Il Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari sorge nella zona medievale dei paese, tra le caratteristiche case a scalinata esterna, ed era circondato dall’antico fossato svevo, colmato e trasformato in strada solo nel 1836. È composto di due parti distinte messe l’una nell’altra, costruite in epoche distanti tra loro, ad opera dei Bizantini e degli Svevi. La sua edificazione risale al 916,
per iniziativa del generale bizantino Niccolo Piccingli, il quale aveva ordinato la costruzione di un Fortilizio per la difesa della Puglia dai Saraceni.
Esso venne ubicato a nord della piccola borgata di Sannicandro che, da un secolo e mezzo appena, veniva sviluppandosi ai margini dei ruderi dell’antica Castel Mezardo. L’originario nucleo dei Castello, di origine bizantina, è costituito da una robusta cinta in muratura di pietra che corre lungo i lati di un trapezio, munita di sei torri quadrilatere distribuite nei quattro vertici e nel punto medio delle due basi del trapezio.
Sui ruderi bizantini si ricostruirono le quattro torri d’angolo, collegate con solide cortine a quattro torri centrali; verso est un largo fossato e il ponte levatoio affiancarono il torrione, isolando e proteggendo il maniero; il palazzo baronale fu realizzato a ridosso della cortina di settentrione, con un cunicolo di salvataggio che conduceva alla chiesa di S. Giovanni fuori le mura, costruita dagli stessi Normanni. Ultimo Barone normanno fu Guglielmo De Tot, il quale governò il feudo di Sannicandro presumibilmente fra il 1150 e il 1170, dopo una breve parentesi, tra il 1131 e il 1134, durante la quale la Baronia fu tenuta dal Conte Guido da Venosa.
Quando nel 1087, a Bari giunsero le sacre reliquie di San Nicola, all’interno del Castello fu edificata una cappella dedicata al santo.
Carenti sono le notizie sugli avvenimenti svoltisi negli anni di dominio svevo. La politica d’accentramento del potere intrapresa dall’imperatore Federico II di Svevia e la sua insofferenza nei confronti dei feudatari fanno supporre che in quel periodo il casale di Sannicandro non fosse concesso a nessun signore feudale. Nel 1242 il Fortilizio di origine bizantina fu completato dall’imperatore svevo, il quale vi aggiunse la parte esterna, allo scopo di trasformarlo in Castello residenziale fortificato. Una cortina esterna circondò il perimetro del maniero, che fu protetto da un nuovo fossato.
La torre normanna centrale a nord fu abbattuta per consentire l’edificazione del grande palazzo baronale, con tre meravigliose bifore, affiancato e difeso da due imponenti torri. Nello spessore del muro, a ridosso di una delle torri, furono nascosti i locali della falconeria, inaccessibili e privi di luce, secondo quanto l’imperatore aveva prescritto nel trattato “De arte venandi cum avibus”; fu, infine, costruita una galleria di salvataggio sotterranea che sboccava in aperta campagna verso Grumo-Bitetto. Negli anni della dominazione sveva, il Castello era costituito da nove torri.
L’avvento della dominazione angioina fu decisivo per la storia del paese. Nel 1304, per concessione del re Carlo d’Angiò, il feudo di Sannicandro passò alla Basilica di S.Nicola di Bari e incominciò per esso un periodo di relativa stabilità. In quegli anni, il Castello non fu mai abitato dal Priore-Barone perché questi risiedeva presso la Corte Reale di Napoli. Fu perciò adibito a sede dell’Amministrazione dell’azienda agricola della Baronia ed in alcuni locali a pianterreno furono impiantati un mulino ed un frantoio per la produzione di olio. L’autorità dei Baroni-Priori del Capitolo di San Nicola di Bari durò cinque secoli, fino al 1806, anno in cui il Re Giuseppe Bonaparte abolì il feudalesimo e il feudo fu assoggettato al regime di una comune proprietà privata.
di Gianluigi Vezoli
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Leave a reply