Il XV secolo è un periodo cruciale per la Storia d’Europa, il millenario Impero d’Oriente stava per cadere, il mondo per cambiare, e i Turchi spingevano verso il continente con una spinta conquistatrice che pareva non potesse essere fermata da nessuno. Il Papa, a Roma, temeva come non mai, e con ragione: l’Islam gli aveva dichiarato battaglia, e aveva giurato di abbatterlo.
Forse sarebbe arrivato, fino a Roma, se l’inarrestabile onda non fosse stata insabbiata sui Balcani da un pugno di eroi, che riuscirono a organizzare le impetuose popolazioni balcaniche in un unica lotta contro l’invasore…
…uno di questi fu János Hunyadi (1407-1456, condottiero e uomo politico ungherese), che nella raffigurazione qui sopra vediamo avvicinato da Giorgio Castriota Skanderbeg (che abbiamo conosciuto meglio in un’altro articolo), che lo sprona ad andare a combattere i Turchi. Ma nella lunga lotta che seguì, ci furono anche altri combattenti che lasciarono il segno, uno dei quali, Vlad III di Valacchia, considerato eroe in Romania, divenne poi curiosamente al cinema e in letteratura famoso come il Conte Dracula, il vampiro, ma la sua triste fama gli viene dall’aver impalato e ammazzato migliaia di Turchi.
Qui però volevo tracciare una breve biografia dell’eroe ungherese, noto come il Cavaliere Bianco (immagine sopra), che ottenne una prima significativa vittoria contro i turchi del sultano Murad II. Ma nel 1441 gli invasori si impadronirono della Serbia. Tuttavia, l’anno seguente il Cavaliere Bianco sconfisse un esercito ottomano in notevole vantaggio numerico. Poco dopo entrò in Valacchia, liberandola dai turchi, e replicando il successo contro un’altra armata del sultano nel 1443. Sembrava che una grandiosa crociata di liberazione stesse miracolosamente prendendo forma nei Balcani, vittoria dopo vittoria, contro un nemico pure infinitamente più numeroso e meglio armato. Fra rovesci e tradimenti, si arriva alla tremenda caduta di Costantinopoli del 1453. Il sultano, Maometto II, pianificò l’attacco risolutivo alla fortezza Europa, obiettivo la rocca di Belgrado, conquistata la quale si sarebbe aperta la via verso il cuore del continente. Belgrado venne soccorsa da Hunyadi al volgere del 1455. A proprie spese, Janos armò e sfamò la città, mentre la fiera predicazione del frate francescano Giovanni da Capestrano radunava intorno a lui volontari crociati provenienti dal basso volgo, armati di falci e forconi.
Il 21 luglio 1456 accadde qualcosa di inatteso. I contadini/crociati iniziarono un’azione spontanea e forzarono Capestrano e Hunyadi a sfruttare la situazione. Nonostante gli ordini di Hunyadi ai difensori, di non tentare di depredare le posizioni turche, alcune unità muovendosi tra le fortificazioni semidistrutte, presero posizione sulla linea turca e cominciarono ad attaccare i soldati nemici. I turchi tentarono senza successo di disperderli. Improvvisamente altri cristiani si unirono alla scaramuccia, fuori le mura. Quello che era iniziato come un incidente isolato, divenne presto una vera battaglia su larga scala. Capestrano per prima cosa tentò di richiamare i suoi uomini indietro all’interno delle mura, ma presto si trovò circondato da circa 2.000 Crociati. Allora cominciò a condurli verso le linee Ottomane, gridando le parole di San Paolo: “Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento!”
Capestrano condusse i suoi crociati alla retroguardia turca. Nello stesso tempo, Hunyadi intraprese una disperata carica con la fanteria pesante fuori dal forte per cercare di catturare le posizioni dei cannoni nel campo Turco. Presi di sorpresa da questo inaspettato evolversi della situazione e, come affermano alcuni cronisti, paralizzati da una qualche inspiegabile paura, i turchi batterono in ritirata. La guardia personale del Sultano, composta da circa 5.000 giannizzeri, tentò disperatamente di fermare il dilagare del panico e di riconquistare il campo, ma in quel momento anche l’armata di Hunyadi era entrata in campo in quella battaglia inaspettata e gli sforzi Turchi divennero inutili. Lo stesso Sultano si gettò in mischia e uccise un cavaliere in un combattimento singolo, ma poi fu colpito da una freccia nella coscia e perse i sensi. Con il favore dell’oscurità i turchi si ritirarono precipitosamente, portando i loro feriti su 140 carri. Nella città di Sarona, il sultano riprese conoscenza. Appena seppe che la sua armata era stata sconfitta, molti dei suoi comandanti uccisi e tutto l’equipaggiamento abbandonato, al ventiquattrenne sovrano fu a mala pena impedito di suicidarsi con del veleno. Gli attacchi a sorpresa avevano causato pesanti perdite e molta confusione. Così, durante la notte un Maometto sconfitto ritirò le sue forze rimaste e ritornò a Costantinopoli.
Gli ungheresi dovettero comunque pagare un caro prezzo per questa vittoria, poiché la peste si diffuse nel campo, nel quale Hunyadi stesso morì tre settimane dopo (11 agosto 1456). L’ossessione turca di conquista dell’Europa continuò ancora, fra alterne vicende, fino alla Battaglia di Vienna del settembre 1683. Il regista Renzo Martinelli portò sugli schermi questa vicenda, di cui disse: “Ho voluto capire come mai Osama Bin Laden avesse scelto proprio un undici settembre per sferrare il suo attacco alla Grande Mela. Vienna, la capitale imperiale nel 1683, era per i musulmani la Mela d’Oro, e proprio col fallito assedio di Vienna da parte degli ottomani l’11 settembre di quell’anno comincia il declino della millenaria minaccia turca nei confronti dell’Occidente. In pochi anni, con una serie di folgoranti vittorie, il principe Eugenio di Savoia costringerà il sultano alla pace di Carlowitz e l’impero islamico inizierà il suo secolare arretramento, fino a sparire del tutto nel XX secolo. Ecco, sono convinto che Al Qaida abbia scelto l’11 settembre 2001 per attaccare di nuovo l’Occidente in quella che è la sua attuale capitale, New York, la nuova Mela”. Una ipotesi da tenere certamente in considerazione.
Grazie ad Armand Alushaj, che mi ha fornito l’immagine dello Skanderbeg assieme a Hunyadi. Gli affreschi della battaglia di Belgrado provengono dal chiostro di Maruggio. La foto delle montagne albanesi è di Tiziana Colluto. Le altre immagini e le notizie storiche provengono da Wikipedia.
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