Il Parco Rupestre di Lama d’Antico, a Fasano, è una delle realtà che meglio consentono al visitatore di comprendere il difficile momento storico che le genti di questa terra vissero dopo la fine dell’Impero Romano. Una serie di cause determinò l’abbandono dell’antica città di Egnazia, i suoi abitanti e quelli del circondario, si trasferirono dal mare verso l’entroterra, occupando le lame.
In questi lunghi e profondi solchi nella roccia, frutto di fiumi preistorici, si sviluppò quella che il Fonseca denominò “civiltà rupestre”, e che interessò tutta la Terra d’Otranto, da nord a sud, laddove le caratteristiche geologiche lo consentivano, con un’evidenza esemplare nel tarantino, fino al materano, e dalla parte opposta, verso la sponda fasanese.
E proprio qui, in Lama d’Antico, scopriremo ora una delle chiese di questo grande villaggio rupestre, dalla pianta un pò insolita, come si può notare sopra: un piccolo ingresso introduce in uno spazio articolato dove l’architettura nella roccia e la funzione liturgica si integrano consentendo di cogliere la complessità e la ricchezza della religiosità medievale, insieme alle vivide decorazioni pittoriche, tra gli esempi più alti dell’arte fiorita negli insediamenti rupestri della Puglia.
Fra gli affreschi più imponenti, il classico trittico che vede accanto il Cristo, la Madonna e San Giovanni Battista, “adattato” con maestria alle ondulazioni della volta di roccia…
…ma tutto intorno è un tripudio di Santi!
Non poteva mancare un Arcangelo…
Qui sopra si nota il corpo aggrovigliato del drago che viene trafitto da San Giorgio…
Tutti gli ambienti sono da ammirare, per la perizia con la quale sono stati ricavati dal banco roccioso…
Qui sopra vediamo un’immagine davvero suggestiva, uno accanto all’altro i due “padri” del monachesimo orientale e occidentale, rispettivamente San Basilio e San Benedetto!
L’iconografia di San Benedetto vestito da monaco è molto antica, in quanto a partire dal XII secolo il santo è raffigurato con le vesti di vescovo. Questo permette di datare l’affresco fra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo. San Basilio è invece vestito come un vescovo bizantino.
Al lato, scavati nella roccia anche i sedili per i pellegrini.
Di particolare pregio artistico l’affresco che vede San Nicola di Myra assieme a San Pietro e San Paolo, di grande accuratezza ed espressività. Nella lista dei santi, troviamo anche Santo Stefano e Sant’Euplo.
Certo, la Deesis è la raffigurazione più maestosa…
…di fronte alla Deesis, è rimasto ancora l’altare, che emergeva direttamente dal suolo, ricavato nell’opera di scavo.
Come non restare stupefatti davanti ad un’opera del genere, che ha mille anni! Passeggiare in questi ambienti, trasmette ancora in pieno il senso del sacro che pervadeva e animava tutta la comunità che insieme viveva e lavorava in questa valle nascosta, sorta sulle rovine della Egnazia Romana!
(un grazie di cuore all’amico e grande esploratore Gianluigi Vezoli per queste fotografie!)
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gRAZIE PER QUESTO REGALO…..FOTO SPLENDIDE!
Grazie a te, per l’attenzione!