Vagando per i campi e i borghi del Salento, nelle mie passeggiate domenicali ritrovo più tempo per poter osservare meglio i segni della storia minima rimasti impressi sulle pietre di questa terra. Così mi è successo anche stavolta, quando tornando a visitare il Menhir Lete, presso Galugnano, notai alcuni dettagli che mi erano sfuggiti.
Fu l’illustre studioso Cosimo De Giorgi a ritrovare il menhir, nei primi anni del Novecento, allocato in una congiunzione di tre strade periferiche del borgo. Lo descrisse infisso su un banco di roccia affiorante, con due croci incise su una faccia, profonde tacche lungo gli spigoli e una cima di sezione inferiore. Alto 3,72 metri, con una sezione di 0,38 per 0,32 metri.
Le croci, profondamente incise, si notano ancora oggi e bene…
…ma ci sono altri segni, che a prima vista sembrano “datati” ma fatti con mano più leggera, e lentamente si stanno consumando…
…come questo rettangolo, qui sopra, con all’interno una iscrizione di cui non riesco a decifrare nulla…
In alto, invece, calcando sulla fotografia è venuta fuori una data: 1551. Forse qualcuno che si è occupato di una manutenzione del monolite, in quel periodo?
Aguzzando ancora più l’occhio, si nota una figura apparentemente abbozzata o lasciata incompleta, forse una donna, che reca sul vestito una croce greca.
Anche il simbolo qui sopra l’ho dovuto ricalcare, per renderlo meglio visibile: è la “triplice cinta”, un segno su cui studiosi e appassionati si sono dispiegati in varie spiegazioni. Per alcuni rappresenterebbe l’orientamento dell’uomo nello spazio e nell’ambito vitale, l’opposizione della terra al cielo, ma può anche l’universo creato (terra e cielo) opposto al non-creato e al creatore. Il simbolo può riferirsi, inoltre, al cosiddetto omphalos, rappresentante il Centro del Mondo. La realtà è che ancora oggi esso resta particolarmente enigmatico, nonostante sia presente non solo in quasi tutte le regioni d’Italia, ma anche in tutto il mondo.
La strada asfaltata davanti al menhir copre il banco roccioso affiorante, ma varcato il suo ciglio, dall’altro lato si notano diversi scavi nella roccia, che appaiono subito come lavorati dall’uomo…
…”coppelle”, piccole sfere ricavate sulla pietra affiorante…
…e chissà, forse tombe… ma di tutto questo è assai difficile capire le date. Tranne quella che abbiamo letto! Un aspetto, tutto questo “piccolo” mondo che ruota attorno al menhir che, come tutti i graffiti, mi ha sempre molto appassionato. L’avventura continua!
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