Nzegna, una parola dialettale, tratta dal locale idioma di Carovigno, che racchiude una delle storie medievali più interessanti dell’Italia intera, anche perché legata ad una tradizione folkloristica ancora viva e molto sentita dalla gente del paese. A quattro km dalla cittadina, fra le poetiche e ondulate campagne della zona, sorge l’ottocentesco Santuario della Madonna del Belvedere.
Costruito sopra una vastissima grotta naturale, abitata probabilmente già dall’alto medioevo, Il Santuario cela una storia che parrebbe il classico rinvenimento della icona dimenticata, grazie ad un animale che vi si inginocchia vicino. Tradizione riscontrabile in diverse città del Salento. In realtà, seguendo i devoti in questa giornata, come vedremo in seguito, ho saputo di più.
Ogni anno, da secoli, il lunedi, martedi e sabato dopo Pasqua, la gente si ritrova, a festeggiare e ricordare l’evento.
Entrando nel Santuario, sulla destra si apre la profonda grotta, nella quale si scende attraverso 47 grossi gradini…
Il ciborio reca la data 1501. Subito dopo l’ingresso, c’era una volta l’affresco di San Michele Arcangelo, che come ha rivelato lo studioso Giovanni D’Andrea nel suo monumentale saggio sull’argomento, è intimamente legato al culto in grotta dei primi cristiani che giunsero in Italia meridionale, greci, portando una venerazione tutta orientale. Oggi l’affresco non è più percepibile. Sono rimaste tante rappresentazioni della Madonna, pure esse molto antiche, anche se ridipinte nel corso dei secoli.
Il popolo racconta, specificando che non si tratta di leggenda, che un giorno un contadino perse il suo vitello, una vera tragedia per quei tempi, che spinse tutto il vicinato a dare una mano nelle ricerche. Così, si divisero e batterono a tappeto tutta la zona. Quando il vitellino venne rintracciato, tale fu la gioia che il suo scopritore legò un fazzoletto ad un bastone e cominciò a gettarlo in aria, cantando e urlando di gioia, per richiamare gli altri. Fu nel recuperare la bestia, che era rimasta intrappolata con le zampe in un fosso, che le gente si accorse, liberato il vitello, del buco che si aprì sotto di essa. Una grande e misteriosa caverna.
E’ qui che, dopo che i più coraggiosi discesero, venne scoperto il Santuario, ed i suoi meravigliosi affreschi, e quel viso stupendo della Madonna…
La gioia dei suoi scopritori giunse al colmo!
La Santa Messa precede il rito secolare che sta per ripetersi…
Un quadro con l’immagine della Madonna del Belvedere (si chiama così perché il luogo è posto su un’altura che domina un affascinante panorama) viene portato in processione…
Poi comincia la Battitura della Nzegna. Una parola che sta per “insegna”. Due uomini cominciano a ricreare la “festa” che accade qui secoli fa a quel ritrovamento. Lanciano, al ritmo di una caratteristica musica, la bandiera in alto, mentre la gente trattiene il fiato intorno, liberando ogni volta l’applauso quando viene ripresa al volo. Infatti per molta gente la caduta al suolo della Nzegna viene vista come cattivo auspicio, viene legata a vere e proprie tragedie accadute nei giorni successivi. La fede qui sfocia nella superstizione. Gli stessi battitori, se all’improvviso cambia il vento, li si vede cambiare colore in faccia! E non lanciano la Nzegna, dopo il rituale del “balletto”, se il vento potrebbe fargliela scappare.
Tuttavia, testi e foto non possono rendere la suggestione di una visita in questo luogo, in questo giorno. Così vi lascio ad un video che meglio di ogni cosa può accompagnare la curiosità nel cuore di questo evento!
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Il rito della Nzegna e la grotta di Carovigno
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