Il paesaggio rupestre di Terra d’Otranto è fra gli habitat umani che la Storia, durante il suo lungo cammino nel bacino del Mediterraneo, ha sedimentato col suo corso, quello fra i più significativi. Presso Otranto la varietà di questo ambiente è eccezionale, e ne ho fatto ennesima esperienza, stavolta presso la storica Masseria Panareo, scrigno di tante sorprese e meraviglie.
Il sito è incastonato nello scenario forse più aperto e grandioso del Salento, di fronte alla scogliera tra Otranto e Badisco, di fronte a Torre Sant’Emiliano…
…il paesaggio delle torri costiere…
…in lontananza si vede anche Torre Minervino. E’ qui che, su un’altura, tagliati nel banco roccioso, si aprono numerosi ambienti ricavati in rupe.
Qui siamo davanti a quel che resta di una grande grotta, la cui volta crollò in tempi passati…
…ma quel che rimane ci fa ben capire la vastità di questo insediamento, che qui aveva intagliato nella parete rocciosa sedili e vani di ogni tipo che occorrevano alla vita quotidiana.
Quel che oggi è visibile è poco, perché in tempi moderni tutte queste cavità furono interrate, così restarono nascoste per chissà quanto tempo. Poi, quando Masseria Panareo fu recuperata, vennero fuori casualmente alcuni vani inaspettati…
…tipo questo, scoperto per un foro collegato con l’esterno, dentro cui era finita la gamba del malcapitato che ci passò sopra…
Si tratta di un vano molto interessante, di forma quadrangolare, largo circa 4 metri…
…e circondato da un sedile che corre intorno, lungo la parete (ricavato scavando la parete stessa), che mi ha ricordato un ambiente simile (ma più piccolo) in agro di Depressa.
Sulla sinistra si apre un bellissimo focolare…
…il suo camino di sfiato, collegato con l’esterno, era l’unica traccia che rivelava fuori la presenza di questo ambiente. Al suo interno, a ben guardare, è intagliato qualcosa, sulla parete rocciosa…
…sembrerebbe una fiamma! Il fuoco di pietra che stava a indicare il luogo grazie al quale gli abitanti di questo ambiente si scaldavano, o si preparavano da mangiare.
Tutte le pareti sono riempite di graffiti, quasi tutte navi, velieri, imbarcazioni di ogni genere e dimensione…
…che si stagliano da queste pareti come se volessero prendere il mare che si affaccia li fuori…
…come se fossero ciò che vedevano in continuazione questa gente… e lo si può ben immaginare!
Piccoli vani, ricavati nella parete, ed altri segni graffiti difficilmente interpretabili si mostrano ovunque.
Ma le navi la fanno da padrone.
Insieme ad un’iscrizione che riempie quasi tutta la parete di fronte all’ingresso: si legge la parola “villaggio”…
…il resto è confuso.
Queste navi vanno ad aggiungersi al catalogo, ora ormai molto lungo, dei navigli graffiti del Salento (scarica qui il PDF).
Queste navi così numerose, mi ricordano un’altra cripta del nostrano paesaggio rupestre, presso Torre dell’Orso.
Tornando fuori, si nota un’antica strada carraia…
…e salendo proprio in cima a questa piccola altura…
…si notano, nascoste dalla vegetazione spontanea, decine di tombe…
Sembrerebbero medievali (ormai ci ho fatto l’occhio, dopo averne osservate ovunque, in tutto il Salento, in ultimo a Casarano)…
…e questo confermerebbe l’importanza che aveva questo sito in passato, posto come era in una posizione strategica che correva verso la costa otrantina.
Ora ci crescono dentro le essenze profumare di questa terra, un tempo accolsero i nostri progenitori. Ho raccolto e riporto qui una scoperta che purtroppo non posso documentare con immagini perchè il contadino che la fece, non lontano da qui, se ne impaurì e ricoprì di nuovo tutto con terra e poi piante di pomodori: una tomba con all’interno ancora l’uomo per il quale fu scavata, una sepoltura intatta… l’uomo indossava l’armatura, aveva elmo e scudo, come un vero guerriero.
Questo racconto (fattomi da una persona fidata, che ben mi ha fatto capire anche i timori che ha la gente “semplice” nei confronti delle autorità competenti) ha reso questo paesaggio davanti ai miei occhi ancora più struggente e affascinante: luoghi che hanno visto la Storia per millenni, hanno visto passare Normanni e Crociati, gente di ogni dove, monaci e guerrieri, commercianti e avventurieri, davanti ad un mare solcato da Messapi, Greci e Romani.
Ai piedi di questa piccola altura si apre un ambiente rupestre, scavato nella roccia, il cui ingresso è stato coperto a capanna…
…una piccola gradinata ci fa scendere all’interno, mentre sulla sinistra si apre nella parete un vano ad arcosolio…
…l’interno è un’unico ambiente: sulla sinistra c’è un piccolo sedile…
…sulla destra, un altro vano scavato nella parete, ed una specie di pozzetto, sulla cui funzione non ci ho capito molto, pensavo fosse un camino, ma non c’è alcuna areazione. Difficile anche dire a quando risale, non c’è traccia di graffiti o iscrizioni.
Accanto, c’è un pozzo, ed una vasca, ancora piena d’acqua.
La masseria, fino agli anni 80 completamente abbandonata e alla mercé di ladri e gente senza scrupoli, è stata depredata anche dello stemma che qui sopra svettava. E’ rimasta un’epigrafe, molto corrosa: ne ho ricalcato quello che resta, su photoshop e lo condivido qui sotto, nella speranza che qualcuno possa aiutarmi a capirci qualcosa…
Anche l’architrave della finestra accanto aveva un’iscrizione…
…ma si può leggere ben poco, come si evince da questa altra mia trascrizione sulla foto.
Attorno a questo paesaggio rupestre, la masseria aveva sette cisterne per la raccolta di acqua piovana, bene essenziale da queste parti. Oggi è tornata a nuova vita grazie al proprietario, Alessandro Zezza (che ringrazio di cuore per la visita che mi ha concesso, ed anche l’amica Ada Cancelli che me l’ha fatto conoscere!), che ne ha fatto un bellissimo resort (visita QUI) molto conosciuto e apprezzato da turisti fuori dall’Italia. Il Salento, nel cuore della propria storia, ancorato alle proprie radici, continua ad accogliere viandanti che, oggi come allora, arrivano da ogni angolo del mondo!
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