Guagnano, antico borgo agricolo memore della sua storia, custodisce un prezioso Museo del Negroamaro, un piccolo orgoglio dei suoi abitanti, noti come “tuttu sensu“, letteralmente “tutto cervello”, un divertente soprannome legato ad una storia popolare che racconta di un contadino di Guagnano che, passando nei pressi di una campagna,
vide degli uomini che si affaticavano inutilmente per spostare degli enormi massi: il contadino disse loro che se volevano del senno, lo potevano acquistare nel suo paese, dove lo vendevano a poco prezzo!
Per comprendere la vocazione agricola di questo paese e dei suoi abitanti, basta farsi una passeggiata nelle sue campagne. Lì, dove nasce il Negroamaro, uno dei vini più rinomati del Salento…
Ad appena un chilometro dalla città, si trova Masseria San Gaetano, una tra le più antiche del feudo di Guagnano (XIV secolo). Il nome del complesso ricorda il fondatore dei Teatini, San Gaetano Thiene. La masseria è stata infatti un antico monastero dei Teatini edificato nel Cinquecento. Essa poi divenne stazione di posta, ed infine proprietà della famiglia Stefanizzo. Immersa tra alberi secolari e circondata da mura imponenti, era dotata di frantoio, mulino, magazzini per depositi, palmento e stalle. Un fiorente centro agricolo secolare.
In queste stesse terre, si continua a produrre ancora oggi il vino dei monaci Teatini.
Ma entriamo nell’antico palazzo nobiliare di Guagnano, che un tempo fu feudo della gloriosa famiglia degli Orsini del Balzo. Un’ala di questo grande complesso è stata dedicata al Museo del Negroamaro, sorto proprio con la finalità di valorizzare la tradizione contadina e della viticoltura.
Quest’area del palazzo fu un ex palmento, nel quale le antiche attrezzature esprimono, oltre agli strumenti classici del contadino, tutte le fasi di trattamento delle uve.
Ebbene, alcune di queste strutture in legno, per la loro monumentalità, destano ancora meraviglia!
Si tratta di un piccolo viaggio nel tempo e nella memoria…
…nei cui oggetti chissà quanti di noi ricorderanno quelli del nonno, o del bisnonno, magari finiti gettati alla spazzatura.
…carrozze, un tempo tirate dai cavalli…
…attrezzatura minima di ogni tipo…
…cesti intrecciati, piatti e vasi…
…scorre davanti agli occhi un piccolo mondo antico che non è giusto finisca dimenticato.
Chiudo incantato davanti a questa monumentale pressa, in legno e acciaio, una fra le più antiche e che montava su un binario per essere spostata: ringrazio chi ha permesso la conservazione di questo luogo di memorie, il Gal Terra d’Arneo, il Comune (dal cui sito web e i pannelli informativi disseminati in giro ho tratto le notizie per questo breve articolo) e tutte le persone che lo mantengono vivo, attraverso le attività culturali che al suo interno si tengono.
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