I boschi nascondono sempre qualcosa, fra la loro quiete ed il silenzio, chissà quanto avrebbero da raccontarci, sulla storia delle comunità di questa terra. Qualche volta, il caso, squarcia il velo sui loro segreti, come nel caso del bosco di Cellino San Marco (Brindisi), attraversato durante l’era fascista dalla costruzione dell’Acquedotto, che cominciò a rivelare la presenza di antichi cimiteri.
Con l’aiuto di amici appassionati della loro terra, mi addentro in questo scorcio incantato della primordiale foresta oritana, che secoli fa partiva appunto da Oria, e si estendeva fino all’otrantino, nello splendido scenario della foresta di querce, smembrata col tempo dagli insediamenti umani…
…siamo nel cuore del bosco “Li Veli”, polmone di questo angolo di Salento…
…un bosco attraversato da un banco roccioso spesso affiorante, che si riscontra ovunque “lavorato”, tagliato, ma non certo come una semplice cava di tempi recenti…
Ed infatti, tutta questa zona è ricoperta di sepolture…
…e quelle che si vedono non sono certamente le uniche, nella fitta macchia del sottobosco…
Moltissime sono anche le buche da palo, scavate perfettamente circolari, ricavate dal banco roccioso…
…di svariata grandezza (questa qui sopra è una delle più grandi)…
…ma molte sono più piccole, e seminascoste dalla vegetazione…
Questo è il punto dove ce n’è una piccola concentrazione (sono quattro, visibili)…
…si tratta di una necropoli medievale, mi conferma l’archeologo Christian Napolitano, del cui villaggio però non si è trovata ancora traccia…
…certo, è una zona interessata da una lunga continuità abitativa, come ha confermato la scoperta più grossa, avvenuta nel 1948, di tutto il territorio di Cellino San Marco: una “tomba a forno” eneolitica…
Si tratta di una sepoltura ricavata in una grotticella artificiale, databile fra il 2500 e il 2300 a.C.
La tomba era costituita da un pozzetto cilindrico di oltre 3 metri di profondità, alla cui base si aprivano tre celle. Due celle contenevano numerosi resti di scheletri sovrapposti, alcuni ancora rannicchiati. In queste due celle sono stati rinvenuti i materiali del corredo funebre. Solo la terza cella conteneva un solo scheletro di adulto privo di corredo funerario. In tutto si contarono i resti di 77 individui. Il contesto della sepoltura è stato gravemente danneggiato da uno scavo della fine del secolo scorso, che ne ha cancellato l’impianto, nel tentativo di cercare altre sepolture.
Anche in questo caso, non si hanno tracce del villaggio eneolitico che un tempo qui doveva esistere…
…e del resto non è nemmeno facile ritrovare necropoli riferibili a questo periodo, in Terra d’Otranto: qui sopra vediamo forse la più celebre, di fronte al golfo di Taranto, in agro di Statte.
Tuttavia, il bosco Li Veli meriterebbe una bella e sistematica indagine archeologica…
…passeggiando in questo angolo incantato, si respira ancora l’antica presenza umana…
…in ogni angolo, il fondo roccioso “parla” ancora…
…e la natura ti fa innamorare!
Come la sensazione di un ritorno a casa. Questo, in fondo, è un pezzo di Salento ancestrale!
(che ringrazia l’amico Christian Napolitano per le notizie, e gli amici dell’Associazione ArcheoCellino, per la passeggiata fatta insieme).
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