Per chi ha la fortuna di poter visitare il castello di Caprarica di Lecce, piccolo e storico borgo agricolo del Salento centrale, un piccolo viaggio nel tempo gli si aprirà davanti, varcando il suo portone d’accesso. Non è nota come meriterebbe, Caprarica, menzionata per la prima volta in documenti d’archivio intorno all’anno Mille, quando era un piccolo casale appartenente alla Contea di Lecce.
Nel 1201 passò sotto il dominio di Gualtieri di Brienne, per poi finire agli Orsini Del Balzo. La cittadina accolse i profughi provenienti da Otranto e dintorni, dopo l’attacco turco del 1480, e conobbe quindi un periodo di sviluppo ed aumento della popolazione, passando il proprio scettro a diverse famiglie feudali che qui fecero casa.
Il palazzo Baronale di Caprarica fu costruito dai Marchesi Giustiniani durante il 1600, ma la prima struttura fortificata risale al periodo Normanno, ed era dotata di due torri, di cui una è visibile ancora oggi nel giardino interno. L’esterno del palazzo che vediamo oggi risente degli abbellimenti tipici del periodo barocco.
Ma molti sono ancora gli elementi militari che risaltano alla vista, come il muro di cinta che ingloba tutta la vasta struttura, situata nel cuore della cittadina: sopra vediamo una garitta, la classica postazione di guardia.
Sul retro, invece, dall’esterno di può ammirare la torre fortificata, munita di caditoie…
Sopra il portone di accesso svetta un balcone superbamente adornato…
…ed una volta entrati, si accede al cortile interno, che introduce a sua volta nel vasto giardino interno.
Qui ci si può avvicinare alla torre…
…ed osservare il giardino…
…sul cui lato destro, si apre un ipogeo…
…di dimensioni impressionanti! Forse la cisterna d’acqua del castello, ricavata, come abbiamo visto anche nel centro storico del paese, da una cava, da cui si estraeva il materiale per la costruzione, che aveva la doppia utilità di essere poi riutilizzata per altre funzioni.
Infatti, tornando verso il palazzo, scopriremo altri ipogei, sotto la sua struttura…
E’ qui che si apre uno dei più grandi complessi “industriali” dell’antico Salento, un enorme frantoio ipogeo…
…sopra il suo accesso, una croce saluta il visitatore.
In fondo alla ripida scalinata scavata nella roccia, si aprono due accessi: a sinistra, c’è un primo frantoio…
…desta sempre stupore, vedere dal vivo questi ambienti, ricavati con incredibile maestria nella roccia viva: tutto, persino gli stipi di porte e finestre venivano “estratto” dal banco roccioso…
Sulla destra, un altro frantoio! Possiamo solo immaginare la quantità di gente che qui ha vissuto, sudato, combattuto, chiusa per 6 mesi all’anno senza vedere mai la luce, per tutto il periodo di lavorazione delle olive, da ottobre a marzo.
Uno spaccato di vita, di miserie e nobiltà, con cui questo territorio ha combattuto ed è giunto fino ad epoca moderna, conservando intatta la sua storia nella pietra.
(Grazie all’amabile padrona di casa per la sua simpatia e cortesia). Per chi fosse rimasto affascinato dalla vista dei frantoi ipogei salentini, allora guardi la nostra galleria!
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