Tutino è un rione della città di Tricase, nel Salento sud orientale. In questa antica borgata sorge il castello dei Trane, fortezza molto interessante, che conserva ancora parte del fossato originario.
Costruito durante il Quattrocento, costituì nei secoli un rifugio sicuro per gli abitanti del casale di Tutino. Le sue possenti mura sono alte 6-7 metri e spesse 1,40 metri, realizzate in pietrame e bolo.
Delle numerose torri che c’erano lungo il circuito murario, oggi ne rimangono solo cinque, alcune con base a scarpa, collegate sulla sommità da un camminamento di ronda visibile ancora in alcuni tratti.
Verso la fine del XVI secolo era divenuto ormai obsoleto, rispetto ai dettami dell’architettura militare dell’epoca, quindi fu ceduto dal conte di Alessano Andrea Gonzaga a don Luigi Trani.
Quest’ultimo ne modificò struttura per farne una dimora signorile. Sul lato orientale, il fossato lasciò il posto a un’elegante facciata rinascimentale articolata su due livelli con un severo portale sormontato dallo stemma nobiliare: un drago alato e rivoltato, mirante una stella di 8 raggi e sostenente con la branca destra una testa di toro e con quella sinistra un libro. Lungo la facciata un registro con un’epigrafe in latino ne ricorda la costruzione avvenuta nel 1580. Ognuna delle finestre della facciata riporta nella decorazione dell’architrave un motto in lingua latina. Divenuto successivamente di proprietà della famiglia Gallone, ultimi baroni di Tutino, passò poi nelle mani della famiglia Caputo che ne destinò gli ambienti alla lavorazione del tabacco fino agli sessanta del secolo scorso.
Grazie alle foto dell’amica Brizia Minerva a seguito di una visita condivisa sui social, possiamo condividere una visita in questo scrigno secolare di storia. Cominciando da questo accesso, decorato da questa curiosa immagine scolpita…
Gli ambienti interni si inseguono uno appresso all’altro…
L’architettura è semplice e severa…
…all’interno del castello c’è una cappella, oggi spoglia…
…ed un’interessante iscrizione latina, sull’architrave di un camino, che non è stata ancora tradotta dagli studiosi. Si riesce a leggere solo l’inizio, “Hic Vulcano”, ossia “Qui Vulcano”….che era il dio del fuoco dell’antichità…. ma il resto deve essere approfondito, e cela sicuramente un motto di saggezza, abitudine tanto in uso a quei tempi…
Restano traccia di alcuni stemmi nobiliari…
…antichi blasoni di una potenza che fu.
La tenera pietra tufacea modellata anche dal tempo…
…mostra indomiti cavalieri cinquecenteschi, a mò di decoro di architravi.
Per questo luogo, da pochi conosciuto, è cominciata una nuova vita: oggi infatti il castello è diventato luogo di incontri e manifestazioni, destinato a brillare come una delle stelle polari della cultura nel sud Salento!
(fotografie dell’interno di Brizia Minerva, info da wikipedia)
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