Uno scrigno nello scrigno, il Museo Diocesano di Gallipoli, un luogo che molti dei turisti che invadono la “città bella” in estate non conoscono nemmeno, ma la cui visita regala certamente più di un’emozione. E’ nato da un’intuizione dell’amatissimo vescovo Aldo Garzia (1926-1994), il quale nel lontano 1983 si rese conto dell’importanza dei beni culturali della sua Diocesi.
Il settecentesco seminario, adiacente alla Cattedrale di Sant’Agata, nel cuore del borgo antico di Gallipoli, divenne così la sede di questo bellissimo Museo. Fino al 2011 risultavano inventariati ben 557 manufatti, diligentemente custoditi. E l’apertura tutto l’anno regala al visitatore un’affascinante immersione nella Gallipoli che fu.
Facciamo un viaggio fra queste storiche stanze, degnamente restaurate, l’odore del legno, le tele, e tutte le opere non mancheranno di catturare la vostra attenzione!
Pregevole “Ecce homo” di uno scultore meridionale: legno policromo del XVIII secolo.
Sopra, una stupenda Madonna di Costantinopoli, opera cinquecentesca di Gianserio Strafella, pittore copertinese che molti critici hanno spesso osannato, definendolo “discepolo di Michelangelo”.
Sopra, una bellissima Madonna di Sanarica, cartapesta del XVIII secolo, di manifattura meridionale.
Particolarmente suggestivi sono i paramenti liturgici…
…di cui ci sono molti reperti storici, fra abiti e mitria vescovile…
…ma anche oggetti e reliquiari vari, finemente realizzati.
Provenienti dal prospetto della Cattedrale e dal giardino dell’Episcopio sono due interessanti epigrafi d’epoca romana, realizzate in marmo bianco. Si tratta di epigrafi funerarie, ovviamente incise in latino.
Quella più grande conserva sul lato un’ulteriore iscrizione, stavolta però in greco-bizantino, che risale al XI secolo: si riferisce appunto al vescovato gallipolino nel periodo compreso fra IX e XI secolo.
Il primo cippo ricorda un Lucio Iulio morto a 75 anni, veterano della XII Legione, fulminata nel corso dell’anno 60 a.C. Le fonti raccontano che questa sconfitta avvenne nella colonia neroniana di Taranto. La seconda epigrafe reca la dedica alla madre Hermione della gens Pomponia, gentilizio noto da altre iscrizioni funerarie in Porto Cesareo e Rudiae (traduzioni e ricerca archeologica di Anna Lucia Tempesta). Suggestivo immaginare una Gallipoli… romana, osservando questi cippi.
Le epigrafi sono poste proprio all’ingresso del Museo, accanto ad alcune statue, fra cui (sotto) un San Nicola del 1500…
Questo è solo un assaggio di ciò che il visitatore può cogliere con una visita in questo Museo. Per tutte le altre informazioni vi rimando al sito ufficiale, augurandovi buona passeggiata a Gallipoli.
(si ringrazia il gentilissimo personale del Museo, per la cortesia, e la preziosa Guida al Museo donataci, dal quale sono state attinte le notizie riguardo le opere)
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