo), con la quale il Cavaliere volle imporre visivamente il suo dominio agli occhi di tutti, in una zona prettamente greca, lui, alleato della chiesa romana, infuse in questo tutto il suo impegno.
Originariamente staccato dalla successiva chiesa matrice, questo capolavoro gotico era stato fatto apposta per essere ammirato fin da lontano. I mostri che decorano tutta la guglia richiamano quelli più famosi delle cattedrali francesi e nord europee. La crescente potenza del Principato portò la guerra nella città di Taranto. Il Re, Ladislao di Durazzo, era ben deciso ad estinguere la crescente forza di Raimondello, che sembrava inarrestabile. Così, dopo un tremendo assedio, il Principe perse la vita, nel 1406. La moglie, tuttavia, Maria d’Enghien, non si rassegnò a cedere senza combattere, ed a lungo al Re Ladislao parve di dover cedere. Finché qualcuno gli suggerì di far cessare le ostilità sposando Maria. Ella cedette, certo per risparmiare alla gente altri lutti, ma anche perché affascinata dall’idea di diventare Regina. Le nozze si tennero nella cappella di San Leonardo, nel castello di Taranto (qui, visita completa).
Purtroppo, per Maria, non furono nozze felici. Il Re era preso dalla sua visionaria ossessione di creare un Regno d’Italia ed era sempre in guerra con lo Stato della Chiesa e quelli del Nord Italia, che alla fine lo respinsero. Maria viveva imprigionata dalla sorella di lui. Morto Ladislao, forse per avvelenamento, ma più probabile per malattie veneree da lui contratte con la sua vita dissoluta, Maria fu liberata da Giacomo della Marca, e nel 1415 rientrò nella sua amata Lecce.
La sua residenza prediletta fu senz’altro la Torre di Belloluogo, costruita su un sito affascinante, utilizzando forse un precedente villaggio rupestre, era circondata da un fossato e ben fornita d’acqua. I vasti ipogei custodiscono un frantoio, vari ambienti e probabilmente anche il ninfeo dove la Regina faceva il bagno: alcuni studiosi avrebbero individuato in questo ambiente, voltato a botte e in origine riccamente adornato, il ninfeo (foto successiva).
Ma il capolavoro di questa torre sta forse nella sua piccola cappella, completamente affrescata, dove Maria si ritirava in preghiera. Come nella migliore tradizione angioina ritroviamo l’intero ciclo della vita della Maddalena…
Meravigliosi affreschi che, come sempre, Maria avrà provveduto personalmente a curare.
Nel frattempo, Giovanni Antonio, figlio di Maria e Raimondello, cresceva. La madre le aveva fatto assegnare il Principato di Taranto e, appena diciottenne, lui costruì la Torre del Parco, a Lecce, la Turris Prati Magni, nel 1419, una colossale dimora eretta appena fuori la città.
Anche questa fortezza era situata in posizione strategica. Era fornita di una zecca, i cui ambienti conservano ancora importanti reperti di quegli anni.
Anche questa torre aveva la sua cappella, splendidamente affrescata da interessanti cicli pittorici.
Questa torre è ritornata in vita grazie all’opera di privati, che ne hanno fatto un meraviglioso luogo di ricevimenti (visita completa, qui). Anche Giovanni Antonio si fece strada, diventando un temuto feudatario. Sposò Anna Colonna, nipote del Papa, destreggiandosi fra continue lotte interne al Regno e al Principato.
Sopra vediamo uno degli importanti reperti che gli scavi del prof. Paul Arthur (Università del Salento) stanno riportando alla luce nel castello di Lecce. E’ un’epigrafe che probabilmente riporta proprio il nome di Giovanni Antonio Orsini del Balzo. Si intravede anche la parola “Lici”, che stava a indicare il nome della città di Lecce.
Qui sopra, a Ugento, vediamo lo stemma d’alleanza matrimoniale Angilberto Del Balzo/Maria Conquesta Del Balzo Orsini. Lo dimostrano vari esemplari, come quelli raffigurati nel Codice di Santa Marta (Archivio di Stato di Napoli) e nello Stemmario Orsini de Marzo del Regno di Napoli. I due personaggi appartenevano a due diverse diramazioni dei Del Balzo, ognuna delle quale dotata di una sua propria insegna.
Sopra, la Torre Orsiniana di Taranto, così come la vedeva il grande studioso Cosimo De Giorgi a fine ‘800, tratta dai disegni del suo “Bozzetti di viaggio” (ed. Congedo). Purtroppo, la torre fu abbattuta, in tempi in cui la coscienza storica non aveva ancora attecchito. Ci resta la meraviglia che lo studioso descrive nel suo libro, che senz’altro coglieva tutti i passanti di quel luogo cruciale.
Giovanni Antonio rischiava di prendere il trono di Napoli, forse per questo morì, ad Altamura nel 1463…
…strangolato da un certo Paolo Tricarico, probabilmente un sicario assoldato dal Re (nelle foto, il suo palazzo ad Altamura)
Maria restò da sola, ma amata dalla sua gente, per la quale emanò delle leggi che fecero fiorire sempre di più la fiorentissima Lecce. Morì nel 1446, fu sepolta nel vecchio monastero di Santa Croce, acclamata a gran voce dai cittadini. Purtroppo, la sua tomba finì dispersa, dopo che ebbero inizio i grandi lavori di ampliamento del Castello di Lecce (qui, visita completa del castello). Nella Basilica di Santa Caterina, a Galatina, c’è il mausoleo di Giovanni Antonio, a simbolo di una delle più grandi dinastie del Sud Italia.
Sul muro esterno laterale sinistro delle chiesa di San Francesco a Oria si trova il cenotafio che ricorda il principe Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, che edificò la chiesa quattrocentesca. Si vede bene lo stemma della sua famiglia, ed un’epigrafe che lo rammenta.
Chiudiamo con due esemplari dello stemma della famiglia Del Balzo Orsini d’Enghien Brienne. Il primo, qui sopra, si trova nell’atrio del cinquecentesco Palazzo dei Perroni. Il secondo all’interno del quattrocentesco palazzo Ferrante Gravili (entrambi nel cuore di Lecce), una lastra utilizzata come parapetto del pozzo sito all’interno di questa storica dimora: simbolo di una grande dinastia, al culmine del suo splendore.
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Grazie ..cercavo notizie del castello a Neviano..
grazie a te, per l’interesse