In Tra Misteri e Simboli nascosti, Tra Storia Arte e Cultura
on 8 Dicembre 2014
Siamo abituati a vedere i numerosi insediamenti rupestri sparsi nel Salento, da Fasano al tarantino, fino al Capo di Leuca, più o meno sempre con il medesimo schema tracciato nella roccia: ambienti abitativi, ripari per gli animali e una chiesa. Quello che si trova nelle campagne di Acaya sfugge ad ogni esempio e pare una cosa a se stante.
Anzitutto è molto difficile localizzarlo. Certo, una volta da qui passava un’importante strada carraia che correva parallelamente alla costa, tenendosi però verso l’interno, puntando verso Otranto, dopo essere partita da Lecce. Ma oggi il panorama è cambiato, tutto è stato inghiottito dalla macchia mediterranea, quindi passando da queste parti, nei pressi dell’Acaya Golf Club, davanti a queste amene campagne non ci si accorge di niente…
Siamo all’interno dell’Acaya Golf Club, davanti a Masseria San Pietro…
Un vasto pianoro roccioso si estende tutto intorno. E’ proprio qui che ritroviamo il tracciato della Via del Carro, come si può notare nella foto sotto…
Siamo dunque nel bel mezzo di questo importante tracciato viario, nel punto indicato nella mappa sottostante…
Ed è proprio qui, che una grande opera di scavo nel banco roccioso, ci trasporta sottoterra…
Si tratta di ambienti di grandi dimensioni, tutti comunicanti l’uno con l’altro, con due entrate, poste da un estremo all’altro dell’insediamento.
Sembrano ambienti dedicati al semplice alloggio, probabilmente sia per uomini che animali.
L’unica traccia graffita sulle pareti è questa “firma”, sul cui significato è difficile fantasticare.
Nella foto sopra, siamo davanti all’altro accesso…
…sulla cui destra una specie di silos, con deboli tracce di colore o intonaco, si apre, sventrato, lungo la discesa.
Anche qui, ambienti molto grandi, ed a ogni accesso non manca la piccola nicchia che conteneva la candela per l’illuminazione.
Per tutti gli angoli, sedili, o letti, scavati nella roccia.
Sorprende la lunghezza dello scavo, sostenuto senza alcuna colonna di sostegno.
Questa è la prospettiva dal lato opposto.
Bellissime, appena fuori l’ipogeo, queste pile monolitiche in fila presso un pozzo.
Spostandoci più indietro, rispetto alla Masseria, di circa 300 metri, l’insediamento ricompare per incanto dalla macchia mediterranea… e di questo luogo, a quanto pare, nessuno ne conosceva l’esistenza…
Questa piccola vallata, nascosta da una vegetazione da film di Indiana Jones, nasconde un’interessante prosecuzione dell’abitato rupestre, questa volta però più misterioso…
Avvicinandosi, si spalanca alla vista un mondo perduto…
Perfettamente scavati nella roccia, si tratta di tre grandi ambienti, molto simili fra loro, posti uno accanto all’altro…
L’ingresso è molto basso, poi una volta entrati ci si può mettere in piedi comodamente, ma il terriccio portato dalle acque piovane lascia intuire che molti di questi singolari vani ricavato nella parete sono rimasti semi nascosti…
A prima vista sembrerebbero mangiatoie per gli animali. Se lo fossero, sarebbe un ben strano insediamento rupestre…
Tutte le pareti sono ricoperte da croci. Le più grandi sono quelle del “Cristo luce”, come si vede anche nella foto successiva, con il monte Calvario che regge appunto la Croce, a simboleggiare il faro, la guida che Essa rappresenta per i cristiani.
Questo era il primo ambiente, ma nella foto seguente siamo già entrati nel secondo, posto sulla sua sinistra, perfettamente nascosto dalla vegetazione infestante.
Questo presenta sulla parete in fondo una specie di sedile, scavato nella roccia, e nicchie più piccole ricavate ai lati…
Che si tratta di un sedile l’ho provato io stesso! Misure perfette. Resta da capire se si tratta di un luogo di culto, o magari quegli ambienti dove si preparavano i defunti per il loro ultimo viaggio, e prima venivano messi proprio seduti, in vista del rito finale.
Anche qui, i vani situati presso l’uscita sono coperti dal terriccio…
Primo piano del “sedile” posto in questo ambiente. Tutto questo ambiente presenta diversi graffiti, molti però non più facilmente leggibili. Chissà cosa potrebbero nascondere!
E poi c’è un terzo ambiente, sulla destra (rispetto al primo che abbiamo visto), di cui però è crollata la volta, e di cui la vegetazione infesta l’ingresso, nascondendo una visita accurata.
Sopra, una vista dall’alto di uno di questi tre ambienti, nel quale arbusti di ogni genere ormai ne nascondono i particolari. Comunque, questa piccola visita ci ha rivelato un altro aspetto dei villaggi rupestri nostrani. Le cellette che abbiamo riscontrato sono diverse dagli altri suggestivi esempi riportati, ma documentarli tutti pian piano ci farà completare un panorama unico al mondo, nella sua piccola grande unicità.
La cara amica Michela Rugge, archeologa, mi ha dato spinto a ricomporre tutto il panorama rupestre di questa piccola area, che, appena oltre il perimetro dell’attuale Resort Acaya Golf, ci mostra altre tracce, forse riconducibili ad un complesso villaggio rupestre assai più ampio di quello che sembrerebbe…
….sempre nel giro di poche decine di metri, completamente oggi nascosta dalla macchia, c’è una piccola vallata…
…le cui due estremità rocciose si notano meglio nella foto sopra, dentro le quali si nascondono alcune grotte scavate dall’uomo, che lei ha potuto visitare negli anni scorsi…
Oltrepassata l’adiacente via litoranea che conduce verso l’Oasi Cesine, a poca distanza da qui si trovano altre cripte scavate nella roccia…
…questa è abbastanza ampia…
…anche se la vegetazione rischia di invaderla completamente…
Nella foto sopra, nei pressi di un pozzo, al centro, si nota oggi solo un grande cespuglio che ne rende impossibile l’accesso e la visibilità…
…e se non fosse per questo pertugio visibilmente opera umana che ne fa da sfiatatoio, oggi nessuno saprebbe che qui sotto continua… questo suggestivo mondo rupestre di Acaya!
(che ringrazia, oltre a Michela Rugge, l’Acaya Golf Club e il gestore di Masseria San Pietro per la cortesia concessaci per documentare questo scrigno della nostra storia!)
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