Dopo millenni, il suggestivo culto del passaggio attraverso la pietra forata, si ripete ancora oggi, puntualmente, ogni anno. Un rito arcano, preistorico, diffuso in diversi angoli del mondo, dalla Norvegia al Giappone, fino al Nord America. Una tradizione ancestrale che ha radici profonde anche nel Salento, come abbiamo già notato in un’altra occasione.
A Calimera, il giorno dopo Pasqua, fiumi di persone accorrono a vivere il passaggio attraverso il foro della pietra che la chiesetta rurale di San Vito nasconde nelle sue campagne. Una chiesetta nominata nelle fonti per la prima volta nel 1468, descritta con una cupola ed impostata come la classica chiesa di rito greco, come erano le genti del circondario.
La pietra in realtà è uno spuntone di roccia che emerge dalla madre terra. Già, esattamente la Madre Terra è l’origine di questo culto, in epoca neolitica, quando per le popolazioni dei dintorni l’agricoltura ed i campi erano la vita, ed invocare la fertilità era la spinta incessante di chissà quanta gente, che nei millenni ha reso liscia la roccia nel suo interno, a furia di passarci strisciandoci dentro.
La chiesa gli fu costruita intorno, quando il Cristianesimo cominciò a radicarsi in queste terre, e che per avere facilmente la meglio su questo culto antico lo ha inglobato anche nel significato!
Grandi e piccini si danno il cambio alternandosi nel passaggio. Un passaggio largo circa 30 cm, che parrebbe improponibile per certe stazze, che invece misteriosamente riescono a varcare la soglia…
Il buco rievoca indiscutibilmente l’organo sessuale femminile, e il suo attraversamento è una metafora chiaramente sessuale, poiché la pietra infonde secondo la credenza fertilità a chi lo attraversa. Questo passaggio non deve far ricordare all’individuo il momento della propria nascita ma invece sta a indicare una rinascita vera e propria, nel corpo e nella mente, attraverso l’utero rappresentato da questo emblematico monolite.
Il culto arcaico si è ovviamente dissolto. Per i calimeresi è diventato nei secoli il luogo della “pasquetta”, la festa del Lunedì dell’Angelo. Per la chiesa il suo significato originario è stato trasfigurato nella rappresentazione della Pasqua del Signore, la rinascita, la speranza per gli uomini di una vita ultraterrena.
Sulla pietra si può notare ancora un antico affresco raffigurante un volto, forse quello dello stesso San Vito.
E non sembrerebbe l’unico caso, nel Salento. A Campi e San Donato, altre due pietre simili sono state trovate e oggi custodite, che mostrano molte somiglianze con quella più famosa di Calimera. Un mondo lontano e genuino ritorna con queste immagini dal passato, per farci riflettere sulle più semplici e vitali esigenze, le uniche insostituibili per il genere umano.
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