Le verdi colline toscane custodiscono una meraviglia architettonica di un fascino originale: il castello di Sammezzano. Siamo in provincia di Firenze, davanti ad una sorta di unicum del panorama italiano, per via del suo gusto orientaleggiante ed eclettico, non abbastanza noto per come meriterebbe. Costruito nel 1605 dalla famiglia Ximenes D’Aragona, è sorto probabilmente sopra una precedente costruzione
che alcuni storici fanno risalire fino ad epoca Romana. Robert Davidsohn ne parla in una sua opera (“Storia di Firenze”), in cui scrive che il futuro imperatore Carlo Magno sarebbe passato da qui, intorno al 780, dopo un viaggio in Italia.
Il maniero appartenne nei secoli a diverse ed importanti famiglie nobiliari, che hanno apportato le loro modifiche alla dimora. Nel 1818 il castello aveva un bastione ed una scalinata d’accesso, nella parte opposta a quella delle attuali scale di accesso e di cui oggi non c’è più traccia.
A metà del XIX secolo, Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona fece realizzare il parco circostante, dando poi alla struttura quell’aspetto caratteristico che vediamo oggi. Tutti i mattoni, gli stucchi, le piastrelle furono realizzate “in loco” con mano d’opera locale adeguatamente istruita.
Nel 1878 ospitò anche il re d’Italia, Umberto I. La sua storia cambiò nel dopoguerra, quando divenne un albergo di lusso. Finché fu completamente abbandonato verso la fine del secolo scorso. Nell’aprile 2012 si è costituito un comitato che ha tra le proprie finalità quella di promuoverlo e valorizzarlo.
Questo luogo è diventato il sito prediletto per cineasti e filmmakers, che hanno prodotto video musicali e film di qualità, a testimonianza della sua bellezza scenica.
L’incredibile cura dei dettagli ricorre in ogni angolo di questa struttura: questa porta così riccamente decorata si trova a pochi passi dalla Sala degli Amanti.
Ci sono elementi che ricordano l’architettura d’Oriente e altri quella d’Occidente, ancora una volta il marchese vuole sottolineare quanto l’unione tra queste due culture possa produrre meraviglie.
E come ogni buon Castello che si rispetti, anche questo castello é protagonista di una bella leggenda: gli abitanti locali l’hanno chiamata “Maledizione dei Leoni Piangenti” e questa è la sua storia. In tarda età, Ferdinando Panciatichi venne colpito da una misteriosa malattia, una specie di paralisi progressiva, che lo fece morire pochi anni dopo il termine dei lavori. Le sue spoglie vennero custodite in una cripta del Castello, a guardia di queste furono posti due leoni in pietra. Le opere dei leoni dovevano ancora essere finite quando il Marchese morì; per questo, l’artigiano che le stava scolpendo decise di dare loro non l’espressione seria e maestosa come era uso fare, ma un’aria triste e malinconica. Quando il proprietario di Sammezzano si ammalò di questa strana malattia, oltre ai medici furono interrogati anche maghi e veggenti per fare appello anche alle “arti oscure” pur di salvargli la vita. Tutto ciò non servì a niente, la leggenda narra allora di una maledizione di una fattucchiera fatta proprio sui leoni, affinché nessuno potesse disturbare il sonno eterno del marchese. Nel 2005, quando il Castello di Sammezzano era già in totale stato di abbandono, fu rubato uno di questi leoni, la maledizione si è allora abbattuta su i ladri i quali hanno subito lo stesso destino del marchese: narra la leggenda che l’anatema condannasse chiunque avesse profanato le statue dei leoni a soffrire della stessa morte del marchese Ferdinando. Sembra però che la maledizione non si sia fermata con la morte dei ladri, ma abbia colpito anche un mercante d’arte in Umbria e una ricca signora lombarda, e tutti in punto di morte sembra abbiano confessato di essere stati proprietari del “Leone Triste”. Ad oggi il leone di Sammezzano non è stato ritrovato, ad aspettarlo al castello c’è però l’altro esemplare, che vedete nella foto sotto.
Lo splendido parco, fra i più grandi della regione, fu un’illuminata opera ottocentesca, nella quale vennero impiantate specie arboree esotiche di ogni genere, costruito un ponte, una grotta artificiale, e decorazioni creative di gran pregio. Purtroppo, solo una piccola parte di quelle piante è arrivata fino ai nostri giorni, di cui possiamo vedere araucaria, tuja, cipresso, abete, sequoie giganti, yucca, aceri, i meravigliosi cedri del Libano e moltissime specie di grande interesse floriculturale.
Questa meraviglia architettonica sembra patire un inesplicabile destino, spesso viaggiando nelle parole e nei racconti di tanta gente, ma senza immagini divulgate in maniera costante. In questo modo, la dimenticanza attecchisce. Numerose aste per la sua vendita sono andate a vuoto, il suo abbandono pare irreversibile.
Particolari delle volte…
…una suggestione indescrivibile!
Un luogo che merita assolutamente di essere salvato, e che le coscienze non solo toscane si muovano in questa ottica. Confesso che anche io non conoscevo questo luogo fantastico, per cui ringrazio l’amica che me l’ha segnalato, per la sensibilità sua e di quanti si occupano di divulgare il castello di Sammezzano, attraverso un sito, ed una pagina facebook (da cui sono tratte le immagini e le notizie), a cui vi rimando, per approfondire questa storia e sopratutto per seguirla, nel suo auspicato futuro di rinascita!
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