Ugento. Mirabile città ricolma di storia ad ogni pietra. Qui ogni periodo storico ha lasciato le sue tracce. Qui popoli e dinastie si sono succeduti nei secoli, nei millenni. Qui c’è un luogo che non è conosciuto come merita, per via della grande suggestione archeologica che coglierebbe il visitatore della domenica che si inoltra per una passeggiata, uscendo dalla città lungo la via per Casarano.
Un inaspettato e interessantissimo villaggio rupestre.
Siamo in una località cruciale. Nei dintorni ci sono tracce della storia umana che abbracciano periodi molto diversi fra loro. A due passi ci sono le mura messapiche, costruite incastrando massi ciclopici…
Da qui passava la famosa (in antichità) Via Sallentina, usata dai Messapi, ma resa importante dai Romani, con la quale collegavano Taranto ad Otranto, passando appunto per Ugento e il Capo di Leuca. Ma questa importante arteria è stata usata in ogni epoca, come dimostrano queste caratteristiche croci incise, forse da pellegrini, forse da cavalieri in partenza, lungo la via della Luce, dove insiste l’antica Chiesa della Madonna della Luce…
Nei pressi si conserva la grande necropoli messapica, in località Sant’Antonio…
…ma anche la necropoli medievale, a testimonianza dell’antica persistenza degli abitanti nella zona…
La peculiarità di questa zona è il vasto villaggio rupestre, oggi tagliato in due da una strada provinciale, abitato fin da epoca tardo romana. Purtroppo anche la presenza di una cava ha alterato l’ambiente originario. Tuttavia, il fascino di questo villaggio è rimasto intatto e misterioso, per il visitatore avventuroso che decide di penetrare negli stretti passaggi intagliati nella roccia viva…
La grande sorpresa è questa vasta cavità da cui fu ricavato quello che sembra un enorme colombaio. Certo, molto più rozzo e arcaico di quelli classici, cinquecenteschi, che siamo abituati a vedere nelle grandi masserie. Forse anch’esso d’epoca tardo romana…
L’ambiente è stato contrassegnato da diverse croci, incise sulla parete, di varia grandezza…
…e presenta molti passaggi, più o meno stretti, che si incuneano nella massa rocciosa…
La piccola vallata, scavata in ogni sua parte, fu anche abitata in epoca moderna, quando fu eretta la masseria che la sovrasta…
E’ qui che si incontra un ambiente molto particolare. Una stanza scavata quasi interamente nella roccia. Una sorta di letto, posto lateralmente, anch’esso scavato nella roccia. E la parete di fronte, completamente ricoperta di cellette…
Quale poteva essere la sua funzione? Un altro colombaio? Oppure un luogo dove si cremavano i morti, alla maniera romana?… Delle ossa giacciono in qualche cella, silenziose… ma l’ambiente precedente potrebbe suggestionare il visitatore: in realtà, questo ambiente è un apiario, come mi ha confermato Stefano Calò, che già da tempo studiava il sito. L’allevamento delle api è sempre stata un’attività fondamentale delle genti che vivevano in campagna.
Le cavità artificiali sono tantissime, grandi e piccole, alcune nascoste dalla vegetazione e impenetrabili…
Bisogna stare attenti a dove mettere i piedi. Qua e là si aprono buchi e grotte. Questa è l’imboccatura di una grande cisterna, anche questa scavata nella roccia, che doveva essere la riserva del villaggio…
Facendomi spazio attraverso un gigantesco groviglio di vegetazione infestante, riesco ad individuare l’accesso ad una grotta, ed a entrare…
…l’ingresso sembra alterato, e successivamente ostruito da un muro, poi in parte crollato…
…sulla destra, sembra ci sia parte dell’ambiente originario: si nota una croce incisa proprio sopra l’ingresso. Era un luogo di culto? O un semplice riparo?
Una gigantesca cavità si apre nelle viscere di questa parete rocciosa. Forse in parte era naturale, per via delle dimensioni veramente colossali. E’ tanto grande che poteva essere adibita a frantoio ipogeo, ma non ho notato alcuna traccia architettonica che lasci supporre sia esistito…
Tutti gli ambienti sono collegati con strettissimi passaggi, alcuni veramente claustrofobici, ovviamente da percorrere al buio…
…e questo è veramente basso…
…e conduce in quest’altra, grandissima aula. I tagli sulle pareti lasciano intuire che tutto il complesso sia stato utilizzato come cava. L’ambiente circostante al sito, infatti, ne ospita una grandissima. Quindi, possiamo solo immaginare come fosse, e cosa fosse, in origine questo ambiente ipogeo.
La chiesa di questo grande insediamento era la Cripta del Crocifisso. L’accesso è sorvegliato da un’iscrizione, che reca il nome Giosafatte (“Dio ha giudicato”)… il quarto re di Giuda, il cui regno fu contraddistinto da un ritorno alla tradizione delle leggi di Mosè e da una politica di alleanze con Israele. Storicamente il suo nome è stato connesso alla Valle di Giosafat, dove secondo il libro di Gioele, Dio riunirà tutti i popoli per il giudizio universale.
Interamente scavata nel banco tufaceo, la cripta conserva dei pregevolissimi affreschi eseguiti dal 1200 al 1600.
Il soffitto è stupendo, pare quasi un cielo appeso. Si sono conservati una serie di scudi, che alcuni studiosi hanno interpretato come simboli dei Cavalieri templari e cavalieri Teutonici…
E questo era solo un angolo, di questa città affascinante dalla struggente bellezza antica.
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grazie alessandro. molto interessante
grazie alessandro
Ho 73 anni e non ho mai saputo niente. Cosa fa chi avrebbe il dovere simili testimonianze?
Capisco il suo risentimento… io ne ho 42 di anni, ma temo abbia ancora tanto da scoprire, pur con tutti i miei reportage!
Mi sembra molto interessante l’altare, con la sua decorazione e la mensola laterale.